Come dice il premio Nobel Henry Kissinger: “Non posso avere una crisi da stress la prossima settimana: la mia agenda è già piena”.
Avete sentito le recenti notizie (che in realtà vanno avanti già da qualche anno) riguardanti Compagnie e Aziende che adottano orari di lavoro ridotto?
«Cioè il part-time?»
No, parlo proprio di una nuova logica, che sta lentamente ma progressivamente venendo a galla, per la quale si sta tendendo a superare il concetto di “8 ore lavorative”. Non è un caso che emerga proprio ora, dati i tempi stressanti che ci troviamo a vivere.
La crisi ha rivoluzionato la scala dei nostri lavori e ci ha obbligato a tante cose, tra cui quella di lavorare di più o di avere più lavori. Ma già da prima, in realtà, in tempi completamente non sospetti, ammalarsi di lavoro era tutt’altro che raro, tanto che figlio dei nostri tempi è il workaholic, il dipendente dal lavoro.
Tutto questo, ovviamente, ha diverse ripercussioni nella nostra vita. Una su tutte: lo stress.
Non tutti reagiscono allo stress nello stesso modo, ma in generale a lungo termine possiamo trovarci di fronte a una serie di problematiche quali:
- ansia, tensione cronica, fino ad attacchi di panico
- aggressività
- fluttuazioni dell’umore
- difficoltà a dormire
- pessimismo e negatività
Secondo quanto riportato nel sondaggio sul Work Stress, nel 2013 in America l’83% degli impiegati soffrono lo stress al lavoro: un incremento del 10% rispetto all’anno precedente. E tutto ciò dopo che il picco della crisi era passato (lì, qui era appena arrivato).
Ma cos’è che provoca lo stress sul lavoro?
Un bel po’ di cose. A cui dobbiamo aggiungere gli stress extra-lavorativi, che con esso vanno a nozze e formano una coppia di fatto. Ad ogni modo, ci sono una serie di elementi che incrementano decisamente lo stress su lavoro, tra cui:
- caricarsi di incarichi (scusate il gioco di parole)
- lavorare troppe ore (e qui c’è il gancio con quanto detto a inizio articolo)
- avere di continuo delle scadenze impossibili (“Mi serve per ieri!”)
- avere aspettative impossibili (“Dobbiamo organizzare questo mega evento con 140 Paesi da tutto il mondo e siamo un team di quindici persone: pronti?!”)
- compensi economici inadeguati
- pressioni date dal proprio ruolo (ne soffrono in particolare i manager)
- mobbing
- mancanza di riconoscimenti per il lavoro svolto
- colleghi o superiori fortemente incompetenti
- generale insoddisfazione per il lavoro svolto
Anche solo uno di questi fattori basta per generare stress e non c’è bisogno di ricordare che lo stress impatta negativamente sul tuo fisico (aumenta la produzione di cortisolo e diminuisce le difese immunitarie), sulla tua mente e sulle tue emozioni (sentirsi mentalmente stanco, irascibile, negativo), nonché sul rapporto che hai con gli altri (con cui possono aumentare incomprensioni, liti o vere e proprie rotture) e con te stesso (puoi finire per giudicarti negativamente o vivere condizioni di svalutazione, mancanza di fiducia, ecc.).
Cosa fare per superare lo stress?
In linea di massima dovresti fare in modo di eliminare, o perlomeno ridurre, gli elementi di stress sopra descritti. Quando ciò non è possibile, o quando non si sa da dove iniziare, si possono fare diverse cose. Ho trovato molto interessanti i 5 suggerimenti per affrontare lo stress dati dalla consulente aziendale Beverly Flaxington:
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- Identifica i fattori di stress che puoi controllare o influenzare.
Non puoi controllare tutto. Se il tuo capo ti ha dato un compito impossibile che devi svolgere, è inutile perdere tempo a lamentarti di quanto lui sia incompetente. Come diceva Lao Tzu: “Invece di maledire il buio, è meglio accendere una candela”. Allora comincia col fare una lista delle cose che non ti vanno bene e identifica quelle che puoi cambiare o perlomeno modificare un minimo. Più spesso di quello che crediamo basta veramente poco per ottenere eccezionali risultati. Un caro amico che vive a Londra mi parlò tempo fa come un apparentemente banale cambiamento portò a un incremento del 20% della produttività interna: in pratica diede il permesso di mettere della musica durante le pause, in aree apposite, e cominciò a salutare tutti i suoi dipendenti con un abbraccio, invitandoli (senza obbligarli) a fare lo stesso tra di loro. Con questi piccoli gesti ottenne dei cambiamenti concreti, evidenti e misurabili.
- Identifica i fattori di stress che puoi controllare o influenzare.
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- Ripeti il mantra: “Anche questa passerà”.
