12 azioni per imparare a essere ottimisti nella vita

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Come imparare l’ottimismo?

I pessimisti sono più capaci di valutare l’oggettività delle cose, ma gli ottimisti hanno più successo nella vita.

Questa è una delle conclusioni che dimostra Martin Seligman nel suo libro Imparare l’ottimismo.

Se è meglio essere ottimisti o pessimisti è una domanda che ci siamo posti tutti, e se non l’hai fatto forse potrebbe essere utile pensarci: l’ottimismo, infatti, influenza diverse aree della nostra vita.

La buona notizia è che l’ottimismo, in buona parte, si può coltivare. Ed è questo è il motivo per cui, oggi, cerchiamo di capire come essere una persona ottimista.

Meglio essere pessimista o ottimista?

Ho sentito spesso dire questa cosa: “È meglio essere pessimisti: così se una cosa va bene, sei felice; se invece va male, te l’aspettavi e non ti ferisce troppo.”*

Sembra logicamente corretto, no?
E invece è profondamente sbagliato.

Prima di tutto, quella è una tipica affermazione di un pessimista. Un ottimista non penserebbe mai una cosa simile, ma direbbe qualcosa come: “È meglio essere ottimisti: così se una cosa va bene, sono felice; se invece va male… bene!, avrò appreso un modo in cui quella cosa non va fatta.”

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Il bicchiere è mezzo pieno o mezzo vuoto?

Come vedi è una questione di prospettive, cioè del modo in cui vedi le cose, un concetto molto noto anche all’interno delle Terapie Brevi.
Winston Churchill disse: “L’ottimista è colui che vede un’opportunità in ogni difficoltà, mentre il pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità.”

Perché conviene essere ottimisti?

Come detto nel libro di Seligman, gli ottimisti tendono ad avere più successo.

A volte diciamo: “Non fare il pessimista”. Questa frase secondo me racchiude un grande significato. Infatti se sei pessimista, agisci da pessimista. Magari non te ne accorgi, ma metti in atto una serie di atteggiamenti e comportamenti che influenza ciò che avverrà successivamente.

Immagina, infatti, di dover affrontare una sfida con una vocina interiore che dice: “È davvero troppo difficile per te. Tanto non sei in grado. Non ce la puoi fare. E se anche dovesse andare bene, chissà quanto sarà dura dopo. E poi qualcosa andrà sicuramente storto.” Come pensi che affronterai quella sfida?

Le persone ottimiste hanno più successo non perché sono più fortunate, ma perché scelgono di vedere la realtà in un modo diverso. Inoltre hanno relazioni più soddisfacenti e una salute migliore, nonché un lavoro e in generale una vita che le fa sentire meglio, rispetto ai pessimisti (le ricerche in materia si trovano sempre in Imparare l’ottimismo).

Ancora una volta, non c’entra la fortuna.
Ma cosa, allora?

Ottimismo genetico e ottimismo appreso

La Prof.ssa Sonja Lyubomirsky ha studiato a lungo l’ottimismo nei gemelli, scoprendo i fattori che determinano l’ottimismo nelle persone:

  • il 50% dell’ottimismo è dato da fattori genetici: per metà, ottimista o pessimista ci nasci, nel senso che sei geneticamente più predisposto a vedere le cose in un certo modo che in un altro
  • il 10% è dato dalle circostanze: il che è sorprendente, se ci pensi, perché conferma che il tuo ottimismo dipende più da ciò che fai, che da ciò che ti accade
  • il 40% è dato da ciò che fai

Ora, se fai il pessimista ti sarai concentrato di più sul primo punto, se fai l’ottimista più sull’ultimo.

Prima di tutto chiariamo che non esiste “l’ottimismo” o “il pessimismo”, come il bianco e il nero: ci sono tanti colori nel mezzo, e poi si può essere più fiduciosi in certe aree e meno in altre (e viceversa). Questo è molto importante: è come se, in una partita di pallavolo, il 50% del risultato sarà influenzato dalle caratteristiche dei giocatori, ma il 40% da ciò che faranno in campo!

Pensi conti poco? Prendi allora Simona Atzori, che è diventata una ballerina eccezionale… pur non avendo le braccia! Geneticamente aveva uno svantaggio notevolissimo (altro che 50%…), ma le sue azioni l’hanno portata dove è arrivata oggi.

Ed è la stessa cosa che puoi fare tu.
Come?

