Psicologia del terremoto: alcune indicazioni utili

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Psicologia Del Terremoto: Alcune Indicazioni Utili

[Le informazioni contenute in questo articolo non si sostituiscono in alcun modo alle indicazioni della Protezione Civile e degli altri organi ufficiali e di quelli specializzati nell’intervento in queste situazioni: vanno sempre primariamente seguite le loro direttive e i loro protocolli, e fatto riferimento a loro per qualunque iniziativa.]

Questa mattina abbiamo sentito il forte terremoto tra Lazio e Marche. Purtroppo si stanno ancora contando le vittime, e il disastro di Amatrice, Accumuli, Arquata del Tronto e le altre cittadine ricorda altri terremoti che hanno lasciato ferite profonde negli italiani.

Nelle ore libere di oggi ho scritto questo articolo per cercare di dare alcune informazioni sulla psicologia dell’emergenza in caso di terremoto, cioè su come affrontare ciò che è appena capitato da un punto di vista psicologico, emotivo e comportamentale.

Spero che questo articolo sia d’aiuto a chi si trova, in queste ore, a vivere in prima persona le sue drammatiche conseguenze.

Naturalmente in queste primissime ore l’attenzione principale è rivolta ad assistere le vittime, a cercare i dispersi, a ripristinare le comunicazioni vitali. Inoltre, le informazioni contenute in questo articolo non si sostituiscono in alcun modo alle indicazioni della Protezione Civile e degli altri organi ufficiali e di quelli specializzati nell’intervento in queste situazioni: vanno sempre primariamente seguite le loro direttive e i loro protocolli, e fatto riferimento a loro per qualunque iniziativa

Chiarito questo, il punto di vista psicologico può essere d’aiuto in almeno 2 modi: aiutare a contenere le reazioni a breve termine e ridurre gli effetti negativi a lungo termine.

Non sarà un articolo esaustivo: è un articolo di emergenza scritto per l’emergenza.
Ho preferito dare delle linee guida molto pratiche e sintetiche, così che sia chi ha bisogno, sia chi vuole rendersi utile, possa sapere quali sono le prime cose importanti da fare dopo un terremoto, dal punto di vista emotivo e comportamentale.

Detto questo, ti rimanderò più volte all’indicazione – decisiva – di chiedere informazioni e supporto ai professionisti presenti lì con voi, in particolare alla Protezione Civile e alle forze dell’ordine. Non è solo un consiglio di buon senso: ci sono protocolli precisi che vanno seguiti in certe situazioni per evitare rallentamenti e ostacoli.

Poi, sia le ASL che diverse Associazioni stanno organizzando, o organizzeranno a breve, delle équipe di professionisti sanitari che possano essere di aiuto in questa situazione, seguendo i protocolli della Protezione Civile. Tra loro immagino che ci saranno anche diversi  psicologi dell’emergenza, professionisti che si sono specializzati per intervenire in questi specifici casi. Sono una risorsa molto preziosa, dal momento che la nostra vita emotiva e psicologica è stata appena duramente messa alla prova.

Alcuni effetti psicologici causati da un terremoto

Dopo un terremoto molte persone possono manifestare diverse reazioni. Conoscerle è utile, perché ti dà un parametro per capire che alcuni comportamenti sono del tutto normali.

Alcune di queste reazioni sono:

  • paura che il terremoto si ripresenti
  • paura di perdere persone care
  • insicurezza o preoccupazione anche intensa per i propri beni
  • sintomi psicologici che possono disturbare la vita quotidiana, ad esempio di tipo ansioso o depressivo
  • ipervigilanza e senso di allerta
  • sonno disturbato
  • riflessioni sulla società e sulla vita, spesso pessimistiche
  • perdita di fiducia nella scienza e nei soccorsi

Naturalmente ce ne sono anche altre, ma questa panoramica ti può aiutare a capire sia certe tue reazioni, che quelle di alcune persone che hai accanto, aiutandoti a comprenderle e, quindi, a rispondere in modo corretto. Comunque sia, in caso di dubbio chiedi supporto a uno psicologo dell’emergenza e, più in generale, alla Protezione Civile e agli addetti preposti.

Le 4 fasi successive a una catastrofe

Dopo una catastrofe ambientale, come un terremoto, tra le persone si possono osservare 4 fasi:

    1. FASE EROICA: le persone e la comunità danno tutte se stesse per aiutare gli altri e la comunità al massimo delle proprie capacità, senza badare ai “costi”. Questa fase può durare da alcune ore ad alcuni giorni: è molto utile, anche se il rischio è di raggiungere alti livelli di stress che risulteranno invalidanti successivamente.

      Suggerimenti: aiutare gli altri ci fa sentire meglio. Ricordati però anche di aiutare te stesso: fai delle pause per riprenderti, non sottovalutare stress e stanchezza, e non scordarti di prenderti dei momenti per il tuo dolore. Non ne sei immune. Magari fatti sostenere da uno psicologo dell’emergenza o indicalo a chi credi ne abbia bisogno. Per aiutare gli altri devi aiutare anche te stesso. Inoltre, come già detto, non prendere iniziative personali e assicurati di seguire i protocolli o le indicazioni ufficiali.

