Secondo te si può aiutare chi non vuole essere aiutato?
In molti sostengono che quello che viviamo sia un mondo strano. Un mondo al contrario. E proprio per tale ragione le brave persone devono andare dallo psicologo per imparare a reagire e a sopportare le colpe delle persone cattive.
Inoltre molti sostengono che non si va in terapia per cambiare gli altri, ma per cambiare se stessi. In parte ciò è vero, ma in parte no.
Infatti Shaw, nel 1981, sostenne che un sistema è formato da “due o più persone che interagiscono in modo tale che ciascuna persona influenza ed è influenzata da ogni altra persona di tale sistema”. Quindi cambiando anche un solo membro di un sistema, automaticamente, cambieranno anche i comportamenti all’interno del sistema stesso.
Perciò è vero che non si va in terapia per cambiare gli altri, ma cambiando se stessi gli altri cambiano in relazione al nostro cambiamento.
Per questo oggi voglio parlarti della terapia breve indiretta e delle sue differenze con quella diretta.
Che significa “terapia indiretta”?
Solitamente chi richiede una terapia indiretta è una di quelle persone che si è trovata davanti a qualcuno che le ha detto: “Non sono io che ho bisogno, ma tu. Curati tu!”. In questi casi risulta chiaro che una terapia diretta non è proponibile.
Proprio per questo mi trovo spesso a ricevere richieste di aiuto che non provengono direttamente dalla persona interessata, ma da altri, come genitori, parenti o partner.
In tutti questi casi si parla appunto di “terapia indiretta”, infatti il destinatario dell’intervento pur non essendo presente nel mio studio, beneficia lo stesso del mio aiuto attraverso un’altra persona o altre persone, ad esempio i genitori che richiedono una terapia per delle difficoltà con il figlio.
Gli interventi di natura indiretta possono riguardare moltissime circostanze ed attraverso le Terapie Brevi possono promuovere benefici in tempi ridotti.
A cosa serve la terapia indiretta?
Se l’altro rifiuta un aiuto, è possibile richiedere l’intervento dello psicologo per capire l’altro, il suo problema o la sua difficoltà oppure per trovare le strategie per farlo andare in terapia.
Ti faccio qualche esempio per capire meglio quando la terapia indiretta può essere utile:
- Quando hai già provato a convincere tuo marito, tua moglie, tuo figlio, tua madre, tuo padre a farsi aiutare, ma sempre con lo stesso risultato fallimentare. In questo caso uno Psicologo potrebbe aiutarti a trovare quelle strategie per motivare l’altra persona a richiedere una consulenza.
- Quando hai bisogno degli strumenti per stare accanto ad un partner depresso, un figlio “problematico”, un genitore o un familiare in generale che ha una difficoltà. In queste situazioni lo psicologo può aiutarti a capire come funzioni tu rispetto a quel problema e bloccare quei comportamenti che metti in atto e che non portano alcun beneficio a te e all’altro.
- Quando a presentare delle difficoltà sono i tuoi figli. In questo caso lo psicologo si adopera per “aiutare i genitori ad aiutare i figli”.
- Quando hai situazioni che riguardano il tuo lavoro, i tuoi colleghi o il tuo team. In questi casi lo psicologo può aiutarti a comunicare in modo migliore e, di conseguenza, creare un clima lavorativo più sereno e tranquillo.
Perché la terapia indiretta funziona bene con i problemi dei figli?
Ho ben 3 risposte a questa domanda:
- Per evitare di “etichettare” e “patologizzare” i bambini. Infatti etichettare un bambino come “patologico” può essere stabilizzante e può diventare una tentata soluzione disfunzionale, che anziché diminuire il problema lo accresce.
- Per usare i genitori come alleati. Infatti agendo sugli adulti e assumendoli come “co-terapeuti” risulta facilitato qualsiasi tipo di cambiamento.
- Per bloccare i comportamenti familiari inefficaci. Infatti attraverso la Terapia Breve molte difficoltà e molti disturbi presentati dai bambini si possono superare guidando i genitori e fornendo loro gli strumenti e le strategie più efficaci.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Bibliografia
Mariani, M. G. (2011). Valutare le prestazioni: come gestire e migliorare la performance lavorativa. Bologna: Il Mulino.
Nardone, Equipe CTS. (2012). Aiutare i genitori ad aiutare i figli. Ponte alle Grazie.
Scarlaccini, F., Cannistrà, F. & Da Ros, T. (2017). Aiutami a diventare grande. Guida strategica per i problemi di comportamento di bambini e ragazzi. Roma: EPC Editore.
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