Sono sicuro che possa esserti capitato almeno una volta: vedi un programma TV in cui si parla di malattie, o leggi su internet un articolo su una certa sindrome, o qualcuno ti parla di una serie di sintomi che ha provato di recente… e ti chiedi se non ne stia soffrendo anche tu.
Bene, pensa che questa è una cosa molto comune all’interno di tutta una serie di categorie professionali: quelle sanitarie.
Dallo psicologo al medico, dall’infermiere al fisioterapista, studiare mali, malattie e malanni di ogni genere può portare a un dubbio persistente: e se ce l’avessi anch’io?
Vediamo di capire un po’ meglio questo fenomeno e la sua prospettiva dall’ottica delle Terapie Brevi.
Siamo tutti un po’ borderline
A un certo punto all’interno del mondo della salute mentale successe una cosa: c’erano da un lato gli psicotici, cioè persone che facevano più o meno grande fatica a distinguere la realtà dalla fantasia, e dall’altro i nevrotici, cioè persone il cui “esame di realtà” era invece integro, ma le cui percezioni e/o comportamenti erano eccessivamente irrigiditi, al punto da causargli sofferenza.
L’ho fatta molto semplice, per via della grande approssimazione i miei colleghi psicologi mi tirerebbero volentieri dei sassi, ma ce la facciamo andare bene così, ok?
Bene, a un certo punto, dicevo, succede una cosa. Nel corso degli anni, una serie di studiosi (Adolph Stern, Gregory Zilboorg, Helen Deutsch, Robert Knight… giusto per far vedere che ho studiato) iniziano a rendersi conto che ci sono delle persone che non sono né carne, né pesce. O meglio, persone per le quali le etichette “psicotico” o “nevrotico” sono troppo larghe o troppo strette.
Otto Kernberg nel 1967 parlerà di “personalità borderline”: un po’ a metà tra lo psicotico e il nevrotico – sempre per farla molto semplice ed evitare un trattato di psicopatologia.
Ora, perché tutta questa premessa? Perché dev’essere chiarita una cosa: ci sono sempre, nella storia della salute, fisica e mentale, situazioni “al limite”. Infatti, borderline significa letteralmente linea di confine: qualcosa che sta un po’ di qua e un po’ di là.
Breve storia del mio alluce dolorante
Alcuni anni fa mi svegliai durante la notte con una fitta tremenda all’alluce sinistro. Era come se qualcuno mi stesse avvitando una lunga vite su per il dito, giro dopo giro. Mi tenni il dolore, rimanendo sveglio per tutta la notte e, come faccio di solito in questi casi, smisi semplicemente di pensarci finché non mi passò.
Qualche mese dopo successe di nuovo. E poi ancora. E ancora. A quel punto decisi che, sebbene non fosse estremamente invalidante (l’alluce si gonfiava, diventava duro e mi faceva male quando camminavo, ma durava 24-48 ore, era un fenomeno davvero molto sporadico e, a parte la notte in cui mi svegliavo, potevo sopportarlo senza troppi problemi), volevo saperne di più.
Così, visto che ho un padre medico, chiesi consiglio a Google. E poi a mio padre.
Io: Padre, hai presente quel dolore all’alluce di cui ti parlavo tempo fa?
Dr Cannistrà sr.: Sì.
Io: Bene, Google mi ha detto cos’è: ho la gotta.
Dr Cannistrà sr.: Non hai la gotta.
Io: Ho la gotta! Fidati! È scritto su internet perciò deve essere vero.
Dr Cannistrà sr.: Flavio, non hai la gotta.
Io: Sì!!! Fidati!!! I sintomi sono esattamente quelli: un dolore intenso e improvviso; rossore, gonfiore e calore della parte colpita; aumento della sensibilità… E Google dice che è tutta colpa delle alici! Maledette alici!!
Dr Cannistrà sr.: … Ok, sei convinto di avere la gotta?
Io: Padre, non sono convinto di avere la gotta: sono condannato ad averla. Google è stato impietoso, ma devo accettare il mio destino. Prenderò le mie poche cose e me andrò lontano, per stare con i miei simili.
Dr Cannistrà sr.: Perfetto. Se hai la gotta, il tuo valore ematico di xyanuiebcyhkp [termine medico incomprensibile] deve essere sballato: fai delle analisi del sangue, butta i tuoi soldi e poi dimmi se avevi effettivamente la gotta.
Effettivamente non avevo la gotta.
Ci terrei poi a dire che mio padre è piuttosto simpatico e che in genere io non parlo così, quindi spero che questa vignetta non vi abbia dato delle impressioni sbagliate.