    2. FASE DELLA LUNA DI MIELE: le persone sentono e vedono che gli aiuti stanno arrivando e si fa strada un senso di ottimismo. Essere ottimisti non è sbagliato, l’unico rischio però è se si stiano sottovalutando i danni e tutte le conseguenze, fisiche, psichiche, materiali e sociali: non bisogna essere pessimisti, ma un’ottimismo ipertrofico potrebbe portare successivamente a una disillusione profonda.

      Suggerimenti: l’ottimismo aiuta, ma facciamo anche in modo di raccogliere informazioni precise su cosa è successo e su cosa sta succedendo ancora, avendo attorno il sostegno della comunità e dei professionisti lì per noi.

    3. FASE DELLA DISILLUSIONE: realizzerai che ci vorrà molto tempo per la ripresa, che l’aiuto ha dei limiti, e che non sarà possibile tornare in tempi brevi alla vecchia normalità – anzi, molti aspetti di essa non ci saranno più. A questo punto potrebbe aumentare il senso di frustrazione, l’irritabilità, la sensazione di mancanza di aiuto, e si possono acutizzare i sintomi dovuti allo stress post-traumatico (ansia, tristezza, irrequietezza, rabbia…), mentre diminuisce il senso di comunità.

      Suggerimenti: non rimanere da solo, o in un gruppo ristretto. Trovate compagnia, fatevi forza assieme alla comunità di persone attorno e cercate sostegno dai professionisti che sono lì per voi. Bisogna ricostruire, è vero, ma si può fare, si deve fare, e ci si deve dare anche uno spazio per sfogare il dolore e l’ansia.

    4. FASE DI RISTABILIMENTO: a lungo termine, ritorna l’equilibrio. Lo sappiamo, ci vorrà un po’, forse alcuni mesi, prima che questa fase arrivi e si completi. Ma ricorda questo: fin da ora puoi costruire le basi – sia materiali che psicologiche – per essa, che daranno i loro frutti. Pensa che ora è il momento per fare tutto quello che puoi per aiutare te stesso, gli altri e la comunità a limitare i danni, poi ricucire le ferite e infine cominciare a ricostruire. Forza. E non scordarti mai che non devi essere da solo in questo: cerca supporto e fatti aiutare da amici, persone care e professionisti.

Cosa puoi fare in concreto per renderti utile

Prima di tutto, segui le indicazioni della Protezione Civile (clicca qui) e degli organi ufficiali: hanno dei protocolli precisi che aiutano a raggiungere gli obiettivi importanti nel minor tempo possibile e con la maggior efficacia possibile. Se sei in dubbio, cerca del personale specializzato e chiedi a loro cosa puoi fare e come puoi comportarti. Così potrai dare il contributo migliore ed evitare rallentamenti od ostacoli.

Detto questo, ci sono alcune linee guida che ti è utile conoscere e che ti aiuteranno a comportarti nel modo migliore per quanto riguarda la comprensione psicologica delle persone vittime del terremoto:

    • Non tutti reagiamo nello stesso modo: alcune persone sono più resilienti, sono cioè più capaci di “assorbire” l’urto di un evento catastrofico come questo terremoto (nei limiti del possibile), altre lo sono meno. Entrambe le risposte sono normali e vanno bene. Non dobbiamo necessariamente rispondere tutti con forza e coraggio. I terremoti sono eventi sconvolgenti: la persona si trova di fronte alla più catastrofica conferma di non aver controllo della propria vita, e alcuni possono reagire molto male a questo, persino manifestando sintomi acuti (attacchi d’ansia, pianto ininterrotto, senso di impotenza, pessimismo ecc.). Fai attenzione alle persone con minor risorse: bambini, anziani, disabili e persone con disturbi mentali. Fatti aiutare da uno psicologo dell’emergenza e da altri operatori socio-sanitari. Se non sai dove trovarli, chiedi alla Protezione Civile.
    • Affronta rabbia e impotenza grazie alla comunità: dopo ogni disastro ci sono forti tensioni: si vorrebbe dare una risposta immediata ma bisogna anche pianificare per bene per ridurre i rischi; in più col passare delle ore ci saranno diverse brutte notizie. Rabbia, frustrazione e impotenza sono inevitabili in questa situazione. Non rispondere in modo difensivo. Per ridurne l’intensità impegnati a promuovere il supporto locale, lavora cooperativamente con la popolazione afflitta seguendo le indicazioni degli operatori ufficiali; fatti aiutare dalla comunità e aiutala tu stesso: non immagini quanto sia fondamentale mantenere una comunità coesa e ricercare in essa l’aiuto.
    • Cerca informazioni su ciò che sta accadendo: il terremoto scuote la quotidianità, l’ordinario, il sicuro. Ti sarà veramente utile chiedere informazioni agli addetti ai lavori riguardo diverse questioni: necessità, tempi, modi per affrontare problemi attuali, indicazioni di diverso genere, informazioni per capire il proprio stato emotivo e quello dei propri cari. Invece, è del tutto da evitare di dar credito a chiacchiere e mitologie, sia negative che positive: non faranno altro che creare malessere, illusioni, malcontenti e disagi.
    • Dai una mano e incoraggia (ma non costringere) gli altri a farlo: dopo una catastrofe, dare una mano aiuta la percezione di auto-efficacia e di efficacia della comunità, riducendo il senso di impotenza e aumentando l’idea che qualcosa si può fare. Ci saranno comunque tensioni e conflitti che non possono essere evitati, ma partecipare (se ce la si sente) alle attività della comunità (che non significa solo “soccorrere i feriti”: ci sono decine di cose importanti da fare) è un ottimo modo per sentirsi meglio e affrontare con più forza il momento.
  • Ristabilisci degli elementi di quotidianità e aiuta a ristabilire quelli della tua comunità: ovviamente questo punto lo inserisco volutamente alla fine, poiché ci vuole un po’. Ma in realtà fin da subito, anche mentre altri operatori sono intenti nelle operazioni di soccorso, si può cominciare a fare qualcosa. Il punto, comunque, è quello di ripristinare certi processi quotidiani: la vita sociale, il lavoro, la scuola, le funzioni religiose e tutte le attività che si svolgono nelle comunità. Farlo aiuta a ritrovare un prezioso senso di orientamento laddove c’è solo caos e sconvolgimento. E questo va fatto anche se si sta abitando in strutture temporanee. Aiuterà a ridurre lo stress e a sopportare meglio fatica, rabbia e dolore.

