Forse hai già sentito questa massima di Lao Tsu: “Ogni viaggio di mille miglia comincia con un passo.” Peccato che la domanda successiva sia: “Ma come fare ad arrivare fino all’ultimo passo?”
Inizio del nuovo anno, inizio dei buoni propositi. Ma il problema principale è che questi buoni propositi sono difficili da mantenere. Così accade che alla fine ci siano tante belle intenzioni, ma che si finisca per desistere prima di arrivare alla meta.
Studiando le Terapie Brevi un aspetto chiave è riuscire a raggiungere gli obiettivi che ci siamo prefissati. Vediamo allora come la scienza abbia studiato proprio come funziona il meccanismo dei buoni propositi, e come riuscire a mantenerli.
Una vecchia storia
Quello di fare buoni propositi è un comportamento diffuso. E inoltre è una cosa vecchissima e del tutto nostrana. Infatti sembra che derivi dagli Antichi Romani, che esprimevano buoni propositi a Giano, il dio a due facce da cui, guarda un po’, deriva proprio il nome del mese di inizio anno: Gennaio (il nome latino era infatti Ianuarus). E Giano era proprio il dio degli inizi, nonché una delle divinità più antiche e importanti della mitologia romana.
Altri dicono che addirittura si possa far risalire l’idea di fare buoni propositi agli antichi Egizi. Comunque sia, si tratta di un comportamento che psicologicamente, culturalmente e spiritualmente (non necessariamente in senso religioso) ha un valore enorme: lo leghiamo alla crescita, all’evoluzione, alla ricerca di sé e del proprio miglioramento personale.
Molti iniziano, pochi finiscono

Il problema principale è che molti di noi fanno buoni propositi, ma pochi li portano a termine – o persino li iniziano. E qui stiamo parlando solo di quelli di inizio anno, ma pensa a tutte le occasioni in cui dici: “Da lunedì comincio una dieta”, o “Dopo l’estate inizio ad andare in palestra”, o “Dal prossimo mese…”. E poi che succede?
Se ti può consolare, sei in buona compagnia.
L’importante psicologo americano John Norcross, già nel 1989 aveva studiato questo fenomeno.
Negli anni si è accorto che, perlomeno sulla popolazione americana, di coloro che fanno buoni propositi a inizio anno:
- il 77% li mantengono per 1 settimana
- il 55% per 1 mese
- il 40% per 6 mesi
- il 19% per due anni
Altri studi si sono attestati su per giù su percentuali simili. E in più, Norcross spiega come circa 6 persone su 10 fanno dei buoni propositi per il nuovo anno, ma alla fine meno della metà di esse li comincerà. In questo, le donne solitamente sono un po’ più brave degli uomini.
Perché ci perdiamo?
I motivi possono essere davvero tanti e, soprattutto, personali. Ne elenco giusto alcuni, per avere un’idea:
- Servono diverse strategie, a seconda dello stadio in cui ti trovi: quando inizi un viaggio sei bello fresco, ma dopo mille chilometri sei in tutt’altra condizione psico-fisiologica. Questo vale anche per i buoni propositi, cosicché capita che partiamo con delle buone intenzioni e ci attrezziamo per una buona partenza, ma ci mancano gli strumenti giusti per il percorso successivo.
- La forza di volontà è tutto: il concetto è un po’ vago e include tanti tratti dentro di sé (ad esempio la motivazione), ma sta di fatto che se siamo i primi a non credere nel nostro proposito e a non investirci tempo e risorse, fallirà sicuramente.
- Lo stile di vita deve aiutarti: se vuoi perdere dieci chili, ma la tua più grande passione da vent’anni a questa parte è mangiare pasta e pizza a tutti i pasti (scusa l’allitterazione, non ho resistito!), sarà molto difficile mantenere il tuo buon proposito! Questo deve accordarsi al tuo stile di vita, oppure il tuo stile di vita dovrà modificarsi in funzione del buon proposito da raggiungere.
