Qualcuno mi ha detto che sono uno strano psicologo perché consiglio di non andare dallo psicologo.
Chiariamoci: non è che io sconsiglio di andare dallo psicologo, è che quando la mia macchina ha bisogno di un cambio d’olio, di un po’ d’antigelo, di sostituire una ruota o di cambiare i tergicristalli penso di potercela fare senza l’aiuto di un meccanico. Poi magari mi rendo conto che per la ruota, contrariamente a quanto pensavo, ho bisogno di un supporto, oppure arriva la volta in cui il motore comincia a singhiozzare, le spie del quadro elettrico s’illuminano come un albero di Natale o semplicemente, d’improvviso, l’auto si blocca e non parte più. Allora sì, che in quell’occasione chiedo al professionista più adatto di aiutarmi.
Lo stesso vale per la mia professione.
Già altre volte ho detto che sono d’accordo nel evidenziare tre tipi di problemi: quelli che puoi risolvere con le tue risorse; quelli per i quali hai bisogno di una piccola spinta; e quelli per i quali è necessario rivolgersi a un professionista.
Naturalmente è possibile che in particolari situazioni o periodi della nostra vita sentiamo il bisogno di rivolgerci a uno psicologo anche per i primi due tipi di problemi.
“Perché?“
Magari perché pensi che quella piccola spinta possa dartela lui (e solitamente sono quelle situazioni in cui il problema si sblocca in pochissime sedute, spesso nella prima), o magari perché hai già le risorse ma vuoi ottimizzarle e raggiungere il risultato in modo più efficiente (come ad esempio nei casi di coaching).
Un po’ come quando prima di partire per una vacanza, porti la tua macchina dal meccanico per fare un check-up: sai che non ha un problema, ma vuoi che gli dia un’occhiata per assicurarti che il viaggio sia tranquillo e senza intoppi.
Salvo queste eccezioni, l’intervento più specifico dello psicologo è prioritario per la terza categoria di problemi. Ecco quando consiglio di rivolgersi a lui. Tanto più che diverse ricerche (e prim’ancora le nostre esperienze personali) hanno dimostrato come attività quali scrivere un diario, parlare con un amico o coltivare le proprie passioni possano dare benefici notevoli.
“Beh, ma immagino che un diario sia diverso da uno psicologo”
Certo, innanzitutto è più economico…
“Intendevo dire…“
Sì, scherzavo. Un diario non ti risolve la vita, ma quello che voglio sottolineare è che ogni problema ha la sua soluzione. Per alcuni è fondamentale la guida di un esperto qualificato che ci indichi dove guardare e dove mettere i piedi per poter uscire dal pantano, per altri, per fortuna, può servire molto meno.
Ecco svelato il mistero.
Lo psicologo serve, aiuta, ha le competenze per farlo, e quindi a mio parere dev’essere anche in grado di indicare una serie di possibilità che la persona ha a disposizione per risolvere la situazione con le sue risorse. D’altronde, come ricorda Nardone, è sempre meglio partire con poco e poi, se necessario, aggiungere gradualmente.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (1998). Psicosoluzioni. Milano: Ponte alle Grazie.
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