Niente dura per sempre e lamentarsi, dicono le neuroscienze, fa male. Allora perché continuare a farlo? Ok, le cose vanno male. Ok, non sai dove sbattere la testa. Ma allora cosa vuoi fare? Passare la giornata a ripeterti che va tutto male? È come affondare nella cacca e dire costantemente “Che puzza che c’è qui”. Come racconto in Come difenderti dagli psicoesperti, durante un brutto periodo della mia vita mi ritrovai a parlare tutte le sere al telefono con una cara persona, che mi ascoltava anche per un’ora. A un certo punto mi resi conto di quanto questo non mi facesse stare meglio: certo, è bello sentirsi ascoltato (e se non lo sa uno psicologo…), ma non ci si può limitare a lamentarsi che va tutto male (e se non lo sa uno psicologo…). Così le dissi: «Da oggi, quando ci sentiamo, mi limiterò a sfogarmi per dieci minuti, perché sento ancora di aver bisogno di tirar fuori qualcosa, ma non posso ammorbarmi – e tanto meno ammorbarti – per un’intera ora!». Cambiai in pochi giorni percezione delle cose, riuscendo finalmente a concentrarmi su tutti gli altri aspetti della mia vita che andavano bene o per i quali avrei veramente potuto fare qualcosa.
- Ripeti il mantra: “Anche questa passerà”.
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- Organizzati, sia fisicamente che mentalmente.
Immagina questa scena: hai una sedia, su cui stasera metti i vestiti del giorno; domani ne indosserai altri, e a fine serata li appoggerai su quelli vecchi; lo stesso dopodomani, e così via per una settimana. Ogni giorno dovresti mettere a posto, ma più incasini la sedia, meno ti vien voglia di sistemare. C’è un problema: non ti stai organizzando. E la risposta più vecchia del mondo è: “Non ho tempo”. Tanto che la controrisposta più vecchia del mondo (la disse Seneca, oltre duemila anni fa) è che «Di tempo non ne abbiamo poco: ne sprechiamo molto». Fai una To Do List, usa l’agenda, segnati cosa devi fare e quando. Senza sovrastimare le tue capacità, dandoti abbastanza tempo per ogni compito (senza esagerare) e aggiungendo delle pause. La disorganizzazione è la via regia per il caos, che è maestro dello stress.
- Organizzati, sia fisicamente che mentalmente.
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- Di fronte alle sfide adotta un’attitudine positiva.
«Eccola là! Lo sapevo che presto o tardi questa tizia americana avrebbe tirato fuori… un’americanata!»
Allora, io non sono amante delle americanate in stile “Yeah! Ce la puoi fare! La forza è dentro di te!”. Ma sono anche piuttosto pragmatico: secondo te, quando c’è un problema, è meglio un atteggiamento del tipo “Oddio, che palle, ma sempre a me ‘ste cose? Non ce la posso fare. Ma perché devono darmi compiti così infami?”, oppure uno del tipo “Ok, ‘sta cosa è un palla, ma vediamo come risolverla. Anzi, a maggior ragione che è una palla devo trovare un modo per concluderla velocemente”? Giorni fa aspettavo un treno in puntuale ritardo. Avevo il cellulare scarico e nemmeno un libro da leggere. Anziché lamentarmi dei treni in ritardo (uno sport in cui tutti gli italiani sono medaglie d’oro, loro malgrado), ho cominciato a guardare le persone che avevo accanto e ad allenare le mie capacità di osservazione: non vi immaginate quante cose scoprite quando cominciate a guardare chi vi circonda. Il succo, comunque, è che ho cercato un modo per trasformare una situazione da negativa in positiva, anziché lamentarmi dell’ovvio e del palese.
- Di fronte alle sfide adotta un’attitudine positiva.
- Osserva come parli di te stesso, e sii gentile e positivo nei tuoi confronti.
Come detto, lo stress può portarci anche a trattare male noi stessi, in prima persona. Secondo te è una cosa intelligente? Tempo fa vidi un ragazzo* che, dopo qualche seduta, mi disse: “Dottore, non ho più intenzione di uscire di casa, faccio schifo e so per certo di non valere niente”.
Gli risposi: “E io non ho intenzione di lavorare con uno che ha deciso che fa schifo e che è certo di non valere niente, quindi tanti saluti”.
Rimase sbigottito, ma quando vide che mi alzavo per accompagnarlo alla porta mi fermò: “Ma fa sul serio?!”.
“E tu?”.
Mi chiese di continuare e fece in poche sedute un ottimo lavoro.
Direi che questi cinque suggerimenti sono un’ottima base da cui cominciare per affrontare i tuoi stress e decidere di impegnarti per vincere l’Oscar come miglior attore protagonista del tuo cambiamento. Buon lavoro.
Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Specialista in Terapia Breve Strategica
e Ipnositerapia
*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.