Fatti e inferenze: un errore comune

Dott. Flavio Cannistrà, psicologo a Monterotondo e a RomaImmagina questa scena: sei tra amici, è una bella serata e vi trovate in un locale. A un certo punto entra una persona che non vedevi da tempo. Ti sbracci, la chiami, ma quella ti passa davanti senza rivolgerti uno sguardo e tu passi la serata a chiederti perché.

Prima di continuare a leggere trova almeno cinque motivi per cui quella persona non ti ha salutato.

Fatto?
Bene, hai appena esercitato positivamente la tua mente a distinguere tra fatti e inferenze. Vediamo a cosa ti serve.

L’uomo si trova continuamente a dare forme e colori a situazioni astratte e imprecise. Ogni giorno ti capita di vivere situazioni in cui il significato di ciò che accade non ti è completamente chiaro. Quello che fai, allora, è cercare di dargli un senso, di trovare una spiegazione plausibile.

Prendi l’esempio appena visto: una persona che conosci ti passa vicino senza salutarti. Subito ti dai una spiegazione del perché: ad esempio “Perché non mi ha visto”, o “Perché ce l’ha con me” o “Perché doveva andare di corsa al bagno”.
Spesso alcuni elementi ti aiutano a dare una risposta più precisa. Ad esempio, se quella persona avesse avuto un cellulare all’orecchio avresti pensato che era occupata a telefonare. Ma è effettivamente così? Perché qualcun altro potrebbe pensare che il cellulare è una scusa e che ha finto volontariamente di non vederti.

Possiamo darci molte spiegazioni, tutte plausibili, alcune delle quali potrebbero però portarci verso realtà sgradite.
Immagina di aver pensato che quella persona abbia fatto apposta a non salutarti. Di rimando potresti assumere un atteggiamento più duro e infastidito nei suoi confronti. A un certo punto lei viene a salutarti e tu le rispondi con un tono freddo e distaccato, tanto da farla reagire con altrettanto distacco, atteggiamento che confermerà sempre più le tue supposizioni. Un circolo vizioso, eppure capita di continuo.

Quello che ci può aiutare è una distinzione importante: quella tra fatti e inferenze. Potremmo dire in linea di massima che un fatto è ciò che accade oggettivamente e l’inferenza è il significato soggettivo che dai a quel accadimento. Nell’esempio di prima, i fatti sono: entra una persona che conosco, la saluto, non mi saluta. Le inferenze possono essere: non vuole salutarmi, non mi ha visto, va di corsa, è impegnata…

Aspetta, vediamo se ho capito. Durante tutti i giorni capitano un sacco di fatti*
Sì.
Io, osservandoli e vivendoli, traggo delle conclusioni su di essi, delle inferenze
Esattamente.
Però possono essere corrette. Cioè, magari quella persona ce l’aveva davvero con me
Oh certo, è possibile. Il problema è se la nostra inferenza è imprecisa o del tutto scorretta e io agisco come se fosse l’unica possibile: si potrebbe creare quel circolo vizioso che abbiamo visto sopra.

In un certo senso mi stai dicendo che viviamo immersi nelle nostre inferenze. Chessò, magari vedo la foto di un attore che sorride (fatto) e penso che è felice (inferenza), quando invece potrebbe star fingendo. Oppure chiedo a un amico di uscire a cena e quello mi dice di no (fatti) e io penso che non ha voglia di uscire con me (inferenza) quando invece, chessò, potrebbe non avere i soldi ma essere troppo imbarazzato per dirmelo
Sì, e gli esempi come vedi sono infiniti. Come hai detto tu, noi viviamo immersi nelle inferenze, diamo costantemente un significato al mondo, a ciò che accade, perché questo ci permette di dargli un senso.
Sì, ma a quanto pare è un senso totalmente soggettivo!
Vero, ma funziona abbastanza bene, tanto che spesso le nostre inferenze sono azzeccate. Il problema è quando invece sono sbagliate e assumiamo comportamenti e atteggiamenti sulla base di esse.

Distinguere tra fatti e inferenze è una pratica molto difficile, a cui non siamo abituati: ci fidiamo molto della nostra attribuzione di significati, proprio perché la maggior parte delle volte funziona. Riuscire a fare questa distinzione è un ottimo esercizio mentale, un modo per potersi aprire a più possibilità, a più significati, e quindi a più comportamenti possibili. Vivremo sempre immersi nelle nostre inferenze, ma saperlo è il primo passo per nuotarci agilmente.
Come diceva Heinz von Foerster: “Agisci sempre in modo da aumentare il numero delle tue scelte”.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia

Riferimenti bibliografici
von Foerster, H.
(1981). Costruire una realtà. In. P. Watzlawick (a cura di), La realtà inventata, pp. 37-56. Milano: Feltrinelli, 1988.


Potrebbero interessarti anche questi articoli:

Perché Le Etichette Possono Essere Delle Condanne
Quando Le Tue Percezioni Ti Ingannano?
Non ci siamo capiti

*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.