Il punto è questo: quando leggi o senti dei sintomi medici o psicologici è molto facile trovare delle corrispondenze con qualcosa che provi o che hai provato. Per fortuna, però, i (bravi) medici e psicologi non vanno a guardare su internet quando gli parli dei tuoi sintomi (però occasionalmente potrebbero farlo quando si tratta dei sintomi propri).
La sindrome dello studente di medicina
Quando ero uno studente di psicologia avevo tutte le patologie che studiavo. E ovviamente anche tutti i miei conoscenti ce le avevano. Per un periodo mi divertivo a dire che attorno a me non avevo amici: avevo casi clinici.
La sindrome dello studente di medicina, applicabile a qualunque studente di professioni sanitarie, è quella situazione in cui, leggendo le caratteristiche di malattie o disturbi si finisce per convincersi di averne tutte o una parte di esse.
C’è chi dice che molto simile all’ipocondria, o ansia da malattie, ma io direi che possiamo lasciar perdere definizioni simili. Piuttosto ravvisiamo la tendenza a identificarci con ciò che leggiamo e a trovare corrispondenza con ciò che proviamo.
D’altronde, come recita una frase di Joseph Addison, padre del giornalismo inglese, comparsa per la prima volta sul The Spectator del 1711 e poi ripresa nel corso dei secoli successivi: “Anche un orologio rotto segna l’ora esatta due volte al giorno” (per essere pignoli, la frase originaria di Addison fu: “È certo che un orologio che si è fermato segnerà l’ora giusta una volta in dodici ore”).
Come dire: il sintomo che hai individuato è (forse) corretto, ma la diagnosi è sbagliata.
Darsi una mano con degli elementi di Terapia Breve
Le Terapie Brevi ci hanno permesso di avere un occhio più pragmatico rivolto a ciò che aiuta la persona a liberarsi dei propri problemi, piccoli o grandi che siano. Quindi in che modo possono evitare di farci sentire addosso la condanna della sindrome dello studente di medicina (o di chi guarda Medicina 33 su Rai2)?
Ecco 3 tattiche declinate in suggerimenti pratici:
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Spostare l’attenzione: il problema non è un problema se non ci pensi. Consiglio antico ma valido e supportato scientificamente. Molti problemi, infatti, si amplificano, si mantengono o addirittura si creano perché gli prestiamo un’attenzione eccessiva. Se la tua mente si fissa su dei presunti mali, spostala su qualcos’altro: qualunque cosa va bene, e puoi rafforzare questo stratagemma anche facendo qualcosa di diverso, fosse anche solo alzarti e cambiare stanza.
- Congiura del silenzio: più che una tattica è una tecnica, che consiste nello smettere di parlare del problema. Lo scopo è quello di cessare una tipica reazione al problema (parlarne) che in realtà non fa altro che alimentarlo sempre di più. D’altronde il malato immaginario è quello che parla continuamene del proprio male.
- Paradossare: che non è una parola italiana (non me ne voglia l’Accademia della Crusca), ma l’italianizzazione di paradoxing. È qualcosa di cui ho parlato spesso in questo blog (leggi ad esempio l’articolo Affrontare la timidezza con uno stratagemma paradossale): in soldoni, si tratta di andare incontro al sintomo, anziché evitarlo. Nel nostro caso, se proprio ti fissi su certi sintomi, sottoponiti ogni giorno, 3 volte al giorno, per due settimane, a un check-up completo davanti allo specchio: carta e penna ti esamini da testa a piedi per rivelare tutti i sintomi possibili. È assai probabile che nel giro di pochi giorni lascerai perdere la fissazione.
Conclusioni
Mi piace sempre l’idea di far vedere come le Terapie Brevi, anche nella vita di tutti i giorni, possano rivelarsi utili. Lo psicologo dev’essere visto sempre più come una figura capace di supportarti in tutta un’ampia gamma di situazioni: dall’intenso malessere al leggero disagio, dalla difficoltà lavorativa all’impasse della vita quotidiana, fino alle situazioni in cui semplicemente vuoi imparare a vivere bene, e meglio.
Se vuoi, puoi usufruire anche della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio. Contattami per avere maggiori informazioni.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Riferimenti bibliografici
Addison, J. (1721), The Spectator, Number 129, Date: “Saturday, July 28”, Start Page 83, Quote Page 83. In The Works of the Right Honourable Joseph Addison, Esq; Volume 3 of 4. London: Jacob Tonson.