La paura è una delle sensazioni fondamentali dell’uomo, senza di essa i nostri lontani parenti sarebbero stati divorati dalle belve – e noi non saremmo qui a dire che la paura è una sensazione fondamentale.
Di fronte a stimoli che riteniamo pericolosi, spaventosi, temibili il nostro corpo si attiva immediatamente: prima ancora di capire perché hai paura, la provi. Frequenza respiratoria aumentata, battito cardiaco accelerato, pupille dilatate… sono alcune delle reazioni che il nostro Sistema Nervoso Simpatico attua nell’insieme delle “risposte di attacco-fuga”, che ci preparano all’evento minaccioso.
Ma minaccioso per chi? E in che modo? Capiamolo con la Terapia Breve.
Come funziona la paura
La paura è una sensazione fondamentale, ma l’oggetto della paura è talmente soggettivo da prendere qualunque forma: paura degli animali, delle persone, dei luoghi affollati, del giudizio, di fare brutta figura, di prendere la macchina, di essere infettati, dello sporco…
La paura è così creativa che si può temere di tutto: sono documentati casi di paura degli angoli, delle correnti d’aria, di rubare i tappi delle bottiglie…
Per lo stesso Disturbo Post Traumatico da Stress, inizialmente collegato a eventi largamente riconosciuti come minacciosi e pericolosi (guerre, cataclismi, ecc.), si vide che ciò che più conta per il suo insorgere è il vissuto soggettivo dell’evento.
Ancora di più, ciò che ci spaventa e attiva le nostre risposte fisiologiche può essere un dubbio, un pensiero, un’immagine mentale, a testimoniare che la paura è collegata al nostro vissuto e che, come dice Sally Kempton, “È difficile combattere un nemico che ha degli avamposti nella nostra testa”.
Come smettere di avere paura?
La paura, lo ripeto, è fondamentale: smettere di provarla è poco utile, forse addirittura dannoso. Si può domarla, si può gestirla meglio, ci si può allenare a rispondere in modi più funzionali a situazioni anche particolarmente difficili (si pensi ai militari o a coloro che praticano attività estreme), ma farla scomparire è auguratamente impossibile.
D’altronde, senza la paura abbasseremmo la guardia, presteremmo meno attenzione alla nostra incolumità e a quella dei nostri cari, poiché “paura” è il terreno su cui nascono anche emozioni come la legittima preoccupazione o il previdente timore.
Ciò che però possiamo evitare è che la paura dilaghi, che come un cavo scoperto dia scosse a qualunque cosa si avvicini, imprigionandoci in un mortale recinto elettrificato. Il primo passo da fare, quando la paura ancora non ci ha sovrastato con i suoi attacchi più invalidanti, è quello di evitare di evitare.
Non lasciar vincere la paura
La vita ci propone eventi, situazioni, realtà che possono anche spaventarci, ma il problema con la paura è che ogni volta che la lasci vincere quella si prende un metro in più, restringe i confini di ciò che ti senti in grado di fare, riduce la fiducia che hai in te, aumenta la tua dipendenza dall’altro – non che sia immaturo chiedere aiuto, ma ogni volta che lo fai ti confermi che da solo non sei in grado, che con le tue forze non sei capace, che le tue risorse non bastano; e non ci accorgiamo che siamo noi che le stiamo bloccando, che ostacoliamo l’esprimersi delle nostre potenzialità, che ci impediamo di metterci alla prova.
Epitteto diceva “Gli uomini sono agitati e turbati non dalle cose, ma dalle opinioni che essi hanno delle cose”, proprio a ricordarci che la paura può essere affrontata cambiando le nostre disposizioni mentali.
Spesso, però, per far ciò devi prima agire, evitare di evitare, perché la paura è la padrona dell’insicurezza, la nutre, ti guarda e ride beffarda mentre getti la spugna un’altra volta e un’altra volta ti confermi che, di fronte a lei, sei inerme. Allora, per cambiare la considerazione che hai di lei, per tornare a riappropriarti degli spazi persi nella tua vita, devi prima di tutto fare.
Come si mangia un elefante?
“‘Fare’, ma come?”, chiederà un lettore. “Evitare di evitare è una proposta semplice, ma quando la paura è un nemico così grande metterla in atto sembra impossibile”.
È vero, ma sia per chi ha grandi paure, sia per chi ha paure più piccole, il primo passo è quello di cominciare col dividere il nemico.
Se un problema ci sembra troppo grande, dividiamolo in tanti piccoli problemi: per una paura grande serve una grande soluzione, ma per piccoli problemi bastano soluzioni piccole.
Comincia col fare un’esaustiva lista delle tue paure, in ordine di importanza. Una volta completata, scegli la più piccola e affrontala. Da lì costruirai la strada per passare alla paura successiva (divenuta ormai l’ultima della lista) e poi a quella dopo, e poi a quella dopo ancora e così via.
Dopotutto, come diceva Lao Tse: “Ogni viaggio di mille miglia comincia sempre con un primo passo”.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Riferimenti bibliografici
Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.