Molti atleti ci sono passati: un momento, un periodo, a volte un lungo pezzo di vita in cui un blocco impedisce di dare il massimo o persino di gareggiare. Perché? E come superare questi ostacoli?
L’atleta conosce l’importanza dell’hic et nunc, il qui ed ora, il momento presente in cui dev’essere completamente concentrato, in contatto con se stesso e con il proprio corpo, ma anche centrato con ciò che gli accade attorno, con chi ha accanto – o di fronte – e con l’obiettivo da raggiungere.
Se interferiscono elementi di disturbo le sirene d’allarme si accendono, se il contatto con le parti di sé necessarie a ingaggiare e superare la prova è labile, le possibilità di successo si riducono.
Oggi vediamo 8 problemi e 8 soluzioni per le difficoltà nello sport e nelle performance atletiche.
Blocchi e problemi della performance
Ci sono molti motivi per cui ci si può bloccare o comunque avere dei problemi a svolgere una performance sportiva.
A volte i problemi insorgono fin dalla fase di allenamento, dove non si riesce a raggiungere lo stato o il risultato desiderato.
Altre volte si manifestano solo durante la performance, mentre le fasi preparatorie erano state soddisfacenti o addirittura eccezionali.
Aspettative, stress, paure… come detto, i motivi che possono indurre un blocco nella performance sportiva o comunque una riduzione degli stessi sono molti. Il Prof. Burt Giges, Past-President dell’Association for Applied Sport Psychology, ha riassunto 8 problematiche generali in cui possono incorrere gli sportivi. Le ho trovate molto interessanti e qui sotto le ho tradotte e riportate aggiungendo delle mie considerazioni pratiche tratte dagli studi nelle terapie brevi.
8 problemi e 8 soluzioni per atleti e sportivi
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- Sicurezza e stima di sé: è facile intuire come lo sport, mettendo l’atleta in competizione con gli altri (e con se stesso), richieda una sicurezza e una stima di sé elevati. Se alla base ci sono delle crepe in questi due elementi della personalità diventerà difficile riuscire a dare il massimo, come se una voce interiore fosse sempre pronta a comunicare: “Non sei in grado”.Soluzione: non si “ha” una bassa o un’alta autostima, la si costruisce. È quindi obbligatorio cominciare a mettere nero su bianco, magari con l’aiuto del coach (i più preparati sanno farlo benissimo), le proprie competenze. Quella che va sviluppata è proprio la consapevolezza di sé che, seppur non deva diventare ipertrofica, necessita di un esame positivo delle proprie risorse e dei propri punti di forza. Tutti ne abbiamo.
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Pensieri negativi: per uno sportivo è facile incorrere ne l’errore di criticare l’errore. Ogni volta che sbaglia, che non raggiunge un obiettivo o che la performance è sotto le aspettative, può partire la critica, il rimprovero, la punizione. Purtroppo il pensare negativamente incide su autostima e senso di autoefficacia, oltre ad accrescere rabbia e frustrazione.
Soluzione: il famoso pensiero positivo è di aiuto. Non deve trasformarsi in uno sciapo ritornello di frasi pseudo-motivanti (“Ce la puoi fare!”, “Sei il numero 1!”), ma in un’attitudine concreta ad apprezzare i propri miglioramenti, i risultati, l’impegno e la fatica impiegati.
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- Motivazione e impegno: qual è la motivazione a partecipare a una gara? Diamo per scontato che l’atleta voglia sempre e comunque partecipare o superare una determinata prova, quando in realtà, in determinati casi, possono esserci differenti motivi per non volerlo fare. Quando la motivazione si riduce, l’impegno fa altrettanto, e le performance non raggiungono il livello desiderato.Soluzione: diventa importante identificare le motivazioni alla base delle proprie decisioni, delle direzioni che si vogliono prendere e delle mete che si vogliono raggiungere, dandosi il giusto spazio per rifletterci, magari insieme al proprio coach e alle persone importanti o che si ritengano possano essere d’aiuto. Si tenga presente che per chiunque le motivazioni possono cambiare nel corso del tempo e può diventare necessario rifocalizzarle.
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- Definizione dell’obiettivo: nello sport, così come in molte altre discipline e attività, non ci si può limitare a dire “Fai del tuo meglio!” Gli obiettivi servono a capire dove si vuole arrivare, quanto è necessario investire, quanto siamo distanti dalla meta. Senza un lavoro sugli obiettivi, nel breve termine si rischia di fare troppo (obiettivo sovrastimato) o troppo poco (obiettivo sottostimato), e nel lungo termine si rischia di girare senza una meta.Soluzione: un lavoro sugli obiettivi è fondamentale. L’atleta deve fermarsi e riflettere sui suoi obiettivi a breve, medio e lungo termine, che vanno dal prossimo risultato da ottenere durante le prove fino alla meta da raggiungere entro un certo numero di mesi e anni. In questo senso, è bene che gli obiettivi siano definiti in modo molto concreto: “Saltare più in alto”, “Diventare più bravo” o “Vincere le gare” non sono obiettivi ben costruiti.
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Attenzione e concentrazione: le performance sportive richiedono una capacità di focus interno notevole, una presenza mente-corpo su ciò che si sta facendo che non può lasciarsi sottrarre spazio dalle distrazioni. Queste possono essere dovute a cause interne (stati d’animo, condizioni psico-fisiche ecc.) o esterne (eventi disturbanti più o meno connessi alla vita dell’atleta). Inoltre, l’atleta deve anche essere in grado di concentrarsi sulla realtà esterna, avere cioè un focus esterno che gli permetta di avere una chiara consapevolezza di cosa e di chi c’è attorno a lui durante la performance e di come sta agendo, cogliendone dettagli più o meno ampi.
