In che modo puoi affrontare meglio il dolore fisico?
Errore! Già dire “dolore fisico” è sbagliatissimo. Di fatto, non esiste un dolore fisico! Il dolore è sempre diviso in almeno tre componenti: quella fisica (o somatica), quella cognitiva e quella emotiva.
Perciò, spesso affrontare il dolore solo da un punto di vista fisico è sbagliato e limitato. Non è un caso, ad esempio, che l’ipnosi nel Usare L’ipnosi Per Controllare Il Dolore abbia tanto successo: dato che 2 componenti su 3 sono di tipo psicologico, è ovvio che si può fare molto per ridurre il dolore con l’ipnosi e la psicologia.
Oggi cerco di spiegarti in modo sintetico la psicologia del dolore, dandoti 12 spunti di riflessione che ti aiutino a capire meglio il dolore, ad avere delle idee per affrontarlo diversamente e a capire come la psicologia può esserti utile.
La psicologia del dolore
Cerco di non entrare troppo nei dettagli, ma permettimi di darti un’idea di alcuni aspetti importanti.
Quando provi dolore, si “attiva” una parte del tuo cervello chiamata “sistema limbico”. Questa parte si “attiva” anche quando proviamo delle emozioni. Questo ti fa capire quanto il dolore fisico, da un puntura di zanzara al parto senza anestesia, fino al dolore cronico, coinvolga i tuoi aspetti emotivi.
In una serie di studi, dei pazienti che per ragioni mediche avevano subito una lesione al sistema limbico, provavano sì dolore, ma questo non le “infastidiva”, non gli causava problemi. In altre parole, non c’era più tutta la parte emozionale e cognitiva.
Prima di continuare, considera una cosa importante: il dolore è fondamentale. Ti dice che qualcosa non sta andando nel migliore dei modi. Guai, quindi, a volerlo sopprimere completamente e costantemente.
12 elementi del dolore
In uno studio del 2005, Hansen e colleghi hanno identificato 12 diversi elementi che entrano in campo quando si parla di dolore. In altre parole, questi elementi concorrono a farti sentire più o meno dolore. Te li mostro qui di seguito, in estrema sintesi, sperando ti diano anche qualche idea su come ridurre il dolore.
Piccolo avviso: ti renderai conto che molti di questi elementi sconfinano l’uno nell’altro, cioè si influenzano vicendevolmente. La loro suddivisione serve soprattutto a scopi didattici, per individuarne le caratteristiche più peculiari.
1. Contesto
I soldati, durante una battaglia, percepiscono generalmente molto meno dolore di quanto dovrebbero. Allo stesso modo, ti sarà capitato di vedere un film in cui un personaggio viene ferito durante uno scontro o un momento concitato. Però, si accorge della gravità della ferita (magari collassando a terra), solo una volta ristabilita la calma.
Il contesto in cui stiamo provando dolore fa molta differenza. Non è un caso che i medici-clown e tutta la “medicina del sorriso” cerchino di creare contesti più gioiosi, piacevoli, divertenti: ed è stato dimostrato che il loro intervento riduce notevolmente la percezione del dolore fisico.
2. Attenzione
Più ci presti attenzione, più lo senti. Ecco perché una delle cose (ma non l’unica) che fa l’ipnosi per il controllo del dolore è quella di farti distrarre, portare la tua mente altrove. Pensaci bene: quante volte ti sei fatta un graffietto, o avevi una puntura di zanzara, che non hai più sentito quanto ti sei trovata a pensare ad altro?
Dall’altro lato, non è un caso che chi soffre di ipocondria, o chi somatizza molto gli stati emotivi, solitamente percepisce un dolore più intenso. La sua attenzione, dopotutto, è spesso focalizzata lì.
3. Ansia
Le persone più ansiose percepiscono di più il dolore. Probabilmente anche in questo caso dipende sia da aspetti attentivi, sia dal fatto che uno stato di ansia, soprattutto se particolarmente forte, è già di per sé uno stato di sofferenza: quindi sofferenza che si aggiunge alla sofferenza!
Chi affronta la propria ansia, ad esempio grazie a delle sedute dallo psicologo, tende anche a sentire meno dolore.
4. Memoria
Chi ha una bassa A Cosa Serve Il Dolore? tende a ricordare un dolore peggiore di quello che è stato. E questo, come vedremo nel caso dell’aspettativa, fa sì che percepirai un dolore più intenso la volta successiva. Anche qui, quindi, diviene essenziale allenarsi ad alzare la propria tolleranza al dolore. Come? Intervenendo proprio sugli aspetti psicologici ed emotivi.
5. Apprendimento
La risposta al dolore può essere appresa. Puoi, cioè, apprendere il modo di rispondere a un evento doloroso. E se una cosa la apprendi sufficientemente bene… diventa spontanea. Quindi il modo in cui rispondi al dolore può diventare una nuova spontaneità. Il problema è che puoi apprendere anche a rispondere in maniera esagerata. Fino al punto in cui a volte il dolore è totalmente nella mente.
