Quante differenze ci sono tra diverse forse di psicoterapia? Molte. E molto significative.
Su questo blog ti spiego come la Terapia Breve può esserti utile nella vita di tutti i giorni. Sicuramente, allora, ti può essere utile sapere anche che differenze ci sono tra questa e altre forme di psicoterapia.
La scorsa settimana abbiamo così iniziato a vedere 10 differenze tra la Terapia Breve e la Psicoanalisi: puoi 10 Differenze Tra La Terapia Breve E La Psicoanalisi (2) per leggere le prime 5, e proseguire nella lettura qui sotto per vedere le ultime 5.
6) Poltrona vs Lettino
Molti si chiedono come funzioni l’uso del lettino in psicoterapia (molti si chiedono anche come si chiama il lettino dello psicologo: chaise longue). In realtà, la chaise longue è una prerogativa della Psicoanalisi: Sigmund Freud, il padre di questa disciplina, vi ci faceva sdraiare i pazienti sostenendo che questo facilitasse la produzione di “associazioni libere”, cioè di contenuti verbali detti a ruota libera, con poche indicazioni da parte del terapeuta.
Questa delle associazioni libere è una tecnica tipica della Psicoanalisi, quindi va da sé che anche il lettino si usa quasi esclusivamente in questa forma di terapia. A volte può essere usato anche in altre situazioni, ad esempio alcuni ipnoterapeuti ne fanno uso, oppure dei terapeuti che vogliano insegnare delle tecniche di rilassamento.
Il principio l’avrai ormai capito: il lettino, ovviamente, favorisce il rilassamento, quindi può essere usato se il terapeuta ha bisogno di farti rilassare profondamente. Dico “può”, perché potrebbe bastare una poltrona. E, comunque, puoi rilassarti profondamente anche su una sedia sufficientemente comoda.
Nelle Terapie Brevi credo che nessuno usi il lettino: si preferisce appunto la poltrona o una comoda sedia. Ovviamente devi stare a tuo agio, ma quello che intendo dire è che non serve raggiungere uno stato di “rilassamento profondo”, tipico invece di terapie che vogliono accedere più facilmente all’inconscio.
7) Analisi o terapia?
Ovviamente la Psicoanalisi si occupa di… analizzare. La Terapia Breve è più concentrata sul “risolvere”.
Chiariamo meglio.
Entrambe fanno tutte e due le cose: la Psicoanalisi ovviamente vuole aiutarti a risolvere i tuoi problemi, così come la Terapia Breve ti permette di analizzare determinati aspetti di te, di come ti rapporti con te stesso, con gli altri ecc.
Tuttavia, la Psicoanalisi è convinta che per aiutarti tu debba analizzare approfonditamente i tuoi contenuti inconsci: è come se dovesse fare uno scan disk della tua mente, passando in rassegna (quasi) ogni suo angolo, soprattutto quelli meno illuminati. Il suo presupposto, ricordiamolo, è che per stare bene devi svelare dei conflitti inconsci, delle emozioni represse ecc.
La Terapia Breve, invece, sostiene che per risolvere un problema tu debba capire cos’è che lo mantiene in vita oggi; oppure che debba cominciare a fare delle cose diverse; o che debba andare dritto al cuore del problema. In tal senso è molto più interessata a risolvere velocemente, che ad analizzare approfonditamente.
Questo anche partendo dal presupposto che analizzare “oggettivamente” il mondo interiore di qualcuno non è cosa semplice – forse nemmeno possibile, come ad esempio ho spiegato nell’articolo Paul Watzlawick E La Realtà Inventata.
8) Lo psicologo sta in silenzio o parla?
Posto che nessuno psicologo sta completamente in silenzio (altrimenti sarebbe altrettanto utile, e meno costoso, parlare con il tuo gatto), di sicuro esistono modelli terapeutici in cui il terapeuta parla di più e altri in cui parla di meno.