I bambini, gli adolescenti e il terremoto

I bambini sono un gruppo ad alto rischio, perché hanno meno risorse per affrontare pensieri ed emozioni derivanti dalla catastrofe vissuta. Bisognerebbe dedicare molto spazio a loro, ma il tempo mi impone di essere sintetico perciò, ancora una volta, ti invito a rivolgerti agli psicologi per farti aiutare nel loro supporto emotivo e comportamentale, e ovviamente a medici e infermieri per quello fisico.

In particolare, nei bambini da 1 a 5 anni possono manifestarsi sintomi come:

  • paura di separarsi dai genitori
  • paure varie: degli stranieri, dei mostri, di certi animali ecc.
  • disturbi del sonno

Quelli tra i 6 e gli 11 anni possono raccontare ripetutamente, tramite la narrazione o il gioco, parti del disastro: è una loro strategia per gestire l’ansia ed elaborare quanto avvenuto.

Più in generale, alcuni comportamenti di molti bambini in seguito a un terremoto possono essere:

  • problemi del sonno
  • paura del buio
  • irritabilità
  • comportamenti aggressivi
  • ansia di separazione
  • rifiuto di andare a scuola
  • cambiamenti generali in atteggiamenti, comportamenti e nell’umore

Il mio consiglio, nel momento in cui certi cambiamenti ci sembrano perdurare, o anche nel momento in cui non ti dovessi sentire in grado di aiutarli, o semplicemente per avere preziose informazioni pratiche, è quello di chiedere informazioni a degli psicologi dell’emergenza: sapranno dirti cosa fare, e di sicuro ce ne saranno alcuni particolarmente esperti nel lavoro con i bambini.

Negli adolescenti, invece, possono manifestarsi segni e sintomi più simili a quelli dell’adulto. In particolare, più avanti nel tempo possono manifestare irritabilità, alti livelli di aggressione e atteggiamenti di sfida. Anche in questo caso, uno psicologo dell’emergenza può darti preziosi consigli. Unitamente a ciò, il supporto dei loro insegnanti e dei loro compagni è davvero prezioso.

Conclusione

Ancora una volta ti faccio un invito: fatti sostenere da dei professionisti e segui le indicazioni della Protezione Civile. Così come non ci si improvvisa pompieri, è bene essere guidati da persone esperte, anche per supportare il benessere psicologico e sociale proprio e degli altri. Sappi che in situazioni come queste il 5-10% delle persone (quindi 1-2 persone ogni 20, non proprio poche) potrebbe sviluppare una reazione depressiva o forti disturbi d’ansia, e molti svilupperanno stress post-trauma (se non un vero e proprio Disturbo post-traumatico da stress). 

Detto questo, sono convinto che, se te la senti, potrai fare molto, per te, gli altri e la tua comunità. Forza.

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Numeri utili

Protezione civile: 800 840 840
Numero emergenze: 112
Numero per donare 2€ (SMS o chiamata da rete fissa): 45500

Bibiliografia di riferimento

Farberow, N. L., & Gordon, N. (1981). Manual for Child Health Workers in Major Disasters. Washington, D.C.: U.S. Government Printing Office.
Gioffré, G. (2012). La psicologia dell’emergenza e il triage psicologico. (online).
Rai News (24 08 2016). Cosa fare durante un terremoto.