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Perché anche una persona senza esperienza potrebbe produrre un effetto terapeutico in ambito medico e psicologico? E perché devi stare attento a questo tipo di situazione?
Partendo nuovamente dal concetto di effetto placebo, oggi voglio spiegare meglio perché certe cure, che cure non sono, di fatto… curano. E per quale ragione molti metodi non riconosciuti (o addirittura sconfessati), e molte persone senza alcun titolo, riescono a ingannare la gente producendo, in effetti, una qualche forma di risultato terapeutico.
Detto in poche parole, questi metodi e queste persone riescono comunque a farti stare bene.
Ma perché? E che rischi corri?
L’effetto placebo e i suoi compagni
Nella Libri Di Terapia Breve: Il Tocco, Il Rimedio, La Parola ho descritto 3 tipologie di effetti:
- Effetto placebo: un effetto terapeutico in assenza di una sostanza/intervento dalle proprietà terapeutiche.
Ad esempio, tu hai l’influenza (problema), ti viene data una zolletta di zucchero (sostanza inerte, cioè senza proprietà terapeutiche – non per l’influenza, almeno) dicendo che è un potente farmaco contro l’influenza, e l’influenza scompare (effetto placebo). - Effetto nocebo: esattamente il contrario, un effetto nocivo indotto da una sostanza/intervento che non ha proprietà nocive.
Ad esempio, ti viene data una zolletta di zucchero (sostanza inerte, in questo caso incapace di produrre effetti negativi) dicendoti che in realtà è un farmaco che, in 9 pazienti su 10, fa venire la nausea, e dopo un po’ tu cominci ad avere la nausea (effetto nocebo). - Effetto aspettativa: effetto terapeutico dato dall’aspettarsi che una determinata cosa (una cura, un evento, una persona) abbia proprietà terapeutiche.
Ad esempio, hai una forte otite (problema), ti viene indicato un medico dicendoti che è il più grande esperto di otiti in Italia, e già dopo la visita, pur senza aver ricevuto alcuna cura, la tua otite diminuisce considerevolmente (effetto aspettativa)
Queste descrizioni sono semplificate e incomplete. Ad esempio, dovrei specificare che per i suddetti effetti possono scomparire non solo i sintomi (ad esempio il dolore dato dall’otite), ma persino l’intero disturbo (ad esempio l’infezione sottostante l’otite).
Mi perdonerai se appunto mi sono limitato a una spiegazione veloce. Ci basterà per comprendere il concetto chiave di questo articolo.
Solo perché funziona non vuol dire che sia vero
Questo è un motto che uso spesso.
Ci sono molte tecniche o discipline, che dicono di curare grazie a determinate proprietà. Alcune possono essere al limite del mistico o dell’esoterico, altre possono sostenere di avere una qualche scientificità. Con entrambe, guarda un po’, la guarigione avviene davvero.
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Il problema è che se anche si guarisce dopo essere stati sottoposti a quella tecnica/metodo, non vuol dire che essa abbia davvero proprietà terapeutiche. Potrebbe trattarsi di un effetto placebo o di un suo simile.
Nel libro Libri Di Terapia Breve: Il Tocco, Il Rimedio, La Parola ci sono tantissimi esempi di questo genere. Ne cito uno.
In un esperimento condotto da dei medici, a dei ragazzi allergici a una determinata pianta venne fatta una cosa: sul braccio destro venne strusciato un ramoscello della pianta incriminata, e sul braccio sinistro il ramoscello di un’altra pianta, innocua, cioè che non gli causava alcun problema.
Però gli venne detto esattamente il contrario. Cioè gli venne detto che sul braccio destro gli stavano strusciando una pianta qualunque, e sul sinistro la pianta a cui erano allergici. Indovina dove svilupparono i sintomi dell’allergia (rossore, prurito e bolle)? Esatto, sul sinistro, dove era stata strusciata la pianta innocua spacciata per quella nociva.
Ecco un chiaro effetto nocebo.
Curare col niente
Prendiamo un altro caso, dagli effetti opposti: non viene prodotto un danno, ma una cura (effetto placebo). In questo caso, addirittura, si parla di “chirurgia placebo”. Ti trascrivo un passaggio sempre dal libro Libri Di Terapia Breve: Il Tocco, Il Rimedio, La Parola.
[Negli anni Cinquanta] la legatura dell’arteria mammaria interna veniva considerata di grande utilità per il trattamento dell’angina pectoris (un dolore toracico molto intenso, Ndr). Si riteneva che legando le arterie mammarie il sangue potesse trovare come altra via di deflusso il cuore, in modo tale da irrorarlo e alleviare i sintomi di questo disturbo.
