Dalla Crisi Economica Alla DepressioneIn cinese la parola “crisi” è composta da due caratteri: uno vuol dire pericolo, l’altro opportunità.
«Davvero?».
No.
È un discorso motivazionale largamente diffuso dopo che J.F. Kennedy lo utilizzò in un discorso a Indianapolis, ma in realtà la parola wēijī (crisi) è composta da wēi, che in effetti significa pericolo, e jī, che in realtà non significa necessariamente opportunità.
«Ah… hai sfatato un altro mito che avevo».
In realtà lo scopo era esattamente questo: mostrare il potere di una credenza: quando credi in qualcosa, quel qualcosa può diventare molto reale. E avere effetti anche gravi.
Il potere di una credenza
L’idea che la parola wēijī sia composta da pericoli e opportunità è forte e serve a dare speranza, energia, slancio. È una credenza, un artefatto, ma serve al suo scopo e si poggia su un punto di vista che, dopotutto, è corretto.
«Stai dicendo che quel che importa è quel che credo rispetto a qualcosa?».
Sto dicendo che quel che credi ha il suo peso specifico.
Tutti abbiamo visto qualche film o cartone dove un personaggio, convinto di aver assunto una sostanza portentosa o di avere un oggetto miracoloso, riesce a raggiungere un grande successo, per poi scoprire che la sostanza era inerte o l’oggetto del tutto comune. La morale era: “Credi in te stesso e otterrai il risultato”.
Conosciamo questo copione a memoria, e così non ci fa più effetto. Ma dovremmo riscoprirne il significato e rileggerlo in altro modo: “Credi, e otterrai un risultato”.
Newton Da Costa e Steven French pubblicarono un articolo sull’argomento, intitolato proprio On the Logic of Belief (Sulla Logica della Credenza), dove sottolinearono l’aspetto formale di quanto appena detto: credere in una realtà la rende reale. Tanto che più che “volere è potere” dovremmo dire che “credere è potere” (ma il cambio d’accento rende la frase meno incisiva e, perciò, meno persuasiva).
Credere nella crisi
«Perché hai iniziato parlando della crisi?».
La crisi c’è e ce la terremo per un po’, ma si distingue ormai da tempo la “crisi economica” dalla “crisi psicologica”, o “percepita”, solo che è difficile distinguere realmente le due. La crisi economica non crea la depressione, altrimenti saremmo tutti depressi. Molte persone che vengono da me per affrontare la depressione con la terapia breve, non stanno male per la crisi economica. È la percezione che hanno di essa che può accendere reazioni depressive.
«Aspetta un attimo: se io perdo il lavoro la mia percezione cosa c’entra?».
Ancora una volta: se fosse così, tutti coloro che perdono il lavoro sarebbero depressi. Eppure, dopo una fase di normale sofferenza, anche di disperazione, molti riescono a uscirne, a risalire, a darsi addirittura lo slancio dal fondo per arrivare alla superficie.
Un esempio dal mondo dello sport ci viene dal nostro schermidore Aldo Montano, il quale, nel suo libro Risorgere e vincere, racconta proprio di come era stato sconfitto prima di tutto dalla vita, ma proprio da lì è riuscito a ritrovare le risorse e le forze per risorgere.
Affrontare il drago

La crisi mondiale, in quanto tale, sembra un drago troppo grosso, troppo feroce da affrontare. È vero, può darci delle codate capaci di sbatterci in terra e il suo alito di fuoco può bruciarci la pelle.
Ma prova a chiederti, per un attimo solo: e se rimanessi a terra perché convinto che il drago sia troppo forte per te? Se non dipendesse da lui, ma da cosa pensi di lui? Se pensare che sia inaffrontabile ti spingesse a pensare e a fare cose che ti tengono qui, schiacciato a terra? Cosa faresti, di diverso da ciò che fai oggi, se pensassi di poterlo affrontare?
Partire da queste domande, dall’alto valore suggestivo, permette di darsi la chance di cominciare a ricostruire partendo proprio dalle macerie.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Per approfondimenti
Da Costa, N.C.A. & French, S. (1989). On the Logic of Belief. In Philoshophy and Phenomenological Research, vol. XLIX, No. 3.
Montano, A., Nardone, G. & Sirovich, G. (2012). Risorgere e vincere. Milano: Ponte alle Grazie.
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