Senza dubbio, uno dei compiti più difficili che un genitore deve affrontare è quello di accompagnare il proprio figlio attraverso le varie tappe evolutive. Ogni tappa porta con sé ansie, paure, cambiamenti, riorganizzazioni e nuovi equilibri.
L’adolescenza è per antonomasia la fase evolutiva più complessa e ricca di cambiamenti, che richiedono una riorganizzazione non sono del ragazzo, ma di tutti i familiari.
Questi ultimi saranno messi in discussione sotto ogni punto di vista: si penserà su di loro tutto ed il contrario di tutto. Ma se la famiglia è considerata dal ragazzo un luogo “sicuro”, vi rimarrà agganciato dal punto di vista educativo e affettivo.
Agganciato, ma non incastrato.
Infatti, uno degli obiettivi tipici dell’adolescenza è proprio quello di raggiungere una maggiore autonomia, andando a recidere quel cordone ombelicale che fa dipendere il ragazzo dai genitori. Questo compito dovrebbe andare di pari passo con quello di una maggiore responsabilizzazione dell’adolescente. Quando ciò non avviene o quando non si sanno le strategie vincenti per responsabilizzare l’adolescente senza necessariamente andare in contro a conflitti e separazioni, si mettono in atto delle soluzioni che paradossalmente possono andare ad incrementare il problema stesso. Ad esempio si danno delle punizioni che privano il ragazzo di qualcosa che a lui piace particolarmente, come smartphone, computer o l’uscita con gli amici. Oppure si alternano dei periodi di assenza di regole ad altri in cui ci sono delle regole molto rigide: questo potrebbe mandare in confusione l’adolescente che non capisce quale linea i genitori stiano seguendo.
Ma come fare?
Innanzitutto, dai l’esempio. Se ti limiti a sgridare tua figlia ed elencare tutti i comportamenti sbagliati che ha commesso ed imporre una serie di divieti, difficilmente verrai ascoltato. In questi casi, l’esempio può fare la differenza ed è di gran lunga più educativo. Infatti, impedire a tua figlia di spendere tutta la paghetta per lo shopping non ha senso se tu per prima spendi gran parte dello stipendio in acquisti impulsivi. Allo stesso modo, è poco utile dire a tuo figlio di sistemare camera sua, se tu per primo lasci il tuo ufficio nel caos.
Un altro suggerimento è quello di coinvolgere i ragazzi nelle decisioni. Per un genitore fare questo può sembrare una perdita di “potere”, ma in realtà si mantiene la propria autorevolezza e allo stesso tempo si dà la possibilità di sviluppare pensieri critici e soluzioni ai propri figli. Questo permette di considerare le loro idee e lasciare loro la possibilità di pensare e proporre una loro linea di azione, facendoli sentire importanti e, soprattutto, adulti.
Gratificare e imparare dagli insuccessi: un errore, uno sbaglio, un insuccesso non vanno visti come un fallimento, ma possono invece essere l’occasione che permette a vostro figlio di ragionare su cosa è accaduto e come poter evitare che risucceda. Il confronto è la strategia vincente. È importante, però, essere presenti non solo quando sbagliano, ma anche quando si comportano correttamente, gratificandoli e complimentandosi con loro per ciò che di giusto e positivo hanno fatto.
Non sostituirti a tuo figlio! Proteggerlo da qualsiasi tipo di problematica, con l’auspicio di non fargli vivere una delusione o un insuccesso, non lo proteggerà davvero. Come può, infatti, imparare a gestire la frustrazione e capire quali sono le sue abilità se non può mettersi in gioco? Ogni volta che ti sostituisci a tuo figlio, gli impedisci di sperimentarsi in qualche compito.
E se sbaglio?
Non esiste il genitore perfetto. Ognuno fa errori e cose buone, chi più e chi meno. L’importante, è amare i propri figli e interrogarsi sempre sulla buona riuscita di quel che si fa, senza dare nulla per scontato. E soprattutto non pensare mai che sia troppo tardi per modificare un comportamento sbagliato! Se pensi di aver bisogno di alcune strategie che ti permettano di avere una idea più chiara di come comportarti con tuo figlio adolescente, consulta uno specialista. Le Terapie Brevi sono particolarmente indicate per risolvere un problema anche in pochi incontri, permettendoti di trovare degli strumenti concreti e pratici da utilizzare fin dalla prima consulenza.
Bibliografia
Dusi, P. (2008). Relazioni di cura ed educazione all’autonomia in famiglia, in L. Pati (a cura di). Educare i bambini all’autonomia. Tra famiglia e scuola, Brescia: La Scuola.
Haley J. (1978). Tecniche di Terapia della Famiglia, Roma: Astrolabio.
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