La scorsa settimana abbiamo risalito la classifica delle sei evoluzioni disfunzionali dei modelli familiari italiani, secondo Nardone, Giannotti e Rocchi.
Si tratta di modelli studiati all’interno della Terapia Breve Strategica e che possono essere molto utili per capire come funzionano le famiglie italiane.
Continuando la nostra esplorazione oggi vedremo i tre modelli più diffusi.
Gli ultimi 3 modelli di famiglia
- Al terzo posto troviamo il modello sacrificante.
Come dice la parola stessa, in questo tipo di famiglia il sacrificio è un vero valore, i propri bisogni e desideri sono ripetutamente calpestati e messi da parte, considerandolo il comportamento più adatto per farsi accettare e mantenere relazioni stabili.La coppia assume un’apparente posizione di estremo altruismo verso i figli, che ben presto imparano che tutto gli è dovuto; altre volte questo avviene anche (o solo) dentro la coppia stessa, dove un partner si sacrifica incessantemente per l’altro. Ma è un dare senza richiesta, che scontenta il donatore e trasforma il ricevente in un egoista insano. Specialmente i figli assumeranno che nella vita devono avere tutto e che possono prenderselo senza troppi problemi.Solitamente queste sono le basi per crescere un delinquente, mentre in altri casi il figlio diventa a sua volta sacrificante, imparando che la vita è sacrificio della propria felicità per quella altrui, unica via per essere accettati; altre volte, infine, il figlio diviene un incapace, non avendo mai imparato a guadagnarsi qualcosa. L’insano altruista, d’altro canto, non vedrà mai soddisfatta la sua credenza secondo cui “sacrificio = riconoscimento”, tendendo a sacrificarsi di più per ricevere ancora più delusioni.
- Il secondo posto lo occupa il modello democratico-permissivo, basato sull’assenza di gerarchie. Spesso si parte da premesse ideologiche secondo cui in famiglia tutti hanno pari diritti e che le decisioni vanno prese tutti insieme democraticamente: nulla va imposto, il consenso si ottiene col dialogo e le regole vanno sempre concordate, evitando i conflitti e cercando l’armonia.In realtà in queste discussioni finisce per soccombere chi ha meno capacità argomentative; inoltre, questo apparente esempio di democrazia dà ai figli un potere decisionale e una responsabilità che devono ancora costruire, comprendere e far propri. I genitori cercano di diventarne i confidenti, i compagni, gli amici, dimenticando che il loro ruolo è unico e prezioso, perché aiuta i figli a raggiungere una maturità sana e costruttiva a costo di alcuni necessari “No”.
L’idea di “Una mamma per amica” è tanto affascinante quanto irrealistica, e solo in un film possiamo aspettarci che di fronte a questo eccesso dilagante di democrazia e permissionismo il figlio non diventi un irresponsabile.
- Arriviamo, infine, al modello più diffuso nelle famiglie italiane del XXI secolo: il modello iperprotettivo.
Che la famiglia sia un valore per gli italiani è noto: puntiamo molto su essa, e puntiamo molto sui figli, investiamo sul loro futuro, tanto che vorremmo fosse roseo, felice, senza ostacoli.Così, ecco che un normale e sano processo di protezione finisce per eccedere in una pericolosa iperbole: qualunque ostacolo dev’essere tolto di mezzo, per far crescere i figli sereni, senza pensieri, problemi od ombre scure come povertà, malattia, dolore, difficoltà. Si cerca così di fare tutto purché il figlio sia felice, gli si mettono delle stampelle preventive per evitare qualunque caduta, si forniscono tutte le risorse richieste (soldi, macchina, ma anche presenza e aiuto a tutte le ore e per qualunque occasione).Il figlio, dal canto suo, potrà accettare la situazione o provare a ribellarsi con scarso successo, venendo rimproverato dai musi lunghi dei genitori che, dopotutto, vogliono solo il suo bene. “Di troppo amore non è morto mai nessuno” è la scritta che troveremmo sui tappetini d’ingresso di queste famiglie. La realtà, però, è che il figlio impara che nella vita non ci sono problemi, non ci sono difficoltà, non si va mai incontro a conseguenze temibili; e se anche fosse c’è sempre qualcuno che può risolvere la situazione.
Quando poi il problema arriva lo coglie impreparato, indifeso, inerme e il figlio iperprotetto si trova d’improvviso privo di risorse: qualcuno ha sempre fatto per lui o gli ha sempre detto come fare, come dovrebbe sbrigarsela ora?
Il figlio diventa un disabile, ma al contrario di un vero disabile lui non si è mai confrontato con le proprie difficoltà perché venivano man mano spazzate via. Non gli è stato mai permesso di provare a spiccare il volo da solo, di cavarsela con le sue forze, di affrontare la vita; e nel momento in cui, alla fine, si scontrerà con grandi o piccole difficoltà, si spezzerà e il desiderio dei genitori di vedere un figlio maturo e realizzato non si avvererà mai.
Problemi in famiglia
Anche in questo caso ci troviamo di fronte a dei modelli di famiglia disfunzionali. Quelle descritte sono caratteristiche che estremizzate portano a pericolosi eccessi, ma che se moderate si rivelano utili.
A volte situazioni di reale disagio rendono necessario sacrificarsi e anteporre i propri bisogni a quelli dell’altro, ascoltandone le necessità e aiutandolo altruisticamente. Allo stesso modo, comunicare che una negoziazione è possibile evita la frustrazione e insegna le basi di una vera democrazia e i modi per assumersi piccole responsabilità rapportate alle proprie risorse.
Infine, la protezione è fondamenta dei rapporti più intimi, perché manda all’altro il messaggio “Ti voglio bene”; assieme ad essa deve accompagnarsi però la spinta all’autonomia, ricordandosi che commettere un errore in prima persona oggi, ci insegna un modo in meno per sbagliare domani.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Riferimenti bibliografici
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Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R. (2001). Modelli di famiglia. Milano: Ponte alle Grazie.
P.S.: vi ricordo l’appuntamento di domani con “Aperitivo con lo Psicologo!” a Monterotondo. Per maggiori informazioni visitate la pagina Eventi di questo sito.