Titolo: Problem Solving strategico da tasca
Autore: Giorgio Nardone
Editore: Ponte alle Grazie
Voto:
Qual è il modo migliore per risolvere un problema? Il campo di studio di questa domanda è il “problem solving”, cioè lo studio dei modi in cui le persone risolvono un problema.
La disciplina principale che lo approfondisce, ovviamente, è la psicologia, che da sempre si interessa anche a capire come fanno le persone a uscire da un problema e trovare la soluzione.
Ovviamente ci sono tanti modi diversi, e in questo libro Giorgio Nardone spiega gli elementi essenziali della sua modalità, chiamata appunto “problem solving strategico”.
I 7 passi del problem solving strategico
Per arrivare da un problema alla soluzione si passa solitamente per diverse fasi, gradi, livelli o simili. Anni fa, nel mio studio delle terapie brevi, ho deciso di formarmi direttamente con Nardone, autore di questo libro, perché si era recato in California, al Mental Research Institute di Palo Alto, per studiare gli sviluppi dell’innovativo approccio di terapia breve elaborato presso quel centro – peraltro all’inizio di quest’anno sono andato io stesso a formarmi al Mental Research Institute, per studiare la Terapia a Seduta Singola con uno dei suoi fondatori, Michael F. Hoyt.
E il Problem Solving Strategico è un po’ il cuore da cui parte il suo sviluppo di tecniche e strategie terapeutiche.
Questo modello di intervento prevede 7 passi, ben descritti nel libro:
- Definire il problema: sembra assurdo, ma spesso il problema è che… non abbiamo definito il problema. Molto spesso vedo persone* che mi dicono: “Ho l’ansia” o “Ho problemi con mia moglie”. Il fatto, però, è che questa definizione è troppo vaga. L’ansia è un sintomo, non un problema. “Problemi con mia moglie” è generico, non definisce cosa c’è davvero che non va. Definire chiaramente il problema è il primo passo per poterlo risolvere.
- Concordare l’obiettivo: una volta capito il problema dobbiamo definire cosa ci farà capire che l’avremo risolto. Alcune persone mi dicono: “Voglio stare bene” o “Voglio essere felice”, o ancora “Voglio avere più sicurezza”. Ma come farai a capire di aver raggiunto la sicurezza, di essere felice o di “stare bene”? Diviene importante, allora, definire un obiettivo in termini concreti, operativi.
- Valutare le soluzioni tentate: il cuore dell’approccio del Mental Research Institute, ripreso da Nardone, è il concetto di tentata soluzione disfunzionale. Significa che ciascuno di noi, di fronte a un problema, tenta di risolverlo mettendo in atto delle soluzioni. A volte però queste non funzionano, eppure ci incaponiamo e continuiamo ad adottarle: questo non farà altro che mantenere il problema. Bisogna perciò capire quali sono queste tentate soluzioni disfunzionali e bloccarle.
- La tecnica del Come peggiorare: questa tecnica consiste nel chiedersi: “Se volessi peggiorare il problema, anziché migliorarlo, cosa dovrei fare?”. Si tratta di un approccio controintutitivo, che anziché farci pensare a “cosa fare per migliorare”, ci fa ragionare su “cosa fare per peggiorare”: questo ti permette di identificare subito se ci sono delle tentate soluzioni che stai mettendo in atto, e di evitare di metterne in atto altre.
- La tecnica dello Scenario oltre il problema: questa tecnica deriva da un altro approccio di terapia breve, detto Terapia Breve Centrata sulla Soluzione (solution-focused brief therapy) e, più in generale, dal lavoro pioneristico di Milton H. Erickson, famoso ipnoterapeuta. L’obiettivo è portare la persona a immaginare quale sarebbe lo scenario oltre il problema, così da aprire una prima finestra verso la soluzione e cominciare a proiettarsi verso di essa.
- La tattica dello scalatore (o dei piccoli passi): derivata da John Weakland, membro del MRI, che a sua volta l’aveva probabilmente appresa dal suo studio delle terapie di Milton Erickson, e che è stata poi ulteriormente evoluta nella Terapia Breve Centrata sulla Soluzione, questa tattica prevede appunto di procedere per gradi. Un errore che facciamo in molti, infatti, è pensare di scalare la montagna guardando la vetta. Bisogna invece pensare al primo piccolo passo da fare, e poi al successivo, e poi a quello dopo ancora… Tanti piccoli cambiamenti porteranno a un grande cambiamento, diceva Weakland. La particolarità di questa tecnica, però, sta nell’immaginare cosa c’è in vetta, cioè l’obiettivo; subito dopo si deve immaginare qual è il passo immediatamente precedente; e poi quello prima; e poi quello prima… finché si arriva alla situazione attuale, e si fa tutto a ritroso, un pezzetto per volta. Per approfondire questa tecnica leggi il mio articolo: Come Semplificare Un Problema: La Tecnica Dello Scalatore.
- Aggiustare il tiro progressivamente: niente è immutabile! L’errore più grande è creare una strategia e poi seguirla pedissequamente. Bisogna sempre valutare gli effetti di ciò che si fa e, in base ai cambiamenti di circostanza, fare degli aggiustamenti, divenendo capaci di modellarsi e di adattarsi, come fa l’acqua di fronte agli ostacoli che incontra lungo il suo scorrere.
Un libro pratico
Problem solving strategico da tasca è un libro molto pratico, adatto in diversi contesti. Devo dire che è uno dei libri di Nardone che preferisco, pur non trattandosi di un libro clinico. Questo perché, nella sua semplicità (il libro è davvero molto breve), spiega esattamente la logica del problem solving visto da Nardone. Capirla permette di avere un utile filo di Arianna da seguire in molte situazioni dalle quali non si riesce a uscire semplicemente perché manca una mappa chiara e accessibile.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnosi
Giorgio Nardone – Problem solving strategico da tasca (Ponte alle Grazie)
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.