Titolo: Istruzioni per rendersi infelici
Autore: Paul Watzlawick
Editore: Feltrinelli
Voto:
“Un uomo vuole appendere un quadro. Ha il chiodo, ma non il martello. Il vicino ne ha uno, così decide di andare da lui e di farselo prestare. A questo punto gli sorge un dubbio: e se il mio vicino non me lo vuole prestare? Già ieri mi ha salutato appena. Forse aveva fretta, ma forse la fretta era soltanto un pretesto ed egli ce l’ha con me. E perché? Io non gli fatto nulla, è lui che si è messo in testa qualcosa. Se qualcuno mi chiedesse un utensile, io glielo darei subito. E perché lui no? Come si può rifiutare al prossimo un così semplice piacere? Gente così rovina l’esistenza agli altri. E per giunta si immagina che io abbia bisogno di lui, solo perché possiede un martello. Adesso basta! E così si precipita di là, suona, il vicino apre, e prima ancora che questo abbia il tempo di dire ‘Buon giorno’, gli grida: ‘Si tenga pure il suo martello, villano!‘”.
Paradossale? Forse.
Eppure è proprio con comportamenti paradossali che spesso finiamo per incasinarci la vita…
Paul Watzlawick fu un grande comunicatore e maestro indiscusso di terapia breve.
La stima che ho per lui e i suoi lavori è nota a chi frequenta il blog con abitudine. Ad esempio fu suo il commento sull’eliminazione dell’omosessualità quale condizione patologica nella terza edizione del DSM (il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali): “Con un tratto di penna sono state curate milioni di persone”, a sottolineare il rischio dell’etichettamento patologico.
D’altronde il suo sapere spaziò notevolmente. Si laureò in Lingue Moderne e Filosofia a Venezia, divenne psicoanalista junghiano a Vienna e studiò l’approccio terapeutico di Rosen a Philadelphia. Poi arrivò al Mental Research Institute di Palo Alto, California, dove produsse i suoi più importanti contributi. Fu lì che scrisse Pragmatica della comunicazione umana, un testo che rivoluzionò lo studio degli effetti della comunicazione sul comportamento umano. La sua capacità di sintesi degli importanti lavori del MRI fu decisiva per trasmetterne i risultati.
Ma i non psicologi? Cosa traggono da Watzlawick?
Tanto.
Sia perché, come accennato, i suoi studi influenzarono molteplici menti, sia perché lui stesso pensò bene di scrivere qualche testo divulgativo. E Istruzioni per rendersi infelici è forse il più apprezzato.
Watzlawick amava i paradossi e il titolo del libro ce lo rende chiaro. Con uno stile divertente ma profondo l’autore percorre una serie di situazioni e regole utili a metterci nei guai con noi stessi e con gli altri. Ad esempio quando ci ricorda: “Sii fedele a te stesso e convinciti che il tuo punto di vista è l’unico giusto!” o quando usa racconti e storielle per insegnarci importanti lezioni; come quella dell’uomo che batteva continuamente le mani convinto che farlo avrebbe tenuto lontani gli elefanti, e quando un dottore si avvicinò facendogli notare che in quella zona non c’erano elefanti lui gli rispose: “Visto? Funziona!”.
Il libro è piccolo, semplice, con brevi capitoli dedicati a diverse situazioni. Ma non è sciocco. Come tutti i libri di Watzlawick può essere letto più volte e a più livelli, trovando ogni volta nuovi spunti, diverse implicazioni, applicazioni differenti. Non è neanche un manuale di ricette: è un libro che, pur nella sua praticità, stimola la riflessione, per indurre una consapevolezza al cambiamento più radicata, cementata, efficace. Una riflessione sui comportamenti umani e sui suoi modi di comunicare con se stesso e con gli altri e di come tale comunicazione, quando si incastra in circoli viziosi e giochi senza fine, produce e mantiene problemi e difficoltà.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnosi
Paul Watzlawick – Istruzioni per rendersi infelici (Feltrinelli)