La Psicoanalisi, in particolare quella più ortodossa, prevede un certo silenzio da parte dell’analista (a proposito: avrai capito che “analista” è l’abbreviazione di “psicoanalista”, quindi se un terapeuta non fa psicoanalisi non lo chiamare “analista”: è come se stessi chiamando karateka – “praticante del karate” – uno che invece fa judo).
Lo stare in silenzio fa sempre parte della tecnica delle “associazioni libere” e del lasciar parlare più te e il tuo inconscio, che l’analista. Naturalmente quest’ultimo fa poi delle considerazioni (o, più precisamente, delle interpretazioni dei quello che hai riportato).
Nelle Terapie Brevi il terapeuta è molto più attivo: domanda, propone, suggerisce, indica, osserva, rielabora, racconta… Non è qualcuno che ti dice “cosa è giusto fare” (quello lo puoi decidere solo tu), ma è convinto che per aiutarti deve stimolarti a trovare le risposte giuste, a proporti nuove prospettive, oltre che, quando necessario, a suggerirti delle indicazioni che ritiene possano esserti d’aiuto – e di cui ovviamente discuterete insieme. Inoltre non è raro che possa usare metafore o aneddoti per aiutarti a raggiungere una migliore comprensione di certe prospettive.
L’ho fatta un po’ semplice, ma la sostanza è che in Psicoanalisi parli per l’80% tu, mentre in Terapia Breve potremmo dire che è un 50 e 50.
9) Esercizi e compiti vs parlare, parlare, parlare
All’interno della psicoterapia molti ricercatori hanno sottolineato che dare dei compiti, dei semplici esercizi o delle piccole strategie, può essere molto utile. La persona, così, può applicare fin da subito nella vita quotidiana qualcosa che la aiuti a stare meglio. Questo contribuisce a ottenere risultati più veloci e a diminuire la durata della psicoterapia.
In Terapia Breve questo si fa spesso e volentieri. Si danno delle indicazioni molto semplici, delle piccole cose da fare al di fuori della seduta, tra un incontro e l’altro, che aiuteranno la persona a star meglio più rapidamente. Si unisce il far pratica al parlare.
La Psicoanalisi, specialmente quella più ortodossa, fa poco o nessun uso di questi compiti. Ritenendo che il lavoro da fare sia svelare l’inconscio, e che questo possa essere fatto solo all’interno della seduta con l’analista, raramente dà delle indicazioni.
Anche qui ci sono delle variazioni da modello a modello, ma la regola generale è questa: generalmente le Terapie Brevi sono più pratiche, mentre la Psicoanalisi si limita quasi esclusivamente a far parlare la persona.
10) Farmaci
In Italia solo i medici possono prescrivere dei farmaci. Quindi, a meno che lo psicoanalista o il terapeuta breve non sia anche un medico, non te li può dare. Semmai si può avvalere della collaborazione di uno psichiatra o di un neurologo.
In questo, Psicoanalisi e Terapia Breve sono abbastanza simili: prediligono, dove possibile, la talking cure (la cura delle parole, come è stata chiama la psicoanalisi originariamente e, per estensione, tutte le psicoterapie), ai farmaci.
Posso dire, però, che almeno per quel che riguarda molte Terapie Brevi, si cerca spesso di lavorare prima senza farmaci, e di non iniziare subito suggerendo un supporto farmacologico. Naturalmente questo varierà da terapeuta a terapeuta, e soprattutto da persona a persona: alcuni problemi sono più invalidanti di altri, e alcune persone reagiscono meglio di altre.
Conclusioni
Si potrebbe dire ancora molto sulle differenze tra Terapie Brevi e Psicoanalisi, ma credo di aver toccato i punti principali. Se poi c’è qualcos’altro che vuoi domandarmi al riguardo, lascia un commento qui sotto o visita la mia Pagina Facebook.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola
Ipnosi
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Bibliografia
Hoyt, M. F. (2009). Psicoterapie brevi. Principi e pratiche. Roma: CISU (in uscita).