Eventi negativi, non sono come sembrano, è il nostro cervello che li vede così

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Eventi Negativi, Non Sono Come Sembrano, È Il Nostro Cervello Che Li Vede Così Percezione della realtà

Tutti abbiamo una giornata storta, alcuni più di una.

Ti alzi la mattina e non trovi la ciabatta, ma anche scalzo ti dirigi verso il bagno perché, guarda un po’, non hai sentito il primo avviso della sveglia e sei in ritardo. Schiacci il tubetto di dentifricio e come un razzo missile il contenuto si spiattella sullo specchio. La giornata sembra essere proprio iniziata male con una serie di eventi negativi. Fai colazione e ti versi il caffè sulla camicia, quindi devi cambiarti, ma perderai l’autobus! 

Insomma, ci sono una serie di eventi fortuiti che sembrano far pensare a una congiura astrale contro di te, Saturno, ma anche Venere, contro. E poi ci sono quelle persone che sembrano “goderci” a stare male, che si crogiolano negli eventi negativi, o che percepiamo tali. Ma è davvero tutto così negativo come ci appare? Sembrerebbe di no, o meglio, sembra che ci sia una spiegazione scientifica dietro le negatività.

La percezione degli eventi negativi

Secondo un’indagine condotta dalla Ipsos-Mori, The Perils of Perception, che in italiano suona come “i pericoli, gli inganni, della percezione”, sembra che le nostre percezioni del mondo siano, sovente, in una condizione di contrasto più o meno forte con quella che è invece la realtà.

Quante volte ci è capitato di trovarci bloccati in mezzo al traffico, nonostante la giornata, in precedenza, sia trascorsa benissimo, e di pensare: “Ma che sfiga tremenda oggi!”. Oppure di aver passato delle vacanze splendide con tutte la famiglia, ma al rientro il bambino ha preso il raffreddore, e di percepire come un disastro tutta la vacanza. Ebbene, secondo gli studiosi è solo una percezione errata.

Ma a fare questo ragionamento sono in tanti, lo dimostra appunto lo studio Ipsos. Per ottenere dei dati significativi è stato condotto un sondaggio in ben 38 paesi. Le domande poste riguardavano diverse problematiche globali e le caratteristiche della popolazione del paese di appartenenza.

Il quiz si svolgeva online e bastava fleggare la risposta che si riteneva corretta. I risultati sono stati sbalorditivi.

Le cose non sono come sembrano

Alla domanda se si ritiene che il tasso di omicidi nel proprio paese sia calato rispetto agli anni 2000, solo il 7% ha risposto correttamente: la maggior parte delle persone che ha risposto al quiz pensa che gli omicidi siano aumentati.

Stesso discorso per quanto riguarda gli attacchi terroristici: solo il 19% degli intervistati pensa che gli attacchi terroristici nel proprio paese siano calati negli ultimi 15 anni.

Un’altra percezione errata è sulla percentuale di immigrati che si ritiene siano detenuti nel proprio paese. In media la gente pensa che la percentuale arrivi al 28% mentre è del 15%.

C’è poi il tema delle gravidanze adolescenziali, mediamente le persone intervistate pensano che la percentuale delle adolescenti che partoriscono ogni anno sia del 20% mentre è solamente del 2%, anche qui si sovrastima in negativo.

Insomma, sembra che la gente abbia una certa tendenza ai pensieri negativi, quindi a vedere, si direbbe, il bicchiere mezzo vuoto. Ma c’è una spiegazione scientifica a questo atteggiamento.

Negativity bias: la predisposizione alle cose spiacevoli

Le notizie negative circolano più in fretta e restano più impresse nella mente. Torniamo un attimo all’esempio della vacanza. Per una settimana siamo stati benissimo, ma quello che ricorderemo meglio, e che prima ci verrà alla mente quando peneremo a quella vacanza, è che a nostro figlio è venuta la febbre al rientro.

Ora proviamo a fare caso ai titoli dei giornali o dei telegiornali. Sembra che le notizie negative siano molte di più di quelle positive. Ma è davvero così? Diciamo subito che i titoli negativi fanno presa, sono acchiappa click per usare un termine più “tecnologico” e digitale.

Ma perché siamo così attratti dalle cose negative, siamo tutti un po’ sadomasochisti? No, ce lo dice la scienza. Il cervello umano, infatti, sembra essere biologicamente predisposto e più sensibile agli stimoli negativi e alle notizie spiacevoli e la ragione è solo una: sopravvivere.

