5 modi di vedersi: la percezione del Sé

In quanti e quali modi ti definisci? Sai veramente che percezione hai di te?

Dicendola alla Pirandello, noi siamo uno, nessuno, centomila. Beh, forse a centomila non ci arriveremo mai, ma Ulric Neisser, studioso statunitense fortemente riconosciuto dalla comunità psicologica italiana (tanto che l’Università “Sapienza” di Roma gli conferì la laurea honoris causa in Psicologia), sostiene che la cognizione che ciascuno ha di sé deriva da almeno 5 modi di percepirsi.

Ma andiamo con ordine.

Capita di frequente di usare il termine “Sé”, intendendo qualcosa di genericamente riferibile alle percezioni e alle idee che abbiamo di noi stessi. Un po’ approssimativo, ma nella scienza psicologica anche si cerca di fare chiarezza arrivando fino a un certo punto. Non tanto perché manchino definizioni interessanti e rigorose, ma quanto perché quelle definizioni sono imprescindibili dalla teoria di riferimento in cui nascono.

Prendiamone allora una interessante, quella di Ulric Neisser, che nel suo libro La percezione del sé. Le fonti ecologiche e interpersonali della conoscenza di sé sostiene appunto che la conoscenza che ciascuno ha di se stesso deriva da diversi modi di percepirsi, i 5 modi in cui si articola il Sé:

  1. Il primo è il Sé Ecologico, presente fin dalla nascita e che naturalmente ha a che fare con l’ambiente (l’ecologia riguarda lo studio degli esseri viventi – e quindi anche dell’uomo – e del loro rapporto con l’ambiente che li circonda). Più precisamente, corrisponde alle informazioni che puoi trarre dal mondo circostante grazie al tuo corpo, alle azioni, ai comportamenti e naturalmente ai sensi. Queste informazioni, infatti, ti aiutano a definire chi sei, dando una chiara rappresentazione di te in rapporto al mondo.
  2. Troviamo poi il Sé Interpersonale, che si costruisce precocemente sulla base dei rapporti con gli altri (a partire dalle primissime figure di attaccamento: i genitori). In pratica le relazioni con gli altri ti danno informazioni su come percepire te stesso. Tutti sappiamo, infatti, che anche a partire da come gli altri ci guardano, parlano di noi, e in generale da come si rapportano con noi, traiamo delle conclusioni che ci permettono di capirci e conoscerci meglio.
  3. Il terzo è il Sé Esteso, fortemente legato alla nostra memoria autobiografica e grazie al quale possiamo percepirci come individui caratterizzati da una storia passata e da delle aspettative verso il futuro: ciò che eri e ciò che vorresti essere ti informano su ciò che sei. Infatti, ti relazioni con te stesso e con gli altri anche in base a ciò che hai vissuto nel passato e a come lo hai vissuto; e anche in base a come ti vedi nel futuro, a cosa pensi di essere capace di fare, a cosa vorresti raggiungere.
  4. Il penultimo è il Sé Privato. È un po’ quello che scrivi nel tuo diario, quegli aspetti di te non direttamente accessibili agli altri, quegli stati interni come i pensieri, i sogni, i sentimenti, le emozioni. Tutti, infatti, abbiamo una sfera privata, segreta, che è nostra e inaccessibile agli altri. Non la raccontiamo, non tutta; e se anche lo facessi, sai che saresti compreso solo fino a un certo punto – il resto rimarrebbe solamente tuo.
  5. E infine troviamo il Sé Concettuale, la condensazione degli altri quattro, la tua teoria personale su chi sei. In un certo senso, quello che scriviamo nell’ultima voce del nostro curriculum o nella sezione “Info” di Facebook. E il modo in cui ti vedi, la summa di tutto quello che sei, una presentazione di te che ti serve come narrazione, anche per dare continuità e giustificazione a ciò che fai o, per meglio dire, per dargli un senso.

La definizione che puoi dare di te è sfaccettata. È un insieme di percezioni, sensazioni e cognizioni affatto banale, che si manifesta anche attraverso il nostro linguaggio. Ad esempio, nonostante i miei studi trovo ancora sorprendente osservazioni come: “L’altro giorno, mentre guidavo, un tir stava per venirmi addosso”, quando in realtà non stava venendo addosso a te, ma alla tua macchina – ecco un’espressione del Sé Ecologico.

Questo può aiutarti a riflettere su come costruisci l’immagine che hai di te; su come il passato e il futuro abbiano un ruolo solo agli occhi del presente; sull’importanza che l’altro ha nell’influire su chi dici di essere; su quegli aspetti di te che sfiorano o proprio non toccano la consapevolezza, e che potresti pertanto dimenticare quando tenti di vederti da fuori; e su come le tue teorie, come tutte le teorie, sono soggette a numerose forze e variabili che possono – anzi, devono – metterle in crisi.

Pensare di avere più sfaccettature e di essere pronti a mettersi in discussione: a volte il primo passo per il cambiamento parte proprio da qui.

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Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia