Tornati dalle vacanze bisogna riprendere tutto. E a volte la difficoltà è proprio questa: ricominciare.
Almeno una volta tutti abbiamo sentito il desiderio di non tornare a lavoro, la pesantezza del riiniziare, del riprendere il ritmo… Non che si faccia sentire sempre e solo dopo le vacanze estive. A volte abbiamo navigato per un po’ di tempo in acque tranquille, a tratti addirittura buone, e quando la tempesta si prospetta inevitabile all’orizzonte, l’ombra dello sconforto comincia a risalirci la schiena, lenta, pesante, abbattendoci. “Oh no” mormori, “ancora?”.
Perché non è la prima tempesta che affronti e in parte sai già cosa ti aspetta (ed è ciò che provoca lo sconforto, l’inizio della lamentela, il principio della rinuncia) e in parte c’è una nascosta quota d’incerto, ed è ciò che determina l’esitazione, il timore, l’ansia.
A volte, guardando indietro, quando la tempesta ormai ce la siamo lasciata alle spalle, riusciamo ad accorgerci e ad ammettere che stavolta si trattava tutt’al più di un temporale, neanche uno dei peggiori. Ma alle nubi successive capita che ce ne scordiamo e lasciamo di nuovo spazio all’ombra dello sconforto.
Precisiamo: non va sempre così, la maggior parte delle volte siamo in grado di assumere atteggiamenti positivi che ci permettono di uscire con forza e coraggio dalla tempesta. Ma che succede quando gli atteggiamenti non sono positivi? E perché non lo sono?
L’atteggiamento, in una definizione generica, è la nostra disposizione a produrre risposte. È come ci prepariamo a dare una risposta, compiere un’azione più o meno generica, più o meno complessa o strutturata, più o meno individuale o globale. Gli atteggiamenti, inoltre, sono costituiti da almeno tre componenti: una cognitiva (le credenze e le conoscenze che abbiamo rispetto a qualcosa), una emotiva (emozioni, affetti, sentimenti riguardo ad essa) e una comportamentale (la prontezza, l’intensità, la frequenza e soprattutto la modalità con cui rispondiamo a quella cosa). Capiamo facilmente come queste componenti si influenzino a vicenda. Se sei convinto che la tempesta sia insuperabile produrrai emozioni negative che ti abbatteranno e che ti porteranno a comportamenti e prestazioni già scarse in partenza, che a loro volta rafforzeranno la convinzione che la tempesta è davvero insuperabile.
Dovremmo perciò cambiare le nostre convinzioni? Dirci che la tempesta, in realtà, è poco più d’un venticello? Ma è un po’ come cadere da cavallo e sentirsi dire che “Non è poi così pericoloso, cadere da cavallo”. Sarà, ma la botta (e lo spavento) intanto ce la siamo presa. E allora ecco che i maestri di equitazione hanno capito che la prima cosa da fare non è agire sulla credenza, sulla convinzione, sulla parte cognitiva dell’atteggiamento, ma sul comportamento: “Torna subito a cavallo”. Prima fai, poi senti, poi capisci.
In psicologia troviamo tante conferme a questa realtà. Una recente ricerca dell’European Society of Cardiology riporta come quindici minuti di risate al giorno aiutino a prevenire l’infarto, con effetti positivi per le funzioni vascolari. Probabilmente la prevenzione è data anche da altro, poiché non potendo andare in giro per strada a ridere per quindici minuti dobbiamo crearci realtà che ce lo consentano, e se dove c’è una risata c’è un momento di benessere, dove ci sono molte risate… Un’RUNNING HEAD: Posture and Pain, del Journal of Experimental Social Psychology (in fase di pubblicazione), mostra come l’atteggiamento corporeo, la postura assunta, aiuti a sopportare meglio il dolore ed è noto come cambi la percezione di sé, aiuti a fronteggiare le situazioni stressanti, riduca il senso di inferiorità.
Richard Bandler ha detto: “Se sapete che una certa cosa non funziona, ne segue che qualsiasi altra cosa ha maggiori probabilità di riuscita”. Ma come “sapere” che qualcosa non sta funzionando? A partire dai risultati ottenuti. È la soluzione, così, che ci svela le proprietà del problema.
I nostri atteggiamenti, a partire dai comportamenti, possono essere la chiave per uscire dalla tempesta indenni, in fretta e incredibilmente ricchi – della nuova esperienza. “Sembra facile…” è il commento più spontaneo. È naturale che non lo sia, ma occorre pensare che la valanga del cambiamento deve partire da una piccola palla di neve.
Molte delle realtà espresse in questo articolo verranno messe in pratica nel “Corso pratico di Psico-Teatro” che terrò a partire da ottobre. Se vi interessa saperne di più potete visitare la pagina Eventi di questo sito, scaricare la brochure o, ancora meglio, chiamarmi!
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
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Attili, G. (2000). Introduzione alla psicologia sociale. Formello: Edizioni Seam.
Bohns, V.K., Wiltermuth, S.S. (2011). It hurts when I do this (or you do that): Posture and pain tolerance. Journal of Experimental Social Psychology (in pubblicazione).
Miller, M. (2011). Laughter has a positive impact on vascular function. www.escardio.com
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