- “Two is megli che uan”: se ti ricordi questo motto sei vecchio almeno quanto me… Fino a qualche tempo fa la scienza ci diceva di concentrarsi solo su una cosa alla volta, perché l’attenzione altrimenti ne risente. Oggi, invece, dice di concentrarsi su due cose alla volta, ma tra loro collegate: finiranno per rinforzarsi a vicenda. Così, se vuoi perdere peso, faresti bene ad associare anche dell’attività fisica; se vuoi smettere di fumare, potresti contemporaneamente imparare a gestire meglio lo stress; e se vuoi migliorare le relazioni (affettive, lavorative, sociali ecc.), dovresti lavorare sulla comunicazione. Spesso falliamo perché il buon proposito avrebbe bisogno di un sostegno che lo supporti lungo tutto il percorso.
A questo punto, però, la scienza ci viene anche incontro. Come fare, infatti, a mantenere i buoni propositi del nuovo anno?
4 cose da fare per mantenere i buoni propositi

Ho approfondito un po’ di pubblicazioni scientifiche sull’argomento e ho visto che ci sono dei punti su cui tutte concordano.
Il Prof. Marcello Campos, ad esempio, ha pubblicato sull’Harvard Health Publishing (pubblicazioni della scuola di medicina di Harvard), 4 linee guida generali. Queste, a loro volta, concordano – e in parte si ispirano – agli studi del Prof. John Norcross, che da trent’anni si dedica all’argomento e che ha scritto anche un libro (ancora non tradotto in italiano).
Riprendiamo allora dei suggerimenti derivati dalla ricerca scientifica per applicare 4 strategie per mantenere i buoni propositi di inizio anno:
- SVILUPPA IL TUO PIANO DI AZIONE SPECIFICONon basta dire “Da gennaio mi metto a dieta”, o desiderare di fare più soldi, o bramare ardentemente un miglioramento nella tua vita personale, sociale o affettiva. Devi elaborare un piano di azione.Spesso in queste situazioni le persone pensano: “Oddio… ma che vuol dire ‘un piano di azione’? Cioè… che devo fare?”Inizia da una cosa semplicissima: datti un obiettivo nel tempo, misurabile, quantificabile. Ad esempio, perdere 2 kg in un mese. Oppure, uscire ogni sabato. O, aumentare di 2000€ il fatturato del primo trimestre.
Dopodiché, segnati una serie di azioni da fare: più sono specifiche, meglio è.Quindi potresti dire: “Ogni giorno peso la pasta e mi impongo di non mangiare più di 60 grammi”. Oppure: “Ogni giorno scorro la rubrica per chiamare un’amica e/o consulto gli eventi che si tengono nella mia città, così il sabato avrò la scusa/motivazione per uscire”. O anche: “Ogni settimana dedico quattro ore a rivedere il mio business, o a studiare marketing”.
Ecco cos’è un piano di azione, in termini molto semplici. Poi puoi anche renderlo più sofisticato, facendo dei monitoraggi periodici (ogni settimana, ogni due settimane, ogni mese, o quando vuoi tu insomma) per vedere come va e aggiustare la rotta (magari devi aumentare/diminuire qualcosa, o modificare qualche elemento della tua strategia).
Quando vedo le persone nel mio studio facciamo la stessa cosa: alla fine dell’incontro elaboriamo una strategia e, quando rivedrò la persona (se dovessero essere necessarie più sedute), vediamo com’è andata, per capire se stiamo procedendo secondo i risultati che ci aspettavamo o se vogliamo migliorare qualcosa.
- ASSICURATI CHE L’OBIETTIVO SIA REALISTICO E RAGGIUNGIBILEUna volta vidi una persona che voleva perdere 40kg in tre mesi. Posto che non sarebbe stato fisicamente saggio, non era probabilmente neanche realistico.Nel momento in cui ti dai un obiettivo, questo dovrebbe essere leggermente sfidante, ma non troppo alto. Naturalmente il punto di partenza è la base da cui condurre la misurazione. Se sei un libero professionista che guadagna 3.000€ al mese, e entro la fine del prossimo trimestre vuoi guadagnare di più, forse l’obiettivo non dovrebbe essere 9.000€ al mese: ci arriverai, ma magari più in là (poi naturalmente questo dipende anche dal tipo di business).Allo stesso modo, se vuoi avere rapporti più intensi con l’altro sesso, ma sai che sono anni che non hai relazioni continuative, il tuo obiettivo prima di trovare la donna o l’uomo della tua vita dovrebbe essere quello di “riprendere confidenza con il territorio”.
