L’altro ieri mi trovavo con un collega e con un suo amico a un bar, quando quest’ultimo ci rivolge una domanda: «Ma quand’è che bisognerebbe andare da uno psicologo?».*
Il mio collega accenna al mio libro, dove do qualche dritta, ma a me viene in mente lì per lì una spiegazione che trovo davvero semplice ed efficace, usando una metafora alimentare.
Oggi vorrei condividerla con voi.
«Vedi» dico, «pensa a quando vai in palestra, a fare attività fisica. Potresti andarci essenzialmente per 4 tipi di necessità:
- Hai un problema di obesità: il tuo peso è decisamente troppo oltre, te ne rendi conto, e ti rendi conto che questo ti limita: ti limita nella vita personale, perché non sei soddisfatto con te stesso; oppure ti limita nei rapporti con gli altri, incidendo sulle tue relazioni; o ancora ti può limitare sul lavoro, per tante ragioni; o, infine, ti limita in tutte queste aree, e magari in altre ancora. E’ insomma un problema evidente, di cui non puoi far finta di nulla.
- Sei in sovrappeso: non hai un problema di obesità, forse non ce l’avrai mai, però una difficoltà c’è. Come dire, non ti senti al 100% e probabilmente una o due ragioni del perché è così le sai anche individuare. Come sopra, questo può incidere in diverse aree della tua vita, e seppure non lo fa in maniera così prepotente ed evidente, ci sono comunque quei “chili di troppo” di cui vorresti – e in parte, pensi, dovresti – liberarti.
- Vuoi migliorare il tuo fisico: sei nel tuo peso forma, e di questo puoi complimentarti con te stesso. Ciò non toglie che c’è qualcosina che vorresti migliorare: essere più tonico, togliere quell’accenno di pancetta, rassodare certe parti, rinvigorire dei muscoli e quelle parti di te un po’ indolenzite o che necessitano di essere tenute più in considerazione. Non hai un problema conclamato, forse nemmeno una difficoltà costantemente presente, però… c’è qualcosa che vuoi migliorare.
- Vuoi tenerti in forma: stai bene, il tuo fisico ti soddisfa, potresti dire di essere in una condizione che tutto sommato ti fa stare bene, e… vuoi continuare a starci! Così provi qualcosa che ti consenta di usare per bene le tue risorse e magari di svilupparle ancora meglio, per continuare a rimanere in questo stato di beato benessere.»
L’amico mi guarda e annuisce: «Davvero chiara, grazie». Poi scuote la testa: “Però a questo punto mi sa che il libro non mi serve più!», e per sdebitarsi mi offre un caffè (poi io per sdebitarmi del suo sdebitarsi gli offro un succo d’arancia, finendo in un circolo vizioso che non è ancora chiuso!).
Che ve ne pare? Pensate che possa aiutare come spiegazione?
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.