“Sono il tipo di ragazza che non si fa problemi a fare due chiacchiere con gli sconosciuti, a conoscere gente nuova. Mi incuriosisce conoscere la gente, mi piace ogni tanto avere compagnia, ma non vado oltre. E’ così da sempre, dalle elementari. Talvolta, però, ho dei crolli: non voglio stare con nessuno, non voglio parlare, voglio stare sola. A me piacciono le persone, sul serio, vorrei tanto starci bene, ma non ce la faccio. E quindi mi chiedo: Mi piace stare da sola o non riesco a stare con gli altri?”*
Facciamo un po’ di chiarezza!
Stare bene da soli non significa per forza essere un solitario o non avere amici. Molti preferiscono avere una cerchia di amici selezionati che frequentano anche spesso, riuscendo sempre a ritagliarsi spazio e tempo per loro stessi.
Ci sono situazioni, come quella legata ad un’emergenza sanitaria che stiamo vivendo da un anno a questa parte, in cui si vive una solitudine forzata che ci fa stare male, situazioni in cui ci si sente abbandonati e situazioni in cui nonostante non si sia soli davvero, non si fa che percepire uno stato di solitudine.
Esistono casi in cui la solitudine e l’isolamento vanno di pari passo e casi in cui la solitudine è un sintomo di depressione. In tutti questi casi ovviamente la solitudine non è un fattore positivo ma il sintomo di qualcosa di diverso che merita un’attenzione particolare. La Terapia Breve può esserti davvero di aiuto per uscire da questa difficoltà nel più breve tempo possibile.
Quando possiamo parlare di una solitudine “sana”?
Potrebbe sembrare una contraddizione, ma chi apprezza la solitudine sa riconoscere meglio i bisogni, le paure e le incertezze altrui.
La solitudine, se scelta liberamente, ben gestita e soprattutto apprezzata, migliora la salute e il benessere psico-fisico. Spesso si pensa alla solitudine come ad una condizione negativa e spiacevole, ci fa quasi tristezza. Come se fosse un qualcosa che va contro i nostri schemi tipici di socialità e interazione. Non ci dimentichiamo che sentirsi soli non è la stessa cosa che stare da soli per scelta.
Parliamo di solitudine “sana” quando serve a disconnetterci temporaneamente, quando non è una fuga o un evitamento della realtà e dei problemi, quando non è una scusa per evitare relazioni o contatti con gli altri. Una persona che sperimenta una solitudine “sana” non ha paura di essere rifiutata dagli altri, ha imparato a dire di no quando è necessario, è molto fedeli ai suoi valori e non fa o dice qualcosa solo per compiacere l’altro.
E se, invece, soffrissi di ansia sociale?
Ho pensato di fare un piccolo contenitore delle caratteristiche e delle forme più importanti di ansia sociale, per riuscire a dare una panoramica, una visione d’insieme che, seppur senza pretesa di esaustività (l’ansia sociale è veramente qualcosa di molto grande e sfaccettato, da descrivere), potrà darti delle informazioni e delle strategie utili.
Vediamo allora diverse forme e manifestazioni di questo problema:
- Oltre la timidezza: la fobia sociale. Questo primo articolo getta le basi per fare una corretta distinzione tra timidezza e fobia sociale. Essere timidi non è un problema. Quando la timidezza diventa un limite, invece, può essere di ostacolo nelle relazioni. In questo articolo spiego alcuni meccanismi che fanno da esordio all’ansia sociale e alcuni semplici stratagemmi generali da mettere in atto.
- Eritrofobia: la tremenda paura di arrossire in pubblico. Arriviamo a una prima declinazione specifica, a volte causa e a volte effetto dell’ansia sociale, altre volte slegata da essa ma comunque in grado di porre non poche difficoltà relazionali. Infatti, nel momento in cui c’è la costante paura di venir visti arrossire dagli altri, le interazioni vengono limitate e, la vita, può subire un pesante stop. In questo articolo suggerisco anche una tecnica per affrontare l’eritrofobia.
- Paura di parlare in pubblico: i corsi che non preparano. Altra declinazione molto specifica è quella relativa alla paura del public speaking, ovvero il parlare in pubblico. Non è detto che si accompagni a una generale ansia sociale, ma non è neanche improbabile. In alcuni casi, infatti, è una paura del tutto slegata dalle relazioni con gli altri (la persona, cioè, non vive particolari problemi nelle interazioni sociali); dall’altra, invece, è direttamente collegata ad essa.
- La Terapia Breve per la paura di essere rifiutati. La paura di essere rifiutati, infatti, è spesso la trama su cui si svolge la fobia sociale. Cioè si evitano le interazioni con gli altri proprio perché si ha paura di ricevere un loro rifiuto. Anche qui ci possono essere diverse declinazioni, e nell’articolo, oltre a spiegare le strategie disfunzionali da non adottare, suggerisco uno stratagemma terapeutico da adottare.
- La Terapia Breve per la fobia sociale. Chiudo con un articolo in cui riassumo i principali errori di chi soffre di fobia sociale dove do ulteriori informazioni per capire meglio come mai finiamo per intrappolarci in questo problema, e illustro altre strategie che potresti mettere in atto – oltre a suggerire una lettura sull’argomento.
Ti sei ritrovato/a nelle caratteristiche di una solitudine “sana” o in quelle dell’ansia sociale?
Qual è la tua esperienza?
Se hai delle esperienze da raccontare, delle strategie che hai messo in atto, degli stratagemmi o delle soluzioni che ti sono stati utili, condividili nei commenti qui sotto o nella mia Pagina Facebook: potrebbero essere di grande aiuto per molti.
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Bibliografia
Lee, B. W., & Stapinski, L. A. (2012). Seeking safety on the internet: Relationship between social anxiety and problematic internet use. Journal of Anxiety Disorders, 26, 197-205.
Nardone, G. (2003). Non c’è notte che non veda il giorno. Milano: Ponte alle Grazie.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.