“Le parole sono come pallottole”. Lo diceva Wittgenstein, ed è effettivamente così.
Cosa si può fare con le parole?
Se sei su questo blog la prima risposta è semplice: terapia. La “cura delle parole” ormai è consolidata da ricerche e studi rigorosi, arrivati a dimostrare la capacità della psicoterapia di provocare cambiamenti a livello neuronale. Niente farmaci, solo parole, che ci indicano come cambiare, come stare meglio, come superare le difficoltà, come accendere un fuoco quando tutto intorno è buio.
Ma il potere delle parole è usato da tempo. Ciò che ha un nome ha un’anima, una forte energia interna, tanto che Re e cavalieri davano il nome alle loro spade, dato che “nominare” viene da “nome”, con la particella no che sta per “conoscere”, distinguere da altro, dargli una sua realtà specifica.
Oggi sappiamo che ogni parola scatena una serie di associazioni, la maggior parte delle quali inconsapevoli. Per questo scegliere le parole giuste è un lavoro impegnativo, sì, ma formidabile negli effetti. Basti pensare che una tecnica comunicativa spesso usata in terapia (e non solo) è quella del ricalco linguistico, dove – volendo dirla in estrema sintesi – si usano le stesse parole di chi si ha di fronte per rendergli più familiare il messaggio, per descrivergli la realtà secondo le sue modalità di percezione.
Un libro fresco di stampa che ci fa riflettere su simili considerazioni è “Alle radici del cambiamento”, scritto dal mio amico e collega Francesco Pagnini e dallo psicoterapeuta esperto in comunicazione Matteo Rampin. I due autori hanno esplorato i nuclei di una serie di parole, risalendo alle loro radici etimologiche e descrivendone le differenti manifestazioni, per farci ragionare su come parole anche lontane siano in realtà contagiate dallo stessa radice.
Così, ad esempio, la particella as si ritrova in ciò che brucia: nell’ardere del fuoco fino all’ardore della passione, che se divampa troppo in fretta finisce per divenire arida, consumata, spenta.
E che dire della fiducia reciproca necessaria a una coppia di fidanzati per rimanere assieme, esclusa la quale si crea una diffidenza che può sfociare nella perfidia senza regole?
Le parole, dicevamo, sono come pallottole. Capire come usarle vuol dire avere la pistola dalla parte del manico, per imparare a metterla nella fondina ed evitare stragi non volute.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Riferimenti bibliografici
Pagnini, F., Rampin, M. (2012). Alle radici del cambiamento. Asolo: Aurelia Edizioni.
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