Aiutare un familiare depresso: 6 suggerimenti di Terapia Breve

psicologo bravo monterotondo
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Aiutare un familiare depresso

Cerchi di spronarlo, di tirarlo su, di dargli una mano, ma nulla sembra funzionare: aiutare un partner depresso, o un figlio, o un genitore, o un familiare in generale, sembra come sbattere contro un muro di granito.

Dalla mia Pagina Facebook, Gyongyver mi chiede di parlare di questo argomento, declinandolo sempre nell’ottica delle Terapie Brevi.

Come aiutare un familiare depresso?
Come parlare con lui?
Come comportarci?

Cerchiamo di dare qualche risposta.

Tre meccanismi della depressione

In un precedente articolo, I 3 meccanismi della depressione, avevo approfondito alcuni comportamenti tipici in chi è depresso:

  1. Rinuncia, cioè il fatto di smettere di fare le cose, tutte o di alcune aree specifiche
  2. Lamentela/Vittimismo, cioè il parlare soprattutto delle proprie infelicità
  3. Delega, cioè il rimandare ad altri compiti e responsabilità

Diviene molto utile comprendere questi meccanismi (per i quali ti suggerisco di leggere l’articolo a cui ho accennato), perché ti danno una misura di come funziona questo problema. Detto questo, capiamo come aiutare chi si sente depresso.

Quando il depresso non sei tu

Quando ad essere depresso è il tuo partner, tuo marito, tua moglie, o magari tuo figlio, o anche un caro amico, la situazione è spesso dura.

Chi è depresso, spesso, sta vivendo le cose in un modo diverso da te.

Questo significa che ciò che dici e fai, e che è guidato dal buon senso, potrebbe non avere effetto. In alcuni casi, benché non siano i più frequenti, potrebbe anche peggiorare la situazione. Ci tengo però a sottolineare nuovamente che questi sono casi per lo più estremi: ricordando sempre di rivolgerti a uno psicologo piuttosto che tentare azzardi o insistere nonostante non si vedono effetti, non avere paura di provare ad aiutare, nel limite delle tue possibilità, la persona a cui vuoi bene.

Ma come?

Suggerimenti di Terapia Breve per la depressione

psicologo bravo roma
Cosa fare con un amico, un figlio o un partner depresso.

Cerchiamo di capirlo con 6 suggerimenti tratti dalla psicologia e dalle esperienze in Terapia Breve.

Specifichiamo, però, che si tratta di suggerimenti che, per forza di cose, sono generici. Puoi provare a utilizzarli e, molto probabilmente, sortiranno degli effetti positivi. Però considera che non possono sostituirsi a un intervento di uno psicologo, che in diversi casi è davvero necessario.

Se poi vuoi apprendere un po’ di più sull’argomento, potresti leggere (e far leggere al diretto interessato), il libro Rompere gli schemi della depressione, di Michael Yapko. Si tratta di un libro di Terapia Breve dedicato proprio alla depressione, e pensato soprattutto per il grande pubblico.

Vediamo ora i suggerimenti di Terapia Breve.

1° suggerimento: Fa ciò che funziona (e interrompi ciò che non funziona)

psicologo monterotondo bravo
Smetti di fare cose che non funzionano.

Sembra una banalità, ma spesso finiamo col dimenticare un principio logico universale: se qualcosa non funziona, smetti di farla.

Spesso possiamo reagire in diversi modi con la persona depressa: critiche, incoraggiamenti, proposte, raccomandazioni… Il punto è: queste cose sortiscono un effetto?

Se non danno alcun effetto, o addirittura se producono l’effetto contrario a quello che ti aspettavi, dovresti evitare di utilizzarle.
Non è facile, ti avverto. Fosse anche solo per il fatto che alcune di queste sembrano funzionare in determinati momenti e non in altri.

Di norma, allora, puoi cercare di utilizzare sul momento ciò che sul momento funziona. Se, ad esempio, incoraggiare la persona depressa la fa smuovere, continua a farlo. Se poi questa cosa non dovesse più funzionare, non insistere solo perché prima andava bene: probabilmente è cambiato qualcosa, ora devi cambiare anche tu. Potrai sempre riprovarci in seguito.

