6 terapeuti di cui diffidare (1)

psicologo roma bravo

Sai che esistono cinquecento approcci terapeutici diversi? Come lo scegli lo psicologo o lo psicoterapeuta più adatto a te?
Sicuramente un buon parametro è quello dei risultati: ormai le terapie più efficienti danno risultati in tempi brevi, anche se naturalmente la durata complessiva dipende da caso a caso e naturalmente esistono quei casi estremi in cui il lavoro può durare di più.

Ma mentre il lavoro è in atto come fai a valutare la persona che hai di fronte? Come capisci se quel terapeuta è valido oppure no?

6 psicoterapeuti da cui stare alla larga

Nardone identifica sei tipologie di psicologi, psicoterapeuti (ma anche counselor, coach, ecc.) inadeguati e oggi vedremo le prime tre.

Prima però c’è da fare una precisazione. Le caratteristiche qui descritte, come ricorda l’autore, si possono trovare in qualunque terapeuta perché possono essere atteggiamenti e comportamenti utili alla terapia. Il problema si ha quando tali caratteristiche si cristallizzano, si irrigidiscono, quando diventano l’unica modalità di approccio al paziente, che si renderà conto della loro disfunzionalità per via della mancanza di progressi nel lavoro terapeutico.

Il Consolatore

È il professionista che assume un atteggiamento serio, ma caldo e compassionevole, che durante il colloquio fa emergere tutta la tua sofferenza offrendoti calore, disponibilità e buoni consigli. È luogo comune che il terapeuta debba consolare, ma in realtà se la consolazione non è terapeutica a cosa serve?

Lo psicologo e lo psicoterapeuta imparano delle tecniche da applicare, mentre consolatori e protettivi possono esserlo tutti! Il rischio è che il paziente, sentendosi protetto e coccolato, finisca per mantenere inalterato il disturbo, perché questo gli garantisce uno spazio di conforto che è piacevole, certo, ma che non lo farà uscire dal problema. Ti accorgerai di questa modalità quando calore e consolazioni faranno ben poco per risolvere la problematica portata.

Il Confessore

È chi scava in memorie, ricordi e intimità con atteggiamento inquisitorio. Il senso comune spesso racconta che parlare di cose che suscitano imbarazzo, vergogna o colpa è un bene, che fa bene “buttarle fuori”. Al di là del senso di liberazione iniziale non è affatto detto che questo atteggiamento serva, soprattutto se rimane fine a se stesso. In più il terapeuta non è un inquisitore né un confessore, perché altrimenti il paziente sarebbe un peccatore o un colpevole, cosa che assolutamente non è.

L’Amico a Pagamento

È uno dei terapeuti più amati: disponibile, amicale, informale, dimesso, caldo, pronto ad assumere atteggiamenti che non connotino in modo formale l’esercizio del suo ruolo. Può fornire consigli utili che qualunque persona potrebbe darci, ma il fatto che li dia il terapeuta ha un effetto suggestivo maggiore che può anche produrre ottimi risultati. L’ostacolo diventa però insormontabile quando il problema presentato è più serio: allora fare l’amico a pagamento non basterà.

La prossima settimana vedremo le ultime tre categorie di cui Nardone ci invita a diffidare: L’Aguzzino, Il Santo Missionario e Il Profeta.

Dott. Flavio Cannistrà
co-Fondatore dell’Italian Center for Single Session Therapy
co-Direttore dell’Istituto ICNOS
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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