Un importante momento di condivisione in famiglia è quello dei pasti.
Spesso, però, questi spazi possono diventare terreno fertile per conflitti, capricci e tensioni.
Ed un domanda che spesso mi viene fatta è:
“Come mai oggi ci sono più problemi? Un tempo i bambini mangiavano tutto senza capricci…”
Sembra quasi che oggi l’alimentazione sia diventata un problema e un motivo di scontro fra genitori e figli.
Sicuramente i genitori di oggi hanno un’attenzione maggiore alla qualità e alla tipologia di alimenti che propongono ai loro figli… e questo può essere sia un pro che un contro.
Infatti se da una parte la vastità di scelta dei cibi è una risorsa e permette di avere un’alimentazione sana ed equilibrata, dall’altra porta i genitori ed i figli stessi a confrontarsi con molteplici scelte e, quindi, richieste differenti.
Quindi bisognerebbe limitare la scelta del cibo?
Limitare no, ma guidare sì.
Troppe scelte portano a non scegliere.
Pensa a te stesso: sei al supermercato e hai 20 diversi tipi di yogurt fra cui poter scegliere. Sicuramente impiegherai un po’ di tempo per valutare tutte le opzioni, i gusti, il prezzo, la marca, le calorie ecc. E finirai per scegliere quello che ti convince di più, sapendo però che ce ne potevano anche essere altri. Allora potresti prenderne diversi tipi insieme. E poi non sapere quale scegliere di mangiare e così via.
Tutto ciò non sarebbe accaduto se tu avessi avuto solamente 2 tipologie fra cui scegliere.
Ecco.
Ora immagina tua figlio a tavola. Tu hai preparato i piselli, ma una volta messi nel suo piatto, capricci e lamentele fanno da condimento.
Hai paura di vedere tuo figlio triste, affamato e dispiaciuto e così ritiri il suo piatto e gli cucini qualcos’altro, con la speranza che sia di suo gradimento. E magari ripeti questo processo anche più volte, finché non azzecchi il piatto giusto.
Cercare di accontentarlo in questo modo, non gli farà del bene.
Sicuramente dobbiamo ricordarci che i ragazzi imparano osservando gli altri, che fungono da esempio. E non mi riferisco solo ai genitori. Infatti, Quando i bambini iniziano a frequentare i coetanei imparano anche da ciò che vedono fare loro. Se un loro amico rifiuta un piatto, chiede cibo fuori orario o mostra abitudini diverse dalle proprie, i ragazzi imparano e riportano le nuove abitudini in famiglia. Le sperimentano e le testano.
Qual è la soluzione?
Immagino che, se torniamo alla situazione che ho descritto sopra, tu le abbia provate tutte: con le buone, con le cattive, con le punizioni e con gli ultimatum.
Ma tutto ciò sembra funzionare poco o comunque non a lungo termine.
Ecco 3 suggerimenti:
1. Tu per primo devi dare l’esempio
Se la regola è “niente bibite gassate a pranzo o a cena”, anche tu dovrai fare la stessa cosa. Ricordi che i ragazzi apprendono con l’esempio? E poi sintonizzarsi rispetto alle regole farà sentire tuo figlio in squadra con te: vedendo che tu per primo rispetti quella regola, gli darà maggiore motivazione nel rispettarla.
2. Essere disponibili…ma fino ad un certo punto
Quando ciò che prepari a tuo figlio non viene gradito, cerca di dargli una sola altra opzione. Ed in generale fai sì che le scelte rispetto al cibo (ma anche in generale) non superino le due alternative. Altrimenti…ricordi la faccenda dello yogurt di cui dicevo sopra?
Oltre a questo bisogna insegnare ai bambini che i loro gusti verranno rispettati ma che è necessario rispettare anche il lavoro di chi ha cucinato.
E poi, se dice di non voler mangiare perché non ha appetito, non può mangiare una merendina poco dopo. Altrimenti, che messaggio gli stai inviando?
3. Non usare il cibo come ricompensa o come “coccola”
I genitori pensano che quando un figlio è triste, ha qualcosa che non va il cibo può essere una soluzione. E quindi “dai mangia un cioccolatino così ti tiri su” oppure “se ti comporti bene ti compro la pizza”. Così facendo il cibo potrebbe essere vissuto come consolazione nei momenti di sconforto e come premio in seguito a comportamenti positivi. Nel primo caso i ragazzi hanno solo bisogno di vivere quell’emozione, non soffocarla. Nel secondo caso può essere utile pensare ad un premio o ad una gratificazione che non coinvolga l’alimentazione.
Conclusioni
Il rapporto col cibo è spesso alla base di scorrette abitudini alimentari, se non di disturbi dell’alimentazione. La vita frenetica di tutti i giorni possono influire sul nostro rapporto col cibo o sulle dinamiche familiari che ruotano intorno ai pasti.
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Bibliografia
Nardone, G. (2007). La dieta paradossale. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Valteroni, E. (a cura di). (2014). Dieta o non dieta? Milano: Ponte alle Grazie.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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