Mi ricordo di quando cominciai a chattare durante l’adolescenza. Né io né i miei amici avevamo ancora una connessione in casa, così prendevamo l’unico autobus che ci portava a Roma e scendevamo dopo una decina di chilometri, in una sala giochi dotata di internet point. Insieme ci dividevamo le spese per stare un’ora online, connessi a parlare con gente che non avremmo mai visto.
Era fantastico. Il sistema di chat che frequentavamo richiedeva il refresh manuale: in pratica dopo aver scritto e inviato un messaggio in una chat pubblica, dovevi cliccare sul tasto “Aggiorna” per vedere se qualcuno ti aveva risposto. Intanto, coi miei amici, commentavamo l’ultima frase scritta dall’anonimo di turno. E lì, senza accorgercene, stavamo creando un mondo.
Come fa notare Davide Algeri in uno dei suoi ultimi articoli (Amore in internet: quali sono le nuove modalità dell’incontro online?), i siti di incontri online spesso regalano guide pratiche per superare la delusione del primo appuntamento.
“Potrebbe essere scambiata per una preventiva dichiarazione di fiasco“.
Forse. In realtà queste guide si trovano da anni negli scaffali delle librerie: manuali su come riprendersi da una “botta”, su come superare la fine di una storia, e così via.
Quella su internet, però, può essere una delusione un po’ diversa.
Studi di psicologia cognitiva hanno ipotizzato come in chat avvenga una massiccia idealizzazione dell’altro, dovuta alla mancanza di riferimenti più concreti che permettano una valutazione più adeguata. Non è solo una questione di “che foto metto su Facebook”, è piuttosto la mancanza di una serie di parametri relativi, ad esempio, alla comunicazione non verbale (tono, gestualità, abbigliamento, espressioni…) che impoverisce la valutazione globale dell’altro.
A questi, però, vanno aggiunti altri dettagli importanti. Ad esempio, l’altro si presenta scrivendo, anziché parlando, avendo quindi più tempo per selezionare con cura le parole e le frasi che fanno più effetto, o anche scegliendo più o meno inconsapevolmente un registro linguistico e un modo di (es)porsi che, nell’interazione faccia-a-faccia, non gli è proprio.
Inoltre, abbiamo detto che questi – e altri- elementi tendono a impoverire la valutazione che facciamo dell’altro; quindi alla fine ci troviamo con una valutazione piena di “buchi”. Ma chi li riempie questi buchi?
“…io“.
Esattamente. Nel leggere le parole, le frasi, le descrizioni dell’altro, noi stessi possiamo inconsapevolmente riempire le informazioni mancanti, i “buchi”, con ciò che vorremmo, che desidereremmo, con ciò che vogliamo vedere ma che, in realtà, forse non c’è.
Ed ecco la delusione… Una volta raggiunta la fase dell'”incontro di persona” quei buchi vengono velocemente riempiti dalla “realtà reale”, dai fatti, da come la persona è all’interno di un’interazione faccia-a-faccia, non più aiutata dalla mediazione telematica e dalla nostra fantasia.
“Quindi ci suggerisci di tornare ai vecchi modi di conoscere le persone?“.
No, assolutamente: ognuno deve percorrere le strade che preferisce. Queste nuove modalità fanno parte del cammino dell’uomo e vanno attraversate ed esplorate. Inoltre sono sicuro che in tanti possono dire di aver trovato l’attuale partner proprio attraverso questi canali. Dire “Smettete di conoscervi in chat!” sarebbe sciocco e, mi permetto, ridicolo. Semplicemente, come ogni nuovo strumento, è bene imparare a utilizzarlo e a conoscerne potenzialità e limiti, in modo da farne un uso sempre più cosciente e preciso, per evitare di cadere in trappola e rimanere incastrato nella rete. Uno dei rischi riscontrati, ad esempio, è quello relativo al fatto che di fronte alla delusione di cui sopra, in molti evitano sempre più gli incontri di persona, preferendo quasi esclusivamente la realtà digitale a quella materiale, poiché apparentemente più sicura e piacevole. Visto, però, che la nostra società richiede competenze relazionali offline e capacità di interazione vìs-a-vìs, ogni evitamento impoverirà le nostre competenze, rischiando di atrofizzare quel “muscolo relazionale” che ci permette di raggiungere soddisfazioni e risultati con gli altri.
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Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
Algeri, D. (2012). Amore in internet: quali sono le nuove modalità dell’incontro online?)
Cannistrà, F. (2010). Internet: come cadere nella rete. Piacere, dovere o dipendenza?. In Amepsi e Psiche, 1.
Suler, J. (2004). The Online Disinhibition Effect (v. 3.0).
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