Il problema principale della paura è uno: non ti permette di fare ciò che vorresti.
La paura, infatti, porta comunemente a tre risposte: bloccarsi, scappare o attaccare. Se le prime due mostrano chiaramente il modo in cui non consentono di ottenere ciò che si desidera, anche la terza può imporre questo limite, poiché non è detto che l’attacco sia la miglior forma di ottenimento di un risultato.
Sulla Pagina Facebook dello Studio dello Psicologo, Antonella Cortese mi ha chiesto di dare alcuni suggerimenti di Terapia Breve per raggiungere un traguardo prefissato nonostante la paura. Ed ecco che è nato l’articolo di oggi.
Paura di cosa?
Prima di tutto dovresti chiederti: “Ma di cosa, esattamente, ho paura?”
Ci sono tanti motivi per cui non si arriva a un traguardo per via della paura. Si può persino avere paura di ciò che succederà una volta raggiunto quel traguardo. Non pensare semplicemente alla “difficoltà di gestire il successo” (che spesso dipinge una scena dai toni contraddittori, in cui un tizio piange il fatto di essere ricco e famoso): più semplicemente, raggiungere un traguardo impone nuove sfide e mette in discussione lo status quo faticosamente consolidato.
Ma più che sul tipo di paura, vorrei mostrarti ciò che la paura fa.
Le conseguenze della paura
Possiamo osservare diverse conseguenze provocate dalla paura, ma in queste righe mi piacerebbe concentrarci su 3 effetti in particolare e, appunto, sulle loro conseguenze:
- La paura ti fa pensare di non essere abbastanza: abbastanza forte, abbastanza bella, abbastanza capace, abbastanza apprezzato… La paura ti limita prima, perché prima ancora che tu abbia provato a fare qualcosa ti sta già facendo dire, a te stesso, che non sei in grado di fare quello che vorresti fare.Anni fa vidi un video di Steve Jobs (che puoi vedere Non Devi Essere Speciale Per Arrivare Dove Vuoi) in cui l’ex CEO della Apple diceva: “Tutto ciò che ti circonda e che tu chiami vita in realtà è stato costruito da altre persone che non erano più intelligenti di te.”
Ma stai sicuro di una cosa: se pensi di non essere abbastanza, sarà sicuramente così.Può aiutarti sapere che sei come gli altri, e che è solo la paura, non la realtà, a dirti che non è così. - La paura non ti fa provare: “Fatto è meglio che perfetto”. Puoi fallire, ma come mi disse una volta il mio amico Luigi Centenaro: “Non esistono fallimenti, esistono solo apprendimenti.” Ogni battaglia persa è un apprendimento in più su come vincere la guerra: ogni volta che i muscoli ti fanno male è perché li hai allenati a diventare più forti.Il problema, allora, non è quando provi e fallisci: è quando non provi affatto. Potresti avere ragione, può darsi che le cose andranno male, e che se giocherai la partita la perderai: ma se non giochi affatto, non vincerai di sicuro.
- La paura ti fa arrendere: nel momento in cui per paura non giochi, non provi, non tenti, ti stai comunicando qualcosa di sottile e pericoloso: “Io non sono in grado”, che è un altro modo per dire “Io non sono abbastanza”. E allora ecco che il cerchio si chiude: il fatto di non aver provato limita le tue scelte future, poiché partirai già con la bandiera bianca stretta tra le mani.E pensaci bene: non è l’accumulo di fallimenti che ti farà dire “Non gioco più, non sono in grado”. È l’accumulo di partite non giocate e di battaglie non condotte che ti farà credere che non sei in grado.
3 suggerimenti (1): la paura contro la paura
E allora come puoi fare a raggiungere i tuoi obiettivi nonostante la paura? Dico “nonostante” perché la paura c’è e ci sarà: è fisiologica ed è anche un bene che ci sia.
Mentre scrivo ho finito da pochi giorni di tenere un workshop, durante il quale ho condotto una seduta (in particolare una Terapia a Seduta Singola) davanti a più di cinquanta psicologi.
Posso fare una confessione pubblica?
Qualche minuto prima di fare la seduta ero da solo con un mio pensiero: “E se va male?” Avere cinquanta colleghi, cinquanta esperti di psicoterapia, che ti guardano a pochi metri di distanza, nella tua stessa aula, mentre conduci una vera seduta di terapia, è diverso da quando te ne stai comodamente nel tuo studio, solo con il tuo cliente.
Hai la pressione della prestazione, del fare la bella figura, del far vedere che sei un buon terapeuta, dell’essere utile a chi siederà di fronte a te. Ah, e non ho detto che ero lì, a quel workshop, con i miei più cari colleghi, con il mio socio Federico Piccirilli e, ciliegina sulla torta, con uno dei più grandi esperti di Terapia Breve al mondo (Michael Hoyt), che avevo invitato a tenere il workshop con me e Federico. Sì, insomma, ero un po’ teso.
Nel corso degli anni, però, ho allevato una risorsa contro la paura: la paura.