Sfuggire ai pericoli e sopravvivere

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Negativity bias, elevata attenzione agli stimoli negativi

Il negativity bias è instaurato nel cervello umano, fin da tempi remoti e il motivo è la sopravvivenza. Infatti, sviluppando naturalmente un’elevata attenzione agli stimoli negativi, e dunque che possono potenzialmente essere un pericolo, la reazione a essi è diventata, nel tempo, un’abitudine ben radicata e automatica nell’uomo.

Daniel Kahneman sostiene che: “il cervello degli esseri umani e degli altri animali contengono un meccanismo che è stato progettato per dare la priorità alle cattive notizie, per incrementarne la probabilità di vivere abbastanza a lungo da riprodursi”.

Si tratta quindi di una sorta di istinto per la sopravvivenza, uno stratagemma elaborato dal cervello per sopravvivere alla selezione naturale. La negativity bias avrebbe quindi “plasmato” l’uomo rendendolo più sensibile verso le cose che gli avrebbero potuto nuocere.

E questa è la spiegazione per cui tendiamo a ricordare più gli insulti rispetto ai complimento, gli insuccessi rispetto ai successi, gli eventi negativi rispetto a quelli positivi.

Attenzione, troppa negatività è nociva

Questa particolare, e talvolta eccessiva, attenzione alle cose negative, però, può indurre allo sviluppo di condizioni patologiche. Prestare un’eccessiva attenzione ai fenomeni o agli eventi negativi non fa altro che rinsaldare ulteriormente il bias, in questo modo si viene a creare un circolo vizioso da cui può essere molto complicato uscire.

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Troppi pensieri negativi rischiano di alterare la percezione della realtà

Degli studi in tal senso sono stati condotti da Cacioppo e dai suoi collaboratori ormai circa 20 anni fa. Il team era propenso a verificare il modo in cui il cervello elabora gli stimoli positivi e quelli negativi. Mediante l’utilizzo del visual search hanno potuto così raccogliere dei dati molto interessanti. Mostrando delle immagini ai partecipanti allo studio, hanno potuto notare che, per esempio, la foto di una Ferrari suscitava sentimenti positivi, mentre il volto di un mutilato suscitava sentimenti negativi.

In seguito si registrava l’attività elettrica della parte della corteccia cerebrale coinvolta nel processo dell’elaborazione delle informazioni ricevute. Ebbene, secondo i risultati ottenuti, la maggiore attività elettrica del cervello si verificava proprio durante l’elaborazione delle informazioni dovute a stimoli negativi, e ciò va a confermare che la preferenza alle cose e agli eventi negativi non è un meccanismo che viene attuato in modo consapevole, bensì inconscio.

La predisposizione alla percezione della negatività

Ma non è tutto, perché secondo degli studi più recenti, condotti in questo caso da Marina Capasso all’Università Statale di San Pietroburgo, si è messo in evidenza come ogni soggetto abbia fatto rilevare una predisposizione a una propria percezione delle negatività, a seconda del filtro che ciascuno, soggettivamente, applica alla realtà.

Come la Terapia Breve può essere di aiuto

Insomma, troppa negatività fa male. Ma la buona notizia è che possiamo imparare a renderci immuni.

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Scrivere quello che è accaduto di positivo durante la giornata aiuta

Un esempio, ci viene da quello che il filosofo von Foerster, largamente citato in molti testi di Terapia Breve, diceva: “Agisci in modo da aumentare il numero delle scelte”. Questo significa che, quando dai un’interpretazione negativa a un dato evento, dovresti subito dopo dare altre 4 interpretazioni possibili, andando a cercare tra quelle meno negative. Questo semplice esercizio ti permette di allenare la tua capacità ad assumere altri punti di vista, privilegiando quelli meno negativi.

Un altro tipo di allenamento riguarda proprio il fatto di andare a cercare gli elementi positivi. A fine giornata, prendi carta e penna e scrivi: “Oggi sono grato per…” e vai a ricercare, nel corso della tua giornata, almeno un elemento positivo (approfondisco questo esercizio in Scrivi Di Te: Come Migliorarsi Scrivendo 5 Minuti Al Giorno). Non importa la sua grandezza, potrebbe essere anche solo “essermi concessa una pausa caffè anziché tirare avanti come un mulo da soma”. Stari comunque allenando la tua mente a soffermarsi sui fiori, più che sulle erbacce.

Se ti rendi conto di aver bisogno di un aiuto in più, puoi rivolgerti ad uno Psicologo. Ricordati che puoi usufruire della terapia online, che ha la stessa efficacia di quella dal vivo.

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Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola

Ipnosi

 

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