Le lesbiche sono malate?

Dott. Flavio Cannistrà, psicologo a Monterotondo e a RomaLe lesbiche sono malate.
È quello che pensa lo Stato Italiano? No, è quello che un giornalista pensa che pensi lo Stato Italiano, pubblicando un articolo su L’Espresso intitolato: “Lesbiche? Per lo Stato sono malate“.
Ma andiamo con ordine.

Il nostro Sistema Sanitario Nazionale utilizza un sistema di classificazione di malattie e disturbi chiamato ICD (International Classification of Diseases), stilato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Tale sistema è attualmente alla decima revisione (ICD-10), ma per determinate funzioni in Italia il servizio pubblico utilizza ancora la nona (precisamente la ICD-9-CM). Su quest’ultima è presente il “lesbismo egodistonico“, assente nell’ICD-10.
Tanto basta per far scrivere al giornalista che “per lo Stato le lesbiche sono ‘malate'” e che la colpa è di quei “ritardi burocratici” che non hanno ancora permesso di adottare l’ICD-10. Quando questo avverrà saremo in un mondo più equo: sull’ICD-10 infatti non si discriminano più le lesbiche, ma tutti quanti, dato che si parla di “orientamento sessuale egodistonico”.

Ok, calma, in realtà non è discriminato proprio nessuno. Facciamo chiarezza.
L’ICD-9-CM non condanna nessuno. La critica presente nell’articolo è erronea, perché parte da un grossolano fraintendimento: non ha chiaro che cosa vuol dire “egodistonico”. Questa parola è il contrario di “egosintonico”, da ego- (Io) e sintonia, cioè “in sintonia con l’Io”, condizione che si può manifestare in tantissimi ambiti – non solo in quello sessuale.

Cosa succede dunque in caso di “egodistonia”? Succede che delle tue idee, pulsioni, emozioni, sentimenti, ecc. sono in conflitto con altre concezioni che hai di te stesso. Per fare un esempio semplice ma efficace, una donna con un orientamento sessuale egodistonico potrebbe sentire attrazione per altre donne, provare certe emozioni e sensazioni tipiche dell’innamoramento e dell’amore, ma al contempo pensare che queste emozioni, sensazioni, ecc. siano inaccettabili, vivendo uno stato di sofferenza psicologica che magari la portano ad attuare comportamenti problematici. Il problema non è che le piacciono le donne, ma che sta vivendo un conflitto. L’egodistonia, poi, si ritrova in tanti altri casi, come ad esempio nella fobia per gli animali: sappiamo che un gattino è in sé innocuo, ma il solo vederlo fa impazzire dal terrore chi ha sviluppato una fobia.

Quindi l’omosessualità non è una malattia?“, chiederà un lettore. Assolutamente no. Semplicemente ci sono certe condizioni di sessualità (etero-, omo-, bi-) che vengono vissute con disagio; e questo non perché quell’orientamento sessuale in sé sia sbagliato – mai visto un orientamento sessuale sbagliato – ma perché in quell’individuo, per qualche ragione personale, è vissuto con conflittualità.

L’ICD-10, anziché distinguere omosessualità egodistonica, lesbismo egodistonico, ecc., ha riunito tutte quelle problematiche sessuali dovute all’egodistonia all’interno di una classe chiamata “orientamento sessuale egodistonico”, condizione nella quale “l’identità o la preferenza sessuale (eterosessuale, omosessuale, bisessuale o prepuberale) non è in dubbio, ma l’individuo vorrebbe che essa fosse differente, a causa di disturbi psicologici e comportamentali associati” (ICD-10, Classificazione delle sindromi e dei disturbi psichici e comportamentali).

È importante che ci sia una corretta informazione su questo tipo di problematiche, o il rischio è quello di creare confusione, bufere politiche (alcuni partiti già parlavano di portare il “caso” in Parlamento – con conseguente perdita di tempo e denaro) e, non da meno, ancora più conflittualità, rabbia e omofobia.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia

Riferimenti bibliografici
Galimberti, U.
(1999). Enciclopedia di psicologia. Torino: Garzanti.

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