Una terapia d’emergenza: la terapia breve

“Alle 4 siamo stati buttati giù da letto dalle sirene prima e dai missili dopo. Siamo corsi nel rifugio e siamo in attesa dell’attacco. “Siamo pronti a combattere. Non è quello che vogliamo. Nessuno ci ha chiesto se siamo pronti alla guerra ma voi cosa fareste se qualcuno entrasse con prepotenza in casa vostra nel cuore della notte?

Sono queste le parole che nessuno di noi avrebbe mai voluto sentire nel 2022 in un paese nel cuore dell’Europa. Sono questi i momenti in cui ti chiedi tante cose, in cui speri e disperi, in cui spesso e volentieri ti abbatti.

Sembra non ci sia più tempo e quel poco di tempo che resta va speso bene.

Bisogna dare priorità ad ogni singola cosa, proprio come quelle persone che, affannate, sono in fuga e celermente devo scegliere cosa portare in una valigia così piccola per contenere un’esistenza così grande.

E’ in questi casi, così estremi e drammatici, che il supporto psicologico può divenire una priorità, ma proprio perché il tempo stringe serve qualcosa di rapido ed efficace, proprio come le Terapie Brevi.

La Terapia Breve nasce in tempi di guerra

Gli anni della seconda guerra mondiale e alcune situazioni di emergenza negli USA resero importante la messa a punto di alcuni interventi psicoterapeutici di emergenza.

Il lavoro psicologico in emergenza si rivolge sia alle persone direttamente colpite da un evento catastrofico sia al personale coinvolto nella gestione dello stesso. Coloro che intervengono per primi nel corso di una emergenza, insieme ai sopravvissuti, sperimentano infatti una molteplicità di emozioni quali angoscia, disperazione, impotenza, ansia.

Uno degli obiettivi prioritari dell’intervento psicologico in emergenza è evitare il cronicizzarsi di stati di ansia e di comportamenti disfunzionali nell’individuo.

Proprio l’emergenza ha asfaltato la strada alla diffusione delle Terapie Brevi. Infatti la Terapia a Seduta Singola è principalmente un modo di fare psicoterapia e consulenza psicologica in modo da ottenere il massimo da ogni incontro terapeutico, riducendo tempi di intervento e liste di attesa, fornendo un aiuto concreto e immediato.

Cosa accade alla nostra mente quando c’è un’emergenza come la guerra?

Davanti ad una minaccia ogni essere vivente ha due scelte: l’attacco o la fuga. Ce lo insegna la Natura.

Un istinto umano universale ci sta cogliendo in questo terribile momento storico, abbiamo storie diverse, vite diverse, pensieri diverse, ma le nostre risposte allo stesso evento sembrano intrecciarsi in due categorie:

  • La risposta emotiva, caratterizzata da stress, sopraffazione, ansia o da una sensazione solitudine.

  • La risposta comportamentale, caratterizzata da immobilità, evitamento o adattamento.

Come agisce la Terapia Breve durante un’emergenza?

Com’è possibile che la Terapia Breve in un momento così delicato e difficoltoso riesca a risolvere un problema in tempi così ridotti come una singola seduta?

E’ una domanda che si pongono molte persone, non solo per i casi d’emergenza, ma in generale per molti altri tipi di problematica. Perciò, proprio per dissipare questo scetticismo, voglio mostrarti su quali aree si focalizzano le Terapie Brevi, soprattutto in casi d’emergenza.

  1. Definizione di un obiettivo preciso: significa concordare una meta insieme al paziente, con ciò si fa riferimento all’obiettivo che deve essere raggiunto al termine dell’incontro. Un obiettivo concreto e  misurabile, dato che l’individuazione di un obiettivo astratto potrebbe essere fonte di ulteriore confusione per la persona, oltre che un inutile dispendio di tempo.

  2. Valorizzazione delle risorse: è molto importante aiutare la persona ad uscire dalla condizione di “vittima”, condizione tipica in emergenza. Chi sopravvive ad eventi traumatici e/o catastrofici è dotato di grandissime risorse personali. Compito del terapeuta è aiutare la persona a vederle.
    Ti sei mai chiesto, davanti ad una difficoltà superata, cosa ti ha aiutato nel superare questa situazione? Oppure cosa ti ha dato la forza di sopravvivere/andare avanti/non arrenderti?

    3. Compiti terapeutici: strumenti utili e pertinenti ai contenuti emersi nel colloquio, che il paziente potrà eseguire al di fuori del contesto d’emergenza. Ciò sarà fondamentale per portare la terapia oltre quell’ incontro, ampliando così i benefici che possono derivare dallo stesso.

Nel prossimo articolo “La Storia delle storie: superare il disturbo post traumatico in tempi di guerra” ti parlerò proprio di una delle tecniche principe utilizzate in queste situazioni.

Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

Bibliografia

Cannistrà F., Piccirilli F. (2018). Terapia a seduta singola. Principi e pratiche. Roma: Giunti.

Hoyt, M.F. & Talmon, M. (eds.) (2014). Capturing the Moment. Single Session Therapy and Walk-In Services. Bancyfelin, UK: Crown House.

Talmon, M., (1990). Single Session Therapy. San Francisco, Jossey Bass Publishers, (Tr. It. Psicoterapia a Seduta Singola. Trento: Centro Studi Erickson, 1996).

Watzlawick, P. et al. (1974).  Change. Sulla Formazione e la soluzione dei problemi. Roma: Astrolabio, 1975.