“Ma di preciso cosa fa uno psicologo?”
La domanda del secolo… scorso. Adesso, purtroppo, la risposta comincia a essere più chiara per tutti. “Purtroppo” perché è una riposta distorta da alcuni articoli, programmi TV e vecchie ideologie.
D’altronde la colpa è in parte di noi psicologi: continuiamo a parlare di attacchi di panico, disturbo bipolare, eiaculazione precoce e compagnia senza chiederci l’impatto di queste etichette sugli ascoltatori.
Se circola l’idea che l’ansia si può cancellare definitivamente come una macchia dalla finestra, chi non ci riesce si sentirà quantomeno inadeguato (e qui mi ricordo quanto diceva Jung: “Portatemi una persona sana di mente e la curerò per voi”).
E non possiamo neanche lamentarci se alcune persone preferiscono rivolgersi ad altre figure, se manteniamo viva la concezione di un percorso terapeutico necessariamente lungo anni, o che deve sempre e comunque scomodare improbabili ricordi di presunti traumi infantili – l’ultima l’ho sentita qualche settimana fa, quando una collega dichiarava in un programma TV che dietro ogni anoressia c’è una violenza sessuale infantile: informazione quantomeno anacronistica.
Si può fare qualcosa?
“Ok, siamo spacciati o qualcosa si può fare?”, chiederà un lettore giustamente irritato.
Qualcosa si può fare.
Prima di tutto, informarsi. E su questo mi spreco poco: sia perché siamo nell’epoca di internet, sia perché se sei già su queste pagine…
In secondo luogo, scegliere. Mi spiego. Se vai dal medico e non ottieni risultati soddisfacenti, chiedi il sacrosanto “secondo parere” a un altro medico. E lo stesso fai col dentista, con l’idraulico, col meccanico, con l’avvocato.
È vero, è fastidioso dover cambiare professionista, soprattutto se a quello precedente hai già pagato diverse parcelle: ma la scelta è tra rimanere ancora per un tempo indefinito col problema, o provare a risolverlo. Per lo psicologo non dev’esserci un’eccezione. “Ma lo psicologo mi dice che per risolvere il problema ci vuole più tempo di un’igiene orale”.
Problemi e problemi
Vero, e falso. Innanzitutto ci sono problemi e problemi: ridipingere una stanza è ben diverso da ristrutturare tutta casa. Allo stesso modo, alcuni problemi richiedono più tempo, ma altri decisamente meno – gli articoli citati in bibliografia riportano degli esempi.
Ok, definiamo chiaramente il “meno”: in media 10-20 sedute. Per tenerci larghi.
Diverse problematiche (per esempio alcune di natura ansiosa) vengono trattate da specialisti di approcci terapeutici come quello strategico in una media di 7-10 sedute. Tutto riportato in bibliografia.
Addirittura, il Dott. Moshe Talmon ha scritto diverse opere sulle single-session therapy (terapie di una sola seduta), fondando nel 1991 a Herzlia, in Israele, il Center For Single-Session and Brief Therapy a dimostrare che ci sono problematiche – forse meno complesse della schizofrenia, ma decisamente comuni – per le quali basta una seduta, esattamente come succede per tutta una serie di difficoltà trattate da medici, dentisti, avvocati…
Terapie e tempi brevi
Stabilire con chiarezza e precisione la durata di un rapporto terapeutico non è sempre facile; d’altronde parliamo di una lavoro su e con la persona, non di un pezzo meccanico da sostituire o di un farmaco da somministrare, ma è almeno dagli anni ’60 che esistono terapie che lavorano per obiettivi precisi e in tempi brevi, quindi passare un lungo periodo in terapia senza vedere risultati concreti, apprezzabili, durevoli, può essere un indicatore utile per chiedere una seconda opinione.
Questa affermazione piacerà a molti colleghi e non piacerà ad altri, ma mi rifaccio a ciò che diceva il Dr. D. D. Jackson, fondatore del Mental Research Institute: “Non esistono pazienti impossibili, solo terapeuti incapaci”, dove “incapace” non è un’offesa, ma una dichiarazione dei limiti umani di chiunque.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
Riferimenti bibliografici
De Shazer, S. et al. (1997). Terapia breve: uno sviluppo focalizzato sulla soluzione. In P. Watzlawick e G. Nardone, Terapia breve strategica (pp. 131-152). Milano: Raffaello Cortina.
Nardone, G., Watzlawick, P. (1990). L’arte del cambiamento. Milano: Ponte alle Grazie.
Nardone, G., Watzlawick, P. (2007). La ricerca sui risultati della terapia breve strategica. In P. Watzlawick, Guardarsi dentro rende ciechi (pp. 252-266). Milano: Ponte alle Grazie.
Talmon, M. (1996). Psicoterapia a seduta singola. Trento: Centro Studi Erickson.
Weakland, J.H. et al. (2007). La terapia breve focalizzata sui problemi. In P. Watzlawick, Guardarsi dentro rende ciechi (pp. 125-159). Milano: Ponte alle Grazie.
P.S.: la prossima settimana, giovedì 1 febbraio, torna “Aperitivo con lo Psicologo” a Monterotondo. Trovi maggiori informazioni nella sezione Eventi di questo sito o nella pagina Facebook!