Dai terremoti alle inondazioni, dagli incendi alle tempeste, fino a qualunque altra catastrofe naturale: riprendersi può essere dura.
Pensa che nel 1755, il terribile terremoto di Lisbona, che distrusse la città, uccise migliaia di persone e fu avvertito fin nelle coste dell’America del Nord, portò anche alla nascita della cosiddetta filosofia del disastro (o filosofia della catastrofe), oltre a condurre profondi cambiamenti nel pensiero dell’uomo.
Non abbiamo bisogno di un terremoto di quelle proporzioni per sapere che le catastrofi naturali impattano gravemente sulle nostre emozioni, sulle nostre percezioni e sui nostri comportamenti. Basta una veloce scossa di pochi gradi per metterci in allarme per i giorni a venire.
Ma quando una catastrofe naturale ci lascia dei segni, come possiamo andare oltre?
Il terremoto che cambia le percezioni
Sono quasi sicuro che nella tua vita avrai avvertito almeno una volta una scossa di terremoto. E, se invece sei stato più fortunato, ne avrai certamente sentito parlare in televisione.
In realtà gli effetti possono essere simili, per alcuni. Vivere o sentire parlare di un evento catastrofico, o drammatico in generale, cambia il nostro stato, in almeno uno di questi 3 modi:
- a livello cognitivo, perché d’improvviso facciamo più attenzione a ogni percezione riconducibile a quell’evento: un autobus che passa sotto casa può ricordarci il fragore del terremoto, un urlo in lontananza ci fa chiedere se stia capitando nuovamente qualcosa di catastrofico
- a livello emotivo, poiché possiamo sperimentare una forte attivazione, un misto di paura e rabbia che viaggia spesso sottopelle, ma che si accende al minimo segnale di allarme
- a livello comportamentale, perché possiamo cambiare le nostre abitudini, da quelle più microscopiche, come guardare il lampadario per vedere se oscilla, a quelle più evidenti, come smettere di prendere gli ascensori o di andare in certi luoghi
Questi cambiamenti solitamente durano pochi giorni o settimane. Ma possono anche durare di più, soprattutto se in mezzo alla catastrofe tu ci sei passata completamente.
Sopravvivere alla catastrofe
Un’inondazione o un’altra calamità naturale porta, per sua natura, una serie di devastazioni. Non solo materiali: anche psicologiche.
Parlare della psicologia della catastrofe è cosa complessa, e va oltre l’intento di questo articolo. Possiamo però elencare alcune risposte psicologiche che può avere chi sopravvive a una calamità naturale:
- stato di allerta e ansia, che va da un’attivazione fisica e psicologica lieve o moderata (sentirsi sempre in allarme, insicuri, spaventati, tesi ecc.) fino a vere e proprie manifestazioni panico
- paura di rimanere da soli, come conseguenza più o meno diretta del punto precedente
- tristezza, dolore e disperazione: basti pensare alle persone e alle cose perse, ai segni che la distruzione lascia dietro di sé e dentro di noi, all’improvviso cambiamento che ci troviamo a vivere
- vergogna: può sembrare strana, ma è piuttosto comune; sia la vergogna per esser sembrato emotivamente vulnerabile, bisognoso di aiuto e supporto, o incapace di rendersi utile, sia per essere sopravvissuto o per stare in condizioni migliori di altri
- aggressività, verso gli altri o se stessi, come sorta di sfogo della rabbia provata verso qualcosa – la catastrofe – contro cui non ce la si può fattivamente prendere
A questi punti se ne aggiungono altri, arrivando fino a manifestazioni psicopatologiche, come il Disturbo da Stress Post-Traumatico, o persino episodi psicotici. Se vuoi farti un’idea più precisa puoi leggere ad esempio il mio articolo Psicologia Del Terremoto: Alcune Indicazioni Utili.
Ma cosa possiamo fare?
Come affrontare la catastrofe
Il trauma di aver vissuto un terremoto può ripercuotersi tanto su chi è stato recuperato da sotto le macerie, quanto su chi ne è uscito fisicamente indenne, così come su chi ha “solo” avvertito delle forti scosse, decine o centinaia di chilometri dall’epicentro.
Farsi supportare da uno psicologo, anche dopo settimane, mesi o anni di distanza dall’evento, è la scelta migliore per chi continua a sperimentare un malessere collegato all’evento, di qualunque natura esso sia. Ma ci sono cose che puoi fare anche da sola.
Sempre parlando di terremoti, alcuni anni fa elencai una lista di semplici cose da fare, nel mio articolo Affrontare Il Terremoto:
- Racconta la tua esperienza
- Ricerca informazioni accurate
- Pensa agli aspetti che danno speranza
- Mantieni le tue abitudini
- Dedicati ad attività piacevoli
- Fai attività fisica
- Prova qualche esercizio di rilassamento
- Dedicati ad attività di aiuto agli altri
- Cerca l’aiuto degli altri
A queste, che puoi approfondire nell’Affrontare Il Terremoto, possiamo aggiungere una tecnica di terapia breve per i traumi.
Superare i traumi delle catastrofi con la Terapia Breve
Si tratta di una tecnica molto semplice anche se impegnativa, ma al contempo molto efficace: la scrittura.
Scrivere si è mostrato in più occasioni essere un ottimo metodo per elaborare e ridurre vissuti emotivi intensi e invalidanti: l’ansia, l’angoscia, la paura, la tristezza, il dolore… e tutte quelle sensazioni, percezioni, sentimenti e comportamenti collegati, come quelli visti all’inizio di questo articolo.
Spesso può capitare che a una persona che venga nel mio studio per quest’ordine di problemi chieda proprio di scrivere.
«Ma scrivere di cosa?»
Dell’evento stesso.
Le chiedo di ripercorrerlo, di descrivermi tutto ciò che ha vissuto, tutto ciò che ha visto, che ha sentito, che ha provato. Di entrare dentro le sensazioni e le percezioni di quel momento. Perché, per quanto all’inizio possa sorprendere il fatto che la richiesta sia proprio quella di riscrivere quei momenti terribili, la ricerca ha mostrato che farlo è una vera e propria esorcizzazione su carta.
Generalmente va fatto più volte, per 1-2 settimane di seguito, ma gli effetti sono davvero veloci. L’evento viene confinato nelle pagine di carta – che non devono essere assolutamente rilette – e la persona comincia a provare, spesso rapidamente, un intenso sollievo. A liberarsi, finalmente, dall’ombra della catastrofe.
Conclusioni
Come sempre, non esiste una taglia unica per tutti e quello che posso limitarmi a fare in queste pagine è descrivere il principio di questa tecnica.
Diventa quindi necessario sapere che, in caso di bisogno, lo psicologo rimane la figura di riferimento per farsi supportare e per ricevere un aiuto nell’uscire fuori da vortice in cui si è finiti, o per sanare delle cicatrici che l’evento catastrofico, inevitabilmente, ci ha lasciato dentro.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi
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Riferimenti bibliografici
Antoniotti, E. (2012). L’Aquila a tre anni dal terremoto /3. Medici di famiglia: “Depressione aumentata del 70%”. In QuotidianoSanità.it
Cagnoni, F., Milanese, (2009). Cambiare il passato. Superare le esperienze traumatiche con la terapia strategica. Milano: Ponte alle Grazie.
Pietrantoni, L., Pescaroli, G., Saccinto, E., Papi, A., Prati, G. (2012). “Quando il terremoto continua”. Strategie per gestire la paura e lo stress durante lo sciame sismico.