Sembra strano detto da chi si occupa di Terapia Breve, ma fai caso a una cosa: non si chiama Terapia Veloce. Per arrivare prima, non devi andare di fretta.
- DATTI LA POSSIBILITÀ DI SBAGLIARENegli studi sui buoni propositi si è visto che tutti quelli che hanno avuto successo (tutti) hanno avuto degli scivoloni, degli intoppi, delle cadute. Almeno una! E la media è molto più alta: mediamente si hanno 14 cadute in un periodo di due anni!La cosa più interessante, è che il 71% di chi è scivolato sostiene che quella caduta, quell’ostacolo, gli è servito per diventare più forte e risoluto di prima. Infatti gli ha permesso di fare delle azioni correttive, adattandosi a ciò che si è trovato di fronte.Il buon proposito deve funzionare “su carta”, ma poi incontrerà “la realtà”: e a questo punto è inevitabile che qualcosa non funzioni. Ma non è colpa tua! Semplicemente hai messo alla prova la tua idea, e ora devi fare degli aggiustamenti basati su ciò che hai appreso da quella prova.
Così puoi scoprire che dopo due settimane di rigida dieta “ti sfondi” di dolci o di pizza, e allora potresti decidere che una o due volte a settimana ti devi concedere lo sgarro. Oppure l’idea di studiare marketing è stata buona, ma hai capito che da sola non è sufficiente. O, ancora, hai appreso che le tue competenze sociali/relazionali sono molto arrugginite, quindi dovrai pensare a un modo personale per oliarle meglio.
La caduta, l’impasse, è fisiologico: mettilo in conto e prendilo come un momento di apprendimento.
- DICHIARA PUBBLICAMENTE IL TUO BUON PROPOSITOLo so, non è sicuramente di tendenza (perché lo è fin troppo!) ma… condividere, anche sui social, i propri buoni propositi è una buona mossa.Aspetta, chiariamo meglio.Dichiarare pubblicamente i propri buoni propositi, è la strategia. E “pubblicamente” può significare al tuo compagno, ai tuoi amici, ai tuoi colleghi, o a tutti loro, e anche ai tuoi “amici” su Facebook o sui social che frequenti.
Ma perché? Perché si è visto che prendere un impegno pubblicamente è più efficace che farlo privatamente. In più, meglio ancora se ricevi del supporto; cioè se le persone a cui lo comunicherai ti incoraggeranno, in un modo o nell’altro, ad andare avanti, ti faranno i complimenti per i tuo successi, ti supporteranno (anche solo emotivamente) di fronte alle inevitabili cadute.
Farlo dal vivo o sui social non sembra fare una grande differenza: l’importante è avere qualcuno che ci sostenga – e probabilmente più sono meglio è. Noi italiani a volte tendiamo un po’ meno degli americani a fare elogi e incoraggiamenti, cosa che invece ritengo sia importante e sana.
Ad ogni modo, pensa a chi potrebbe darti un supporto in questo senso, e magari chiediglielo proprio tu. Per farti un esempio personale, con il mio migliore amico e le rispettive compagne, abbiamo aperto un gruppo WhatsApp dove ci aggiorniamo sui piccoli o grandi successi personali e lavorativi: non è niente di che, non siamo un gruppo di invasati che festeggia con fantascientifiche felicitazioni per ogni starnuto fatto. Semplicemente condividiamo il piacere di dirci, ogni tanto, i progressi delle nostre attività.
E ora?
E ora comincia! Pensa a cosa vorresti ottenere, fai un piano delle azioni da fare, assicurati che siano realistiche, tranquillizzati da subito rispetto a scivolate e impedimenti vari, e trova una o più persone a cui dichiarare i tuoi propositi e con cui condividere successi – e insuccessi!
E… Buon Anno Nuovo!
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola
Ipnosi
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Bibliografia
Campos, M. (2017). Answer these 5 questions to help make your New Year’s resolutions stick. Harvard Health Publishing.
Norcross, J. C. (2014). Changeology: 5 steps to realizing your goals and resolutions. New York: Simon & Schuster.
Norcross, J. C. & Vangarelli, D. J. (1989). The resolution solution: Longitudinal examination of New Year’s change attempts. Journal of Substance Abuse, 1, 127-134.
Watson, J. (2017). Keeping New Year’s Resolutions: What Works for Your Patients? Medscape.com