Tutte le volte che ho paura di qualcosa, inizio a indurmi la paura di avere paura. E così, in quel momento, ho iniziato a pensare: “Puoi non farlo, Flavio, non è stato ancora deciso chi farà questa seduta, quindi puoi anche lasciarla a Federico. Ma in quel caso, lasciando la palla a qualcun altro, lo sai bene cosa ti sarai comunicato: ‘Tu non sei abbastanza’.”
E così sono andato verso la sala, e Federico era poco distante, e l’ho raggiunto, e gli ho detto: “La faccio io.”
3 suggerimenti (2): il primo passo
Come è andata quella seduta? Io direi “Molto bene” (e Michael e Federico, più la persona con cui ho fatto terapia, mi hanno dato lo stesso feedback), ma puoi chiedere ai colleghi che erano lì, cercando i commenti al workshop su Facebook.
Ora c’è un’altra cosa che vorrei ricordassi: al di là della sua componente fisica, la paura è uno stato mentale.
Mi pare che fosse Seneca a dire che le cose sembrano grandi e spaventose finché non le affronti: a quel punto, scopri che hanno la metà della forza che pensavi che avessero. Questa dovrebbe essere una verità da tatuarsi nella mente. Un post-it interiore da consultare tutte le volte che hai paura di qualcosa.
Detto in altra maniera, puoi avere paura di due cose: della tigre, o dell’idea della tigre. Se avere paura è sano e fisiologico (perché, se non ne avessi, finiresti sbranato), l’idea della tigre è ben altra cosa. È ciò che tu pensi sia la tigre. Noi psicologi diremmo che è una tua “rappresentazione della realtà”.
Ma la rappresentazione spesso viene messa in crisi dall’incontro con i fatti. Così, quando inizi a fare la cosa di cui hai paura, quando ti avvicini a quel traguardo, che credevi fosse una tigre, ti rendi conto che è molto meno temibile di quanto pensassi, che magari è addirittura un agnello. Oppure, no, è una tigre, ma scopri che tu sei in grado di gestirla.
E se la tigre ti dovesse ferire, ormai sai già una cosa: non è stato un fallimento, è stato un apprendimento.
Il suggerimento è allora quello di cominciare ad avvicinarti al traguardo che vuoi raggiungere, di cominciare a percorrere il sentiero che ti porterà là: ti renderai conto che farlo sarà molto più semplice di quello che potevi pensare.
La collega Roberta Guzzardi, che oltre a essere una psicologa psicoterapeuta è anche una brava disegnatrice, ha esemplificato molto bene questo aspetto in questa vignetta:
Prova, fai, comincia: pensa al primissimo passo che c’è da fare per affrontare la cosa che ti fa paura, e compilo. Male che vada, quel primo passo avrà aumentato la tua dimestichezza nel fare quelli successivi.
3 suggerimenti (3): usa le tue risorse
Una cosa di cui spesso ci dimentichiamo… siamo noi.
Nella tua vita, in quello che hai fatto, sai che hai sviluppato una serie di risorse.
Nel mio caso, pensando al workshop, ho messo consapevolmente al servizio del mio obiettivo la paura della paura: quella era la mia risorsa. Più in generale, di fronte a un problema, puoi pensare alle volte in cui hai risolto qualche altro problema analogo, o anche diverso, e cosa ti ha aiutato a farlo.
Ti sei preso un momento per te per riflettere sulla strategia?
Hai avuto un confronto con un’amica che ti ha chiarito le idee?
Hai adottato le tecniche lette in qualche libro o su qualche sito?
Dalle Terapie Brevi abbiamo due importanti apprendimenti: non dobbiamo applicare cose che, pur avendo avuto successo in passato, oggi non stanno più funzionando (Watzlawick et al., 1974); e possiamo applicare cose che, invece, funzionano e continuano a funzionare (de Shazer et al., 2007).
Se qualcosa funziona, falla di più e meglio.
Ricordati che hai delle risorse, hai già avuto dei successi in qualche parte della tua vita, forse piccoli, forse talmente quotidiani da non considerarli più tali, ma sono comunque cose che riesci a fare: hai dei muscoli, hai delle esperienze, hai allenato delle capacità.
Conclusioni
Su queste pagine ho parlato molto della paura e di come affrontarla, anche con esercizi tecnici. Qui ho voluto dare una serie di suggerimenti più ampi, che fanno riferimento alle logiche di alcune Terapie Brevi e che permettono di fare quel gradino in più per cominciare a intraprendere la strada che ti porta al tuo traguardo.
Puoi leggere anche un libro, molto pratico, che parla dell’argomento e che ho visto piacere molto: Oltre i limiti della paura. In poche pagine vengono descritti alcuni meccanismi tipici che fanno scattare la paura e che la trasformano, da un processo fisiologico, a un problema esistenziale.
Naturalmente, come sempre, sai che nel momento in cui libri o suggerimenti non dovessero essere abbastanza, puoi sempre rivolgerti a uno psicologo che ti aiuti a risolvere completamente la tua paura.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Bibliografia
de Shazer, S. et al. (2007). More Than Miracles: the State of the Art of Solution-focused Brief Therapy. New York: Routledge.
Watzlawick, P. et al. (1974). Change. Sulla formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.