È recente la notizia secondo cui a L’Aquila c’è stato, negli ultimi tre anni, un incremento di disturbi depressivi gravi del 70%. Possiamo immaginare tutti perché…
La depressione, spesso, più che un germe nascosto nel nostro sistema nervoso è una risposta a un nuovo stato di cose, uno stato morboso che si diffonde come un male oscuro. Di fronte a un cambiamento per il quale ci mancano le risorse, cambiano con esso i modi in cui percepisci la realtà e, di conseguenza, i modi in cui reagisci ad essa.
Come riconosciamo il lento strisciare della depressione?
3 comportamenti del depresso
Chi inizia a percepire e a reagire alla realtà con l’occhio del depresso, mette in atto tre grandi classi di comportamenti.
- In primo luogo, avanza la rinuncia. Rinunci alla vita, o a buona parte di essa. Non fai, non trovi stimoli per fare, non hai voglia di fare (abulia), non trovi piacere nel fare (anedonia). Diviene difficile portare fino in fondo i progetti, o magari cominciarli, o addirittura trovare un senso per doverli iniziale. Smettere di fare è più facile che fare per poi subire le sconfitte di una guerra sentita come troppo grande da combattere, sebbene così, come diceva Pessoa, cominci a portare addosso le ferite di tutte le battaglie che eviti.
- In secondo luogo, si scivola nella fossa del vittimismo. Ti lamenti, perché come Atlante senti il peso del mondo, di un crudele mondo, sulle tue spalle; come Sisifo, ti guardi spingere un macigno su per una salita al solo scopo, una volta in cima, di vederlo rotolare giù di nuovo. Il vittimismo non è per te un’arte retorica pessimista, ma una costante sensazione di sconfitta, e diviene presto il servo fedele della rinuncia.
- Infine, si delega o si pretende. Quando sei ormai incapace di credere che il peso nel cuore possa essere alleviato, quando sono troppe le ferite che continuano a sanguinare nel presente, la tua forza viene via via consumata e le cose che smetti di fare lasci che siano altri – se ne hanno voglia – a farle. Diventi uno spettatore indifferente della vita, aspettando solo di diventare parte del paesaggio.
Le tentate soluzioni del depresso lo incatenano in una prigione senza fondo dai confini sempre più larghi – ma dalla catene sempre più corte. Si può uscire da questa prigione, si possono rompere gli schemi della depressione, si può fermare il circolo vizioso che ti stringe nell’immobilità.
Ma poi ti chiedi: “Perché dovrei?”, e così continui a rinunciare, non accorgendoti che, come diceva Honoré De Balzac, la rinuncia è un suicidio quotidiano.
Dott. Flavio Cannistrà
co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Riferimenti bibliografici
Antoniotti, E. (2012). L’Aquila a tre anni dal terremoto /3. Medici di famiglia: “Depressione aumentata del 70%”. In QuotidianoSanità.it
P.S.: giovedì prossimo, 19 aprile, si terrà a Monterotondo il seminario “Crisi! Panico e stress correlati al lavoro“: per saperne di più visita la pagina Eventi di questo sito. Inoltre, il 23 aprile comincia a Roma il “Corso di preparazione all’Esame di Stato in Psicologia“: sono disponibili gli ultimi posti (info nella pagina Eventi).