Non è un consiglio scontato e, anzi, è alla base di molte logiche di terapia breve. Spesso, infatti, i problemi si mantengono in vita perché continuiamo a fare cose che non producono i risultati desiderati (ad esempio si parla di tentate soluzioni disfunzionali).

2° suggerimento: Non accettare la delega incondizionata

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Evita la delega, così che cominci a fare qualcosa lui.

Come detto, un meccanismo che tiene in vita la depressione è quello della delega: la persona depressa smette di fare una serie di cose e lascia che sia tu a farle al posto suo – o magari te lo chiede proprio.

Dovresti evitarlo. Questo non farà altro che farlo sentire sempre più depresso, incapace, inconcludente. Non gli permetterà di mettersi in gioco nella vita, di fare, facendolo sprofondare sempre più nell’abisso.

So che spesso una persona depressa dice di non avere le forze, e devi credergli. Il punto, però, è che non le ritroverà certo se tu farai le cose al posto suo: ricorda, non è stanco, è depresso.

Se vuoi trovare un modo per cominciare a divincolarti dalle deleghe, comincia con dei piccolissimi “No”. Se ti viene chiesta di fare una cosa al posto suo, prova a chiedergli di iniziarla, o spiegagli che in quel momento non puoi davvero anche se vorresti. Cerca, insomma, di far sì che ricominci a fare qualcosa.

3° suggerimento: Fallo parlare

Come parlare a una persona depressa? Che frasi dire? Ma, prima ancora, deve o non deve parlare di come sta?

Posto che la questione non può essere liquidata in poche righe, possiamo considerare 2 situazioni principali: la persona tende a non aprirsi mai, a non parlare mai di come sta; oppure tende a farlo spesso e volentieri.

terapia breve depressione
Come parlare a un depresso?

In linea del tutto generica, come linea guida generalizzata (scusa la ripetizione, ma ci tengo a sottolineare che dobbiamo sempre mettere al primo posto la specificità della persona), può essere utile aiutare far esprimere una persona che non parla mai dei propri stati interiori, dei propri vissuti, delle proprie emozioni.

Specialmente se questa persona mostra altri segni e sintomi tipici della depressione: mancanza di energia, motivazione e piacere nel fare le cose; scarso o eccessivo appetito; umore triste; difficoltà a concentrarsi e a lavorare/studiare ecc.

In questo caso, senza forzarla ma cercando di spronarla, darle degli spazi, anche piccoli (bastano anche una decina di minuti ogni giorno, per iniziare), in cui portarla a parlare di come si sente, è spesso utile. Come dire, meglio fuori che dentro.

Anche se si tratta di idee suicide o del desiderio di morire, il fatto di parlarne è generalmente meglio che tenerselo dentro (per saperne di più sull’argomento “suicidio” puoi leggere il libro La prevenzione del suicidio di Maurizio Pompili).

Quando, invece, parlare non aiuta? 

4° suggerimento: Non incoraggiare le lamentele

Anche qui dobbiamo andare con i piedi di piombo, soprattutto se non sei uno psicologo.

Abbiamo visto che lamentarsi è un tentativo di soluzione della persona che non fa altro che farla sprofondare sempre più giù. In questo caso, può essere utile evitare di incoraggiare la lamentela: meglio aiutare la persona a fare e a distrarsi dalle cose che non vanno.

Attenzione: non è sempre facile distinguere tra una lamentela e un bisogno di comunicare. Se sei in dubbio, puoi sicuramente fare 2 cose:

  1. Rivolgiti a uno psicologo: sì, tu! Uno psicologo è formato anche per aiutare chi vive con famigliari depressi. Ha una formazione per la quale può darti ottimi suggerimenti e aiutarti a comprendere meglio cosa fare e cosa non fare. Quindi, se sei in dubbio su come agire, puoi contattare direttamente tu uno psicologo. E a volte basta anche una sola seduta (ad esempio puoi chiedere ai terapeuti presenti nel mio progetto OneSession.it, tutti formati da me e dal mio team nella Terapia a Seduta Singola)
  2. Ascolta: su questo punto ci soffermiamo con il prossimo suggerimento.