Soluzione: eliminare le distrazioni, discriminare gli stimoli importanti da quelli irrilevanti, concentrarsi per ottenere il massimo sono tutte caratteristiche chiave per l’atleta, che deve imparare a svilupparle, e a contrastare ciò che lo porta alla distrazione. Ci sono molti modi per farlo, oltre a una disciplina mentale. Tanto per citarne uno, l’immaginazione guidata attraverso l’ipnosi è una tecnica che si è visto ottenere ottimi risultati con gli atleti.
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- Stress e ansia: è davvero facile immaginare sia quanto stress e ansia siano due componenti molto presenti nella vita dell’atleta, sia il perché lo sono, sia in che modo vadano a inficiare le sue prestazioni.Soluzione: fino a un certo livello stress e ansia vanno bene, perché aiutano a dare il meglio di sé. Oltre quel livello, però, diventano disfunzionali e bisogna pertanto imparare a controllarli. I modi per farlo sono davvero tanti e piuttosto semplici da imparare sotto la guida di qualcuno. Tanto per fare un esempio, le diverse tecniche per promuovere il rilassamento psico-corporeo sono spesso più che utili (anche queste usate fin da sempre in ipnosi). Attenzione però: si trovano molti modelli nei libri o sul web e si può provare ad applicarli; si tenga solo presente che quando quei modelli “standard” non danno gli effetti che ci si aspetta dipende probabilmente dal fatto che è necessario adattare la tecnica all’individualità unica della persona (o di pensare una tecnica del tutto nuova fatta apposta per lei).
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- Abilità di coping: coping è una parola inglese che, in termini generali, potremmo tradurre come “strategia di adattamento”: sono tutte quelle capacità individuali grazie alle quali riusciamo a fronteggiare delle situazioni difficili. A stress e ansia, visti sopra, si aggiungono una gran quantità di problematiche che l’atleta dev’essere in grado di affrontare. Elencarle sarebbe impossibile, perché dipendono dalla persona, dalla sua storia, dal suo presente, dallo sport che pratica, dal contesto in cui lo pratica ecc. Senza un buono sviluppo delle proprie capacità di coping, gli stress a cui è sottoposto l’atleta rischiano di soverchiarlo.Soluzione: le abilità di coping sono tante perché possono riferirsi a tante difficoltà: gestione del tempo, controllo delle emozioni disturbanti, costruzione della sicurezza di sé, evitamento dei pensieri negativi, gestione delle situazioni avverse, superamento delle delusioni… Anche in questo caso, l’atleta deve lavorare su se stesso per potenziarle e spesso le tecniche devono essere adattate alla sua persona.
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Eccessi e burnout: infine, alcuni atleti spesso vanno incontro agli eccessi (di allenamento) e al burnout. I primi consistono nel chiedere troppo a mente e corpo, a volte come risposta a una sconfitta. Il secondo può esserne una diretta conseguenza, ma può anche derivare da un eccesso di pretese (un numero semplicemente troppo elevato di gare e performance per un lungo periodo, un coinvolgimento eccessivo che non lascia spazio ad altro, una richiesta costante di essere al massimo ecc.). I risultati negativi sono tanti: esaurimento, spossatezza, irritabilità, ansietà, depressione, nonché sintomi fisici come perdita/incremento dell’appetito, sonno irregolare, sintomi gastrointestinali ed aumentata possibilità di ammalarsi o di incorrere in infortuni.
Soluzione: la soluzione migliore è la prevenzione, in modo tale che l’atleta sia in grado di tenersi lontano dagli eccessi: raramente “di più” è “meglio”. Se però si è già caduti nel burnout, bisogna provare innanzitutto a staccare la spina e a ripristinare, con disciplinata gradualità, livelli di coinvolgimento più sani. Se poi non si riesce a risolvere il problema neanche così, è bene pensare di rivolgersi a uno psicologo che guidi l’atleta nella riconquista delle sue capacità.
Conclusioni
Come anticipato, questi sono solo alcuni aspetti legati ai blocchi e alle difficoltà sportive, ma come punto di partenza li ritengo davvero molto pratici e utili per chi, anche a diversi livelli, è impegnato con tutto se stesso in un’attività sportiva o agonistica.
Purtroppo mancano testi in italiano del Prof. Giges, ma per chi fosse interessato un libro che mi è sembrato essere semplice e interessante è quello di Maria Paola Brugnoli, Tecniche di mental training nello sport, che si concentra soprattutto sull’aiutare l’atleta a gestire stress, ansia e pensieri negativi, nonché a focalizzare attenzione e concentrazione.
Quando libri o esercizi fatti da soli non bastano è utile, anche consigliandosi con il proprio coach o allenatore, individuare uno psicologo che tratta questo tipo di problematiche, poiché si rivelerà una guida preziosa e un facilitatore in grado di aiutare l’atleta a uscire dall’impasse utilizzando e riscoprendo le proprie risorse. Se vuoi, puoi usufruire anche della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve Strategica
e Ipnosi
Per approfondimenti:
Brugnoli, M. P. (2012). Tecniche di mental training nello sport. Vincere la tensione, aumentare la concentrazione e la performance agonistica. Milano: red!
Giges, B. & Petitpas, A. J. (2000). Brief contact interventions in sport psychology. The Sport Psychologist, 14, 176-187.
Giges, B. & Rosenfeld, E. (1976). Personal growth, encounter, and self-awareness groups. In M. Rosenbaum and A. Snadowsky (eds.), The Intensive Group Experience, pp. 87-110. New York: Free Press, Macmillan.