Quanto è reale la realtà?

Cos’è che accade realmente attorno a te?

Vedi delle cose, rifletti su di esse, crei dei significati. Ma c’è differenza tra “cose” e “percezione delle cose”.

Ti è mai capitato di scordare di avere gli occhiali sul naso?
A un certo punto te ne accorgi, li togli e per un attimo osservi le differenze tra ciò che vedi ora e ciò che vedevi un attimo prima.

Ma se non potessi toglierti quegli occhiali?

E se, inoltre, fossi consapevole di non poterlo fare?

Allora sapresti che il modo in cui percepisci il mondo è filtrato dalle lenti che porti: un mondo “vero” c’è, ma sai che ne stai vedendo un’immagine un po’ diversa, un po’ sfumata, un po’ filtrata da quelle lenti che non puoi togliere. Un’immagine soggettiva, insomma.

Questo accade con la mente, che non può fare a meno di filtrare il “vero mondo”. E a vari livelli: a livello della sensazione, poi a quello della percezione, fino a quello della cognizione. Tutto viene tinto di volta in volta di colori particolari, i colori delle lenti che hai e che non puoi togliere – ma che col tempo, con gli anni, con l’esperienza, con la consapevolezza, si modificano, quello sì: non si possono togliere, ma si modificano.

Allora puoi chiederti:

«Cos’è vero? O meglio, come faccio a conoscere veramente una cosa, se quella è filtrata dalla mia mente? È come se davanti agli occhi avessi il sole, ma lo guardassi con lenti verdi: il sole mi apparirebbe verde, ma visto che quelle lenti le ho sempre avute e non le posso togliere, io non saprò mai qual è il suo vero colore.

Magari prima lo vedevo di un verde più chiaro, magari domani lo vedrò di un verde più scuro, o magari prima lo vedevo più piccolo e domani più grande, o prima più ovale e domani un po’ più tondo – e tutto questo perché le mie lenti, come detto, si modificano col tempo – ma come in realtà è quel sole, cioè quel sole percepito senza le mie lenti, io non lo saprò mai, perché le mie lenti non le posso togliere.

Insomma, non posso ‘togliermi un attimo la mente’ e percepire, sentire, conoscere il mondo così com’è senza il filtro della mente.»

«Ma allora» puoi continuare, «anche il significato che do alle cose è filtrato dalla mia mente. Quando esprimo un parere, un giudizio, quando dico ‘questa cosa è così’, in realtà lo dico perché sono le mie lenti che me la fanno vedere così.

O meglio, le mie lenti me la fanno percepire e sentire in un modo (verde e calda, per esempio), e su quella percezione e su quella sensazione io ci costruisco dei significati – perché se la percepissi blu e fredda ne costruirei altri, o se la percepissi nera e tiepida altri ancora, e così via.»

Proprio così. Le lenti non possiamo toglierle, non possiamo cioè ragionare sul mondo per come è, ma possiamo ragionare sul mondo per come ci appare. Però di questo puoi esserne consapevole. Puoi essere consapevole di avere delle lenti che non si possono togliere.

«Gran bel vantaggio. Ora che so di vedere sempre un’immagine soggettiva del mondo, e non la realtà oggettiva delle cose, come faccio a sapere come devo comportarmi? Prima mi comportavo in base ai significati che davo alle cose, perché credevo esistessero dei punti fermi, inequivocabili, indiscutibili a cui riferirli. Ora scopro che quei punti sono così perché io – e altre persone, certo – li vediamo così, ma che questo non significa che siano davvero così.»
Ernst von Glasersfeld, filosofo scomparso neanche un anno fa che si è occupato a lungo di tali questioni, probabilmente direbbe che puoi pensare alla realtà in termini operativi, cioè alle azioni che puoi fare con essa così come tu la percepisci, in base agli scopi che hai.

“Del sole puoi non sapere molte cose relative alla sua vera essenza” direbbe von Glasersfeld (che puoi leggere nel bel libro La realtà inventata, a cura di Paul Watzlawick), “ma hai scoperto che ti può scaldare, o asciugare. Anziché chiederti come stanno veramente le cose, puoi chiederti cosa puoi fare con le cose così come le percepisci. Se pensi che un certo modo di comportarti è giusto, ora sai che lo è in base alle tue lenti: potrebbe non essere giusto per qualcuno con lenti diverse dalle tue. Ciò che ti occorrerà, è la consapevolezza operativa delle tue azioni e dei tuoi pensieri, cioè la consapevolezza che essi non sono veri in assoluto, ma veri per lo scopo che ti sei preposto”.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

Letture consigliate
Watzlawick, P.
(1978). La realtà della realtà. Confusione, disinformazione, comunicazione. Roma: Astrolabio.
Watzlawick, P. (a cura di). (1981). La realtà inventata. Contributi al costruttivismo. Milano: Feltrinelli.