12 modi per iniziare a essere ottimista

Sempre la Lyubomirsky ci dà non una, ma ben dodici strategie da applicare nella vita di tutti i giorni, che ti consentono di diventare più ottimista. Purtroppo il suo libro in cui ne parla non è stato tradotto in italiano, ma te le riassumo qui di seguito:

  1. Passa in rassegna le cose per cui essere grato: nelle sue ricerche, la Lyubomirsky ha mostrato che prendersi pochi minuti ogni giorno per ricordarsi alcune cose per cui si è grati nella vita aiuta ad aumentare l’ottimismo. Ti basta anche solo prenderti 1 minuto di tempo e segnarti su un foglio 3-4 cose per cui essere grato, di qualunque genere esse siano: dall’avere un lavoro all’essere in salute, da avere una famiglia che ti sostiene all’esserti concesso del tempo per te. In Scrivi Di Te: Come Migliorarsi Scrivendo 5 Minuti Al Giorno spiego un modo per farlo in modo più strutturato, quando parlo del Five Minute Journal.
  2. Coltiva l’ottimismo: se ricordi un numero di telefono a memoria è perché l’hai ripetuto o l’hai scritto più volte; se ormai ti viene automatico una determinata ricetta è perché l’hai preparata in più occasioni; se sai praticare bene un determinato sport, o se sai utilizzare al meglio un dato strumento, è perché ti sei applicato più volte. Lo stesso vale per l’ottimismo: impara ogni giorno a trovare “il lato positivo” di almeno una cosa, così che ti venga sempre più facile farlo spontaneamente. Ricordi? Non è tanto ciò che ti accade a fare la differenza, ma il modo in cui lo percepisci.
  3. Evita l’over-thinking e il confronto con gli altri: l’over-thinking è letteralmente il “pensare troppo” (ne ho parlato Overthinking: Quando Pensare Troppo Fa Male). Pensare e ripensare a una cosa che non è andata secondo i tuoi piani non ti serve: è un po’ come lamentarsi di continuo per il dito che ti duole. Fa male, lo sai; ora la cosa migliore che puoi fare è distrarti. Per la stessa ragione, evita di pensare che “Lei sta meglio di me, è più fortunata, le cose le vanno meglio” o che “Io in confronto a lui ho meno di questo, meno di quell’altro, sono sfortunato”: è un altro modo per “pensare troppo”. Le cose possono andare male e tutti finiamo prima o poi per subire delle ferite, ma rovistarci dentro con le nostre stesse dita è perversamente diabolico!
  4. Fai degli atti gentili: questo lo diceva già Schopenhauer un secolo e mezzo fa: aiutare gli altri ti rende felice. Ed effettivamente la scienza ha mostrato che fare del bene ti aiuta a coltivare l’ottimismo. Non devi comprare una casa a un senzatetto: bastano piccoli atti di gentilezza, dall’aiutare una signora con tante buste della spesa al trovare alla tua amica la rivista che stava cercando, fino all’offrire un caffè e una piccola chiacchierata a chi ha bisogno di una pausa o di essere ascoltato.
  5. Coltiva le tue relazioni: meglio soli che male accompagnati… fino a un certo punto! Ok, non dobbiamo frequentare cattive compagnie, ma non dobbiamo nemmeno restare soli. Fai in modo di vedere i tuoi amici, di sentirli, di scambiare con loro due chiacchiere (di persona o al telefono: non via messaggio!) e delle esperienze: andate a cena fuori, a prendervi una birra, un caffè, o a fare una gita insieme, un weekend, una mezza giornata, una serata in casa o un’attività condivisa. E lo stesso vale, ovviamente (ma non esclusivamente), con parenti e relazioni intime.
  6. Dedica più tempo alle attività che ti piacciono davvero: sembra banale dirlo, ma per migliorare il tuo ottimismo devi dedicare tempo alle cose che ti piace fare. Cucinare, leggere fumetti, giocare a calcio, vedere film, fare viaggi, degustare vini, praticare sport… Quanto tempo dedichi, nella tua giornata, alle cose che ti rendono davvero soddisfatto? Attenzione, può essere anche il lavoro, ma non cadere nella trappola di pensare che sia solo quello: la vita non deve mai essere monotematica.
  7. Rivivi e assapora i momenti piacevoli della tua vita: come avrai capito, l’ottimismo è in buona parte una questione di percezioni e, come detto, per “percepire in modo più ottimista”, devi agire in modo diverso. Un altro di questi modi, è ripercorrere di tanto in tanto (o anche quotidianamente, sempre 1-2 minuti per volta), le cose piacevoli della tua vita: da momenti passati felici a obiettivi futuri che sai che conseguirai, fino alle cose del presente che ti danno gioia e piacere.
  8. Impegnati nel raggiungere i tuoi obiettivi: siamo più felici e ottimisti quando raggiungiamo i nostri obiettivi. Quindi assicurati sempre di fare cose che ti indirizzino verso quella strada, assicurati cioè che i tuoi passi stiano andando verso la direzione del raggiungimento dei tuoi scopi. Piccoli o grandi che siano.
  9. Sviluppa delle strategie per affrontare le avversità: cosa puoi fare di fronte alle cose che non vanno? Siediti, prenditi un attimo, e pensa alle cose che puoi fare. Spesso agiamo “a intuito”, sulla scorta delle esperienze passate, ed è una cosa funzionale. Ma a volte è meglio fermarsi un attimo e buttare giù a tavolino delle strategie pratiche da mettere in atto: questo rinnova il tuo senso di fiducia e competenza nelle tue capacità.
  10. Impara a lasciar correre: impara, cioè, a perdonare e, più in generale, a non dare troppo peso agli eventi negativi, causati dagli altri o dalla “sfortuna” in senso lato. Come avrai notato, si ricollega in parte all’evitamento dell’over-thinking, del pensare troppo. Inoltre, allenare il “muscolo del perdono” ti rende più in grado di lasciar cadere quella zavorra che t’impedisce di volare oltre i problemi.
  11. Pratica e coltiva religione e spiritualità: non è tanto una questione del dedicare tempo al “credere in qualcosa” (ma può esserlo, se fa parte del tuo sistema di valori), quanto il dedicare tempo a ciò che è immateriale, intellettuale, affettivo. Dalla fede alla meditazione, dalla filosofia all’estetica, dalla poesia all’espressione artistica… Non siamo fatti di sola materia, ma anche di tutte quelle essenze impalpabili che trascendono l’esistenza materiale, e che appunto attengono più allo “spirito”. Una vita votata al mero consumismo è una vita povera, infelice e che non attinge al pieno potenziale di te in quanto essere umano.
  12. Prenditi cura del tuo corpo: “Il corpo umano è un tempio, e come tale va curato e rispettato” diceva Ippocrate quasi duemilacinquecento anni fa. Nessuno ama vedersi grasso, atrofico e in generale… brutto! Prenditi cura di te, del tuo fisico e del tuo aspetto: è evidentemente un ulteriormente modo per migliorare il tuo ottimismo.