Il lato positivo è che se una spontaneità non è altro che un apprendimento ripetuto sufficienti volte da diventare acquisizione, puoi apprendere anche a rispondere via via in maniera meno intensa. Fino a percepire meno dolore.
6. Aspettative
Se ti aspetti tanto dolore, sentirai tanto dolore. Hai mai visto quei film in cui, per esempio, un personaggio deve sistemare la lussazione o la frattura di un altro, e gli dice: “Contiamo fino a 3 e tiriamo. Pronto? Uno…” e tira! Ecco, in quelle situazioni ha ridotto l’effetto negativo dell’aspettativa: l’altro, infatti, si aspettava di sentire il massimo del dolore al “Tre”; non aspettandoselo all'”Uno”, ne sentirà di meno.
Se inizi a caricare di aspettative negative un evento potenzialmente doloroso, lo percepirai più doloroso di quel che è (ricordati che il dolore è per 2/3 cognitivo ed emotivo, e solo per 1/3 somatico).
7. Credenze e strategie
Se pensi di essere in grado di sopportare il dolore, è più probabile che tu lo sia. In più, è più probabile che tu metta attivamente in atto delle strategie per affrontarlo, cosa che ti aiuta in effetti a sentirlo di meno. Invece, se tendi a catastrofizzare, se pensi di non essere in grado di sopportarlo, se ritieni che l’evento esterno doloroso sia più forte delle tue capacità di reazione, se ti poni spesso nel ruolo del malato… Beh, buona fortuna!!!
Attivarsi nel cercare di sentire meno dolore è un ottimo modo per sentirlo di meno. Come attivarsi? In qualunque modo possibile! Dai rimedi della nonna alla ricerca di informazioni (che siano di aiuto!), dal tenere un diario (utilissimo, come scrivo qui) all’inventarsi nuove strategie soggettive.
8. Dolore cronico
Inutile dire che chi soffre di dolore cronico ha spesso una forte componente cognitiva ed emotiva coinvolta. Si crea un circolo vizioso: il dolore continuo crea disabilità e stress, i quali aumentano il dolore. Ovviamente il circolo può essere invertito: lavorando, ad esempio con uno psicologo, sullo stress e sulle sensazioni ed emozioni negative si riduce anche il dolore percepito.
9. Comportamenti
Alcuni comportamenti, come l’immobilità e l’inattività, o anche lo strofinarsi, il grattarsi, il sospirare di continuo, lo stare all’erta ecc. fanno percepire più dolore, o addirittura lo causano, oppure rendono difficile il miglioramento. Anche qui, informarsi e identificare i comportamenti che aumentano la percezione del dolore, e attuare quelli che la diminuiscono, è la strategia più adeguata.
10. Disturbi psichiatrici
Chi soffre di dolore cronico ha il 67% di possibilità di avere anche un disturbo psichiatrico: da un disturbo di personalità a dei disturbi somatoformi. Inutile dire che queste condizioni possono generare sofferenza che si somma alla sofferenza, dolore che si aggiunge al dolore. Anche qui, quindi, intervenire sugli uni influisce sugli altri.
11. Disturbi somatoformi
Per quanto citati sopra, meritano un capitolo a parte. Si tratta di disturbi in cui la persona percepisce dei sintomi fisici, senza che ci siano cause o condizioni organiche. Si parla di Disturbo algico, o di Disturbo da sintomo somatico: si percepisce il dolore (o un sintomo doloroso), ma non c’è una causa organica (come una patologia medica, una lesione o un trauma fisico). Anche qui, la psicoterapia aiuta a diminuire il dolore.
12. Disturbi dell’umore
Anche questi meritano un capitolo a parte. In uno studio, il 61% di coloro che faceva uso di farmaci oppioidi per dolore cronico, aveva anche una forma di depressione maggiore. Il dolore cronico può indurre uno stato depressivo, così come è vero che uno stato depressivo può portare a un dolore cronico. Di nuovo, la psicoterapia diventa un ottimo modo per affrontare e ridurre la percezione del dolore.
Conclusioni
La Terapia Breve può essere un’ottima risorsa per affrontare e superare il dolore. Si possono utilizzare delle strategie e degli stratagemmi molto mirati, che vanno proprio a influire sullo stato emotivo e cognitivo della persona. Anche associata all’ipnosi nel controllo del dolore, si può aiutare la persona a spostare l’attenzione, a migliorare l’umore, a sviluppare strategie, a ridurre l’ansia, a identificare comportamenti e atteggiamenti sbagliati, a elaborare il vissuto emotivo e via dicendo.
Spero che questi dodici esempi ti aiutino a trovare delle strategie utili. Se non l’hai mai fatto, poi, puoi considerare l’idea di fare un percorso di Terapia Breve, o comunque di rivolgerti a uno psicologo, per affrontare e superare il dolore dal suo punto di vista cognitivo ed emotivo che, come hai visto, riguarda gran parte dello stesso.
Se vuoi, puoi usufruire della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio. Contattami per avere maggiori informazioni.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Bibliografia
Hansen, G. R. & Streltzer, J (2005). The psychology of pain. Emergency medicine clinics of North America, 23, 339-348.