5° suggerimento: Ascolta anziché consigliare

Spesso la persona depressa non ha bisogno di consigli, anzi: a volte, come detto, i nostri consigli lo deprimono ancora di più.

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Ascoltare attivamente è già un’ottima cosa da fare.

Devi immaginare che chi soffre per la depressione si sente spesso senza energie e con scarsa volontà (abulia), con difficoltà a provare piacere e interesse per le cose (anedonia), e con una generale spossatezza e difficoltà nel concentrarsi e nel fare le cose (rallentamento psicomotorio).

Quindi, posto quanto ci siamo detti nei primi due suggerimenti, dirgli “Forza! Fai questo!” può non servire o addirittura cozzare con quanto la persona sente di essere in grado di fare.

Allora, anziché consigliare (a meno che non ti venga richiesto un consiglio diretto), puoi limitarti ad ascoltarla, a sentire cosa ha da dire, come si sente, cosa prova. Puoi incoraggiarla a farlo semplicemente stando lì con lei in modo attivo, mostrando interesse, approfondendo appena con delle domande molto semplici (“E come ti senti rispetto a questo?”).

Questo è già molto, ma se proprio vuoi pensare a dei suggerimenti da dargli, chiedi direttamente a lei: “Ascolta, c’è qualcosa che posso fare per aiutarti?”.

Di nuovo, ricorda bene: se non sei uno psicologo non cercare di fare di più. Se pensi di aver bisogno di una mano in più, rivolgiti a uno psicologo che tratti la depressione.

6° suggerimento: Fagli fare delle piccole cose

Questo suggerimento potrebbe sembrare in contrasto con alcuni dei precedenti, ma in realtà è il contrario: se segui quanto appena detto, questo può essere un’utile integrazione.

Posto che:

  • se spronare la persona a fare delle cose si sta rivelando inadeguato, è meglio smettere (1° suggerimento)
  • fargli fare delle piccole cose può voler dire farle in parte assieme, a patto che non diventi una delega incondizionata verso di te (tu fai, lui guarda – 2° suggerimento)
  • l’invito a fare delle cose non deve trasformarsi in un dibattito e in una sua lamentela sul perché non riesce (4° suggerimento)
  • incoraggiare va bene, ma meglio limitarsi ad ascoltare se questo è tutto quello che può fare (5° suggerimento)
  • e che, in ogni caso, lo psicologo è la figura professionale di riferimento, che può aiutarti e consigliarti meglio su come agire

puoi provare a far fare delle piccole cose alla persona.

“Piccole” dipende dalla gravità o intensità del suo malessere. A volte già alzarsi dal letto e fare colazione può essere un grande passo per la persona. Altre volte si può invitarla a uscire e fare una passeggiata. Altre anche a partecipare ad attività sociali.

Tara il tutto su chi hai davanti e, di nuovo, non strafare e tieni presenti i tuoi limiti.

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Conclusioni

 

La Terapia Breve per la depressione ha un buon riscontro. Per alcune persone si tratta davvero di un percorso molto breve, per quanto strano possa sembrare. Per altre è un percorso più lungo, sebbene con una frequenza e una durata inferiore alle terapie tradizionali.

 

Spesso, ciò di cui ci è bisogno, sono piccoli passi minimali. Un inizio, come una palla di neve che comincia a scendere dalla montagna, divenendo via via sempre più grande.

La depressione non è un malessere facilmente affrontabile. Si tratta di una sfida anche per noi terapeuti. Quindi, mi raccomando, prova a seguire i passi che ti ho descritto ma tieni sempre a mente la possibilità di rivolgerti a uno psicologo. Se la persona che soffre di depressione è interessata alla lettura ed è abbastanza attiva, consigliale un libro come Rompere gli schemi della depressione. O leggilo anche tu, per avere degli ulteriori spunti su come comportarti.

Se vuoi, puoi usufruire della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio. Contattami per avere maggiori informazioni.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

 

 

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Bibliografia

Pompili, M. (2013). La prevenzione del suicidio. Milano: Il Mulino.
Yapko, M. D.
 (2002). Rompere gli schemi della depressione. Milano: Ponte alle Grazie.