Cosa puoi iniziare a fare?

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Come visto le strategie sono molto semplici e molto variegate. Questo perché non esiste “l’ottimismo” ma una serie di elementi che vanno a comporlo, come le diverse sfaccettature dello stesso diamante.

Il consiglio pratico è quello di andare pian piano a implementare tutte le strategie. Per farlo potresti sceglierne una su cui allenarti per una settimana: ad esempio, tutti i giorni, per una settimana, fai piccole azioni per prenderti cura del tuo corpo. La settimana successiva, mentre continui a portare avanti le piccole azioni per il tuo corpo, aggiungi una nuova strategia, come ad esempio fare una piccola cosa giornaliera che ti consenta di raggiungere un tuo obiettivo. E così via dicendo.

In più, posso consigliarti quell’ottima lettura che è Imparare l’ottimismo. In questo libro semplice e agevole, Martin Seligman (ex presidente dell’American Psychological Association – una delle associazioni di psicologia più importanti del mondo), descrive sia come funziona l’ottimismo, sia delle strategie per aumentarlo, frutto dei suoi decenni di studi nel campo.

L’ottimismo è una caratteristica che puoi allenare, facendo sì che, come un muscolo, si rafforzi e ti permetta di utilizzarlo per migliorare la tua vita e le tue prestazioni.

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Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola

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Bibliografia

Lyubomirsky, S., Schkade, D. & Sheldon, K. M. (2005). Pursuing Happiness: The Architecture of Sustainable Change. Review of General Psychology, Vol. 9, No. 2, 111–131.
Seligman, M. (2001). Imparare l’ottimismo. Come cambiare vita cambiando il pensiero. Firenze: Giunti.

*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.