Che famiglia sei?

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psicologo monterotondo online romaIn Italia si parla tanto di famiglia.

È un nostro valore, a cui dedichiamo anima e corpo, fonte di gioie e tensioni, di supporti e disaccordi, di risorse e difficoltà. Della sua imprescindibile importanza nel benessere dell’individuo se ne accorsero meglio di altri gli studiosi di Palo Alto (Bateson, Watzlawick, Haley, per fare qualche nome), quando a cavallo tra gli anni ’50 e ’60 cominciarono a studiare gli effetti delle comunicazioni intrafamiliari.

Si scoprirono molti meccanismi interessanti, molti giochi e copioni che le famiglie mettono in atto e che possono ugualmente essere risorse od ostacoli all’evoluzione e al benessere. La Terapia Breve su questo ha molto da dirci.

E oggi come sono messe le cose?

Modelli di famiglia in Italia

Dai tempi di Palo Alto si sono susseguiti così tanti studi eterogenei che una sintesi appare difficile, se non impossibile. Uno interessante è quello di Nardone, Giannotti e Rocchi, che basandosi su centinaia di famiglie osservate ha descritto 6 modelli, con le loro regole, dinamiche, particolarità. In questo e nel prossimo articolo riporterò una descrizione di questi modelli, dal meno al più diffuso, per dare una panoramica delle dinamiche prevalenti nelle famiglie italiane.

Prima, però, mi preme sottolineare due cose.

La prima è che, come diceva Jung, non esiste il “tipo puro”: alcune caratteristiche riportate appaiono molto delineate per ragioni espositive, ma nella realtà i modelli tendono a essere più sfumati e meno precisi.

La seconda è che questi sono emersi nella ricerca di un gruppo di psicoterapeuti, dunque vengono consapevolmente evidenziati nelle loro dinamiche problematiche: la maggior parte delle famiglie gestiscono abilmente tali dinamiche, sviluppando un equilibrio funzionale e di benessere. Come dire: se non ci sono problemi, non c’è problema!

I 6 modelli di famiglia

  1. Iniziamo la nostra classifica dal modello meno comune, che però si può ancora ritrovare in diverse famiglie.
    È il modello autoritario, più tipico delle vecchie generazioni pre-sessantottine. In queste famiglie un genitore o entrambi, detentori di regole incontestabili, tenta di esercitare il potere sui figli, che hanno poca voce in capitolo e devono accettarne dogmi e autorità: vengono scoraggiati dal seguire mode e divertimenti del momento, e incoraggiati allo studio e al lavoro.

    L’atmosfera familiare può farsi tesa, tanto che dolori e malesseri fisici sono scappatoie psicosomatiche alla tensione. Non sono famiglie che parlano molto e lo fanno quasi solo nelle occasioni ufficiali (pranzo, cena, visite dei parenti): d’altronde si deve solo ubbidire senza discutere, uniformandosi alla scala di valori proposta e subendo punizioni per gli errori. In questo clima, i figli possono diventare o degli automi, seguendo dettami e imposizioni normative dei genitori (o del genitore dominante), o dei ribelli senza causa, contestatari del potere genitoriale che arrivano a scontri anche violenti, con spaccature familiari a volte insanabili.

  2. Un po’ più comune è il modello delegante, dove i genitori appunto delegano ad altri (i nonni) il loro ruolo di guida. Sono coppie che non si separano mai del tutto da una delle due famiglie di origine, inserendosi in modo invischiato.Il matrimonio non diventa così l’occasione di svincolo dai genitori, che anzi hanno dei figli in più, i nipoti, spesso lasciati alla loro educazione; e se da un lato questo porta a evidenti benefici per la coppia, dall’altro quando essa cerca di imporre le proprie regole si scontra con più problemi: i nonni avranno un sistema di valori diverso e contraddiranno e svaluteranno quello dei figli; i nipoti, d’altro canto, non avranno un punto stabile di riferimento, e capiranno che per ogni bisogno da soddisfare occorre scegliere il più adatto tra i “quattro genitori”.I nipoti rischiano così di non avere genitori, di non avere occasioni di scambio e confronto: mancherà loro una guida precisa, che stabilisca regole univoche senza inficiare quelle degli altri.
  3. Al quarto posto troviamo il modello intermittente, in cui i membri oscillano da un modello all’altro, facendo dell’ambivalenza una costante, mettendo il dubbio prima di tutto, lanciando continui messaggi contraddittori.In questa famiglia le posizioni cambiano velocemente e qualunque soluzione risulta inefficace perché non mantenuta: non c’è coerenza né costanza. In una società in rapida evoluzione una famiglia simile è piuttosto comune, anche in virtù di modelli educativi discontinui e disparati forniti dalla società.I figli a volte sono ubbidienti e collaborativi, altre ribelli e oppositivi, a volte capaci e responsabili, altre irresponsabili; incapaci di mantenere una posizione determinata diventano insicuri, come i genitori, che sottopongono ogni azione all’autocritica appena c’è il sospetto che non sia efficace, senza verificarla, scendendo subito a compromessi, senza regole fisse.

    Niente è valido, niente è rassicurante, tutto va rivisto: l’unica costante è il cambiamento, l’unica certezza è l’incertezza.

Il problema è la rigidità

Come detto, questi modelli rappresentano un irrigidimento di dinamiche e comunicazioni in sé funzionali.

L’autorità e le regole sono necessarie in una famiglia, soprattutto coi bambini piccoli, che necessitano di punti fermi e decisi. Allo stesso modo, una delega dosata ha il vantaggio di mettere i figli piccoli in contatto con altre generazioni e aiuta la coppia nel compito di crescita e nel prendersi i propri spazi. Infine, una ponderata flessibilità (non l’intermittenza) è preferibile a un’imprescindibile rigidità, perché insegna i valori della negoziazione e del venire incontro alle esigenze degli altri.

Tutte queste caratteristiche, però, se esacerbate e portate all’estremo possono allora evolversi in rigidi stili di comunicazione e funzionamento.

Nel prossimo articolo vedremo i tre modelli di famiglia più frequenti: il sacrificante, il democratico-permissivo e l’iperprotettivo.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola

Ipnosi

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Riferimenti bibliografici
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Nardone, G., Giannotti, E., Rocchi, R.
(2001). Modelli di famiglia. Milano: Ponte alle Grazie.

P.S.: vi ricordo l’appuntamento di domani con “Aperitivo con lo Psicologo!” a Monterotondo.