Questo intervento riportava un tasso di successo dell’85%.
Tuttavia i patologi si accorsero che, dopo aver legato le arterie, l’irrorazione sanguigna del cuore rimaneva immutata. Per meglio investigare il fenomeno, Cobb et al. (1959) decisero di effettuare una chirurgia placebo, operando 17 pazienti. A 8 di questi venne veramente effettuata la legatura dell’arteria mammaria interna, a 9 fu praticata una semplice incisione cutanea: tutti i pazienti erano però convinti di aver ricevuto il vero intervento.
Al controllo dopo 6 mesi, 5 soggetti di entrambi i gruppi erano migliorati: non solo il dolore era scomparso, ma anche le alterazioni riscontrate nell’elettrocardiogramma erano ridotte.
Medicina e psicoterapia non servono a niente?
La domanda sorge spontanea: “Ma allora l’effetto placebo può curare meglio della medicina o della psicoterapia? Cioè, magari io vado da un medico convinto che mi darà un farmaco per il mio malanno, o da uno psicoterapeuta per risolvere il mio problema, e invece loro non fanno niente: è tutto merito dell’effetto placebo.”
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È una domanda assolutamente legittima, tanto che proprio in quegli anni, nel campo della psicoterapia, se la posero in molti. A quel punto si iniziarono a fare una serie di ricerche: si sottoponevano delle persone a delle cure psicoterapeutiche, mentre ad altre persone veniva data una cura inerte (come un bicchierino d’acqua spacciato per farmaco).
E la risposta fu chiara: la psicoterapia cura meglio dell’effetto placebo. Significa che se, ad esempio, a un gruppo di persone con attacchi di panico diamo una pillola di zucchero (dicendogli che è un farmaco che elimina gli attacchi di panico), e a un altro gruppo gli facciamo seguire una psicoterapia (parlare con uno psicologo/psicoterapeuta), quest’ultimo avrà benefici immensamente più alti del precedente.
Significa che, sì, forse qualcuno del gruppo che ha ricevuto la pillola-placebo trarrà dei benefici (d’altronde l’effetto placebo esiste, e fa riferimento ai processi di auto-guarigione), ma chi avrà fatto la psicoterapia starà molto meglio (non avrà solo una riduzione dell’ansia, ma scompariranno del tutto gli attacchi di panico), è più probabile che impieghi meno tempo per risolvere il problema di quanto ce ne metta il placebo, e in più riceverà benefici generalizzati (non scompariranno solo gli attacchi di panico, ma starà più in generale meglio).
E sarà anche meno soggetto a ricadute. Questo significa che nel primo gruppo qualcuno potrebbe anche sentirsi meglio per via dell’effetto placebo (credendo di aver preso un farmaco potente), ma è molto più probabile che presto torni a ripresentare quel problema.
E non solo. Se un metodo è scientificamente dimostrabile, significa anche che è replicabile: quindi se io uso un metodo di cui si è scientificamente dimostrata l’efficacia per risolvere i tuoi attacchi di panico, lo stesso metodo (con i dovuti aggiustamenti del caso) avrà efficacia anche su altre persone con lo stesso problema.
In generale, i ricercatori delle forme di psicoterapia e medicina riconosciute tendono sempre a verificare l’efficacia del loro trattamento rispetto al placebo, proprio per evitare di proporre al paziente una cura che funzioni solo per via del placebo.
La prova scientifica
Ed è qui che ci troviamo di fronte alla diatriba “scienza vs non scienza”.
È altamente possibile che un intervento inerte, che sia chirurgico, farmacologico o anche basato sull’uso di gesti o parole abbia degli effetti curativi. Non pensare, infatti, che il placebo abbia un “piccolo potere d’azione”: come hai visto nell’esempio dell’angina pectoris, l’effetto placebo ha “curato” 55% dei pazienti!
Ciò che ci interessa, però, è che nell’ambito della scienza tutto questo impegna i ricercatori nel cercare di trovare cure e interventi che si dimostrino più efficaci del placebo. Non è facile, ma è il lavoro dei ricercatori, nonché quello della comunità scientifica.
Infatti, dopo che una ricerca è stata condotta, viene pubblicata in delle riviste specialistiche (che non si trovano in edicola o in libreria – se non in alcune di settore). Ma prima di essere pubblicata, viene sottoposta a degli altri studiosi, che verificano se è una ricerca valida, cioè se gli autori hanno seguito delle procedure scientificamente valide: solo se passa questa fase (e non è per nulla facile) viene pubblicata.
