Luglio. Vacanze, mare, costume… dieta. Non che sia fondamentale aspettare luglio (o le vacanze, o il mare, o il costume) per mettersi a dieta. Né dobbiamo pensare che questa sia una prerogativa delle donne, o di chi vuole mettersi in mostra su una spiaggia.
In questi giorni nella mia newsletter (a cui ci si può iscrivere da questa pagina) darò dei consigli proprio sull’argomento.
D’altronde ci si mette a dieta per un milione di motivi. E non c’è niente di male. Avere un corpo che ti piace ti può dare più sicurezza, farti sentire meglio con te stesso: d’altronde perché dovrebbe piacerti un corpo… che non ti piace?
In più, indubbiamente, se ti senti meglio fisicamente questo influenza direttamente il tuo umore. E, infine, non c’è niente di male a sentire gli apprezzanti sguardi degli altri soffermarsi su di noi.
Insomma, seguire una dieta, anche solo per piacersi un po’ di più, non è affatto una cattiva idea.
Ma perché è così difficile seguire una dieta?
I motivi sono tanti e ne ho parlato in diversi articoli (ad esempio Resistere Alle Tentazioni).
Oggi userò l’appuntamento che dedico alle Storie per presentarne una che tocca un argomento particolare. Ti basti pensare che il titolo di questa storia, raccontata nel libro La dieta paradossale, è La tentazione irresistibile.
Scoprirai, dal caso raccontato, come la tecnica utilizzata per vincere l’irresistibile tentazione fu proprio quella di cedervi.
Buona lettura,
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
«Era una donna elegante e raffinata ma quei cinque, sei chili di troppo la rendevano un po’ goffa, anche se lei aveva cura di nasconderli dietro un abbigliamento adatto alle sue forme. Mi disse di essere venuta a conoscenza dei miei metodi per via del suo ruolo professionale di manager in una grande azienda per la quale il nostro Centro aveva curato un percorso di formazione alla comunicazione e Problem Solving Strategico. Si era decisa a chiedere il mio aiuto in quanto le era insopportabile non solo avere dei chili in più, ma, soprattutto, essere incapace di controllare la sua tendenza a mangiare cioccolato e dolci al di fuori dei pasti. Indagando nel suo problema, infatti, emerse che lei era capace di organizzarsi un’alimentazione sana e corretta all’interno dei pasti, ma che durante la giornata finiva senza via di scampo in una pasticceria a godersi i pasticcini. Non si trattava di abbuffate ma di normali porzioni di pasticcini che tuttavia, essendo una pratica quotidiana, non le permettevano di mantenere la linea. Quando le indicai la dieta paradossale, lei mi chiese atterrita se questo significasse sostituire alla sua sana alimentazione i pasticcini. Ma ciò che la sconvolse di più non fu la mia risposta affermativa, ma la prescrizione successiva: ogni volta che avesse mangiato qualcosa al di fuori dei tre pasti doveva impegnarsi a mangiare cinque volte tanto.
Mi disse che tutto questo le sembrava davvero folle, ma che comunque, siccome aveva fatto un lungo viaggio per venire da me, avrebbe provato a seguire le mie sorprendenti indicazioni.
Tre settimane dopo la manager mi racconta, sorpresa, l’evolversi della vicenda. I primi tre giorni si era concessa pasticcini, torte e cioccolata a tutti i pasti, senza ovviamente mangiarli in altre occasioni. Il desiderio travolgente appariva sedato e così aveva ricominciato a seguire la sua abituale alimentazione. Ma dopo qualche giorno il “raptus” pomeridiano la colse di nuovo, si ritrovò in una delle sue amate pasticcerie e cominciò a mangiare la sua usuale porzione e poi procedette, secondo la mia prescrizione, a mangiare cinque volte tanto. L’esperienza fu per lei davvero correttiva, poiché man mano che mangiava i pasticcini, questi da piacevoli si trasformavano in sgradevoli. Tanto che per giungere alla dose stabilita dovette sforzarsi molto, fino al completo disgusto. Da quella volta non aveva più fatto soste in pasticceria, anzi al solo pensiero provava un senso di rifiuto. Aveva però apportato una variazione alla sua dieta quotidiana introducendo piatti più gustosi di quelli ritenuti giusti perché sani. Ma la cosa più incredibile era il fatto di essere dimagrita due chili.
Insieme valutammo come avesse ridotto senza restrizioni l’effettivo apporto calorico giornaliero. Tutto ciò le sembrò una sorta di magia, in quanto non si era dovuta sforzare per tenere sotto controllo la sua alimentazione. Sulla scia di questa scoperta sorprendente fu poi semplice indicarle di procedere mantenendo questa rotta, ma aggiungendo che non sarebbe stato male inserire nei pasti un dolcetto ogni tanto.
Dopo due mesi l’elegante signora sfoggiò un abito attillato che evidenziava la sua linea. Nell’arco dei mesi successivi il suo peso e il suo equilibrio alimentare si stabilizzarono: si concedeva dolci e caffè al mattino, pasta o riso, verdura e frutta a pranzo e carne o pesce con verdura o frutta alla sera e un cioccolatino per chiudere.
L’ultima volta che l’ho incontrata mi ha portato come dono una splendida confezione di prelibatezze dalla sua pasticceria preferita.»
Nardone, G. (2007). La dieta paradossale. Milano: Ponte alle Grazie, pp. 96-98.