Recentemente ho tenuto un incontro a Monterotondo, all’interno di un ciclo di seminari dedicati alla coppia*. Il mio intervento si rivolgeva a chi, dopo una rottura, si ritrova single, costretto di nuovo a fare i conti con se stesso e con una realtà per certi versi nuova: è come se, in quel momento, un terremoto avesse devastato ciò che aveva attorno e, adesso, deve ricostruire dalle macerie una nuova vita.
«Parli di riiniziare una nuova storia?».
Se è questo che vuoi. Ma in generale, di riiniziare da te.
«Come?».
Nel mio incontro ho descritto un percorso preciso, che qui riassumo in 3 passi, aiutato dal pensiero di psicologi, scrittori e grandi personaggi della storia.
1) “Evita il pericolo”: Marcel Proust diceva che il vero viaggio non è scoprire nuove terre, ma avere nuovi occhi. Ritrovarsi single è una situazione spiacevole per i più ed è sacrosanto farsi le proprie due settimane di pianto: ma dopo devi aprire gli occhi e spalancare la porta di casa.
Il primo ministro Winston Churchill un giorno affermò: “Un pessimista vede la difficoltà in ogni opportunità; un ottimista l’opportunità in ogni difficoltà”.
Troverai sempre qualcosa, nella vita, che si incastrerà tra il tuo obiettivo e te, tanto che a volte dovrai persino cambiare obiettivo, o percorrere una nuova strada imprevista. Tutto, però, sta nel non fermarsi: quello è il pericolo.
«Ma il dolore a volte è insostenibile».
Vero.
Milton Erickson, il più importante ipnoterapeuta del ‘900, visse gli ultimi anni della sua vita tra atroci dolori. Quando un suo allievo gli chiese come facesse, quale tecnica speciale usasse per non provare dolore, lui gli rispose semplicemente: “A un certo punto ho dovuto prendere una scelta: o vivere una pessima vita per via del mio dolore, o vivere al meglio delle mie possibilità nonostante esso”.
2) “Chiediti cosa stai facendo (di sbagliato)”: spesso non ce ne rendiamo conto ma è proprio ciò che facciamo a mantenere la situazione nello stato di cose attuali (o a impedirgli di evolversi).
Richard Bandler ha detto che se tutto ciò che stai facendo non funziona, non ti aiuta, allora devi tentare qualcosa di completamente diverso: avrà molte più possibilità di portarti a un risultato. Osserva la tua giornata e chiediti: “Cosa potrei fare, oggi, per peggiorare – anziché migliorare – questa giornata? Per renderla peggiore rimanendo incastrato nei miei problemi?”.
Questa domanda paradossale viene utilizzata all’interno di molti contesti terapeutici e di coaching, perché ti permette di identificare tutte quelle cose che stai facendo (o che potresti fare) e che peggiorano la tua situazione, o che comunque la mantengono nello stato di cose attuale. Una volta trovate avrai di fronte una maggiore chiarezza e la possibilità di tentare il primo passo.
3) “Impara ad agire”: un grande filosofo di nome Heinz von Foerster sosteneva che è impossibile sapere veramente come stanno le cose, qual è “la realtà”. Potresti chiederti se una scelta da fare sia giusta o sbagliata, se porterà a dei risultati oppure no, senza arrivare a una conclusione certa.
Von Foerster diceva allora: “Se vuoi vedere, impara ad agire”. Puoi avere conferma o meno di ciò che pensi passando all’azione: rimanere in un angolo buio preda dei tuoi fantasmi non ti poterà da nessuna parte. Rinunciare, come diceva Honoré del Balzac, equivale a scegliere un lento suicidio quotidiano.
«Ma da dove parto?».
Da qualcosa di piccolo, un primo passo che dia inizio a un nuovo viaggio di scoperta. Nei fatti questo significa fare qualcosa che non fai, o smettere qualcosa che ti danneggia. Fare qualcosa di semplice, di molto concreto e di continuativo, affinché la tua barca si disincagli dalla secca e il viaggio di scoperta cominci.
«E se le emozioni e le sensazioni che provo sono troppo forti, se mi schiacciano?».
Allora prova a rivolgerti a uno psicologo, per avere insieme la possibilità di farti riprendere la tua rotta.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
Per approfondimenti:
Nardone, G. (1998). Psicosoluzioni. Milano: BUR.
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*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.