![Solo perché funziona non vuol dire che sia vero: terapia ed effetto placebo 4 psicologo bravo monterotondo](https://www.lostudiodellopsicologo.it/wp-content/uploads/2017/04/2017-07-12-solo-perchc3a9-funziona-effetto-placebo-3.jpg?w=300)
A quel punto, dopo essere stata pubblicata, tutta la comunità scientifica mondiale può leggerla ed esprimere il proprio giudizio, e non è raro che delle ricerche apparentemente impeccabili vengano smontate. Inoltre, studiosi in altre parti del mondo proveranno a replicare gli stessi metodi: infatti, una delle basi della scienza è la replicabilità. Significa che se domani noi provassimo a rifare l’esperimento dell’angina pectoris, nello stesso identico modo, dovremmo ottenere dei risultati molto simili.
Quindi, studiosi in altre parti del mondo potrebbero ottenere risultati diversi, sconfessando quella ricerca, oppure integrandola – dicendo, cioè, che quei risultati possono essere spiegati anche in altro modo.
In linea di massima, solo quando una tecnica/intervento ottiene il consenso della comunità scientifica diventa un modello accreditato e praticato in larga scala. Certo, ci sono i casi in cui un modello, pur essendo valido, non è il “preferito” e quindi, per rimanere nell’ambito medico, magari lo trovi difficilmente negli ospedali.
Questo però è dato da tanti motivi diversi, che qui non affrontiamo. Diciamo che, più in generale, se c’è un largo dissenso dalla comunità scientifica, o anche nessuna prova di efficacia, al medico/psicologo/ecc. dovrebbe essere chiaro (si dovrebbe informare, insomma), e dovrebbe di conseguenza evitare di adottare quel metodo.
E tu? Cosa puoi fare tu?
Magia vs Scienza
Ormai ti sarà chiaro cosa intendo quando dico: “Solo perché funziona, non vuol dire che sia vero”.
Più correttamente dovrei dire: “Solo perché il metodo usato funziona, non significa che la spiegazione che viene data del suo funzionamento sia giusta o sia l’unica”. Molto potrebbe dipendere dall’effetto placebo, dall’effetto aspettativa o da altro ancora, poiché, abbiamo visto, questi possono presentarsi anche in un’alta quantità di casi.
E il problema si pone nel momento in cui ti affidi a questo genere di metodi.
Accetteresti di ingerire delle pillole o di spendere soldi per sottoporti a qualsivoglia metodo (anche un’innocua “chiacchierata”), semplicemente perché forse l’effetto placebo o l’effetto aspettativa potrebbero farti stare meglio?
O preferiresti scegliere un metodo che, con tante ricerche sottoposte a una comunità di studiosi, ha mostrato ripetutamente di dare il risultato che stai cercando?
Il tuo ruolo
Quello che puoi fare tu è, sicuramente, informarti quel minimo che basta. Ed è abbastanza facile, in Italia. Strano eh? Ma effettivamente è così.
Infatti, parlando di psicologia (ma il discorso, in linea di massima, vale anche per i medici), in Italia se ti definisci “psicologo” vuol dire che hai fatto, minimo, 5 anni di Università, 1 anno di tirocinio e un Esame di Stato riconosciuto. E se ti definisci “psicoterapeuta” vuol dire che, in più, hai fatto altri 4 anni in una scuola post-laurea sempre riconosciuta dallo Stato.
Questo non ti garantisce al 100% sulle capacità del professionista, ovvio, però di sicuro ti stai affidando a qualcuno che ha seguito un percorso di studi garantito. Sempre meglio che affidarsi a qualcuno che si è improvvisato o che ha fatto studi che i ricercatori e la comunità scientifica non ritengono validi.
In più, se qualcuno pratica qualcosa che non ti convince, puoi sempre fare un giro su internet per cercare di capire se è valido come metodo. E, naturalmente, puoi inviare un’email a lui, o confrontarti con altri professionisti della sua categoria (magari in un gruppo su Facebook, o in un forum), per chiedergli spiegazioni al riguardo.
Questo ti permetterà di capire se sta usando un metodo testato e riconosciuto, o se un eventuale beneficio tratto dalla sua pratica è più probabilmente dovuto all’effetto placebo e ai suoi simili.
Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia Seduta Singola
Ipnosi
Riferimenti bibliografici:
Kirsch, I. (2012). I farmaci antidepressivi: il crollo di un mito. Milano: Tecniche nuove.
Milanese, R. & Milanese, S. – Il tocco, il rimedio, la parola. Milano: Ponte alle Grazie.
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