Saper aspettare: il valore della pazienza

Saper Aspettare: Il Valore Della Pazienza Quanto sei capace di vivere il presente senza angoscia per il futuro?

Quanto ti preoccupa il non vedere risultati e il non sapere qual è la tua strada, o se il tuo progetto sta andando per il verso giusto?

Stiamo vivendo tutti una forte distorsione.
In una società dove possiamo avere tutto e subito, ci siamo dimenticati che per alcune cose serve tempo.

Dobbiamo riscoprire la pazienza, il saper attendere, il capire che se vuoi arrivare in cima, devi prima scalare la montagna.

Proviamo a capire come.

Malessere da frenesia

Senti cronicamente di avere poco tempo e così cerchi di fare ogni compito il più in fretta possibile, sentendoti frustrato ogni volta che ti trovi di fronte a un qualunque tipo di ritardo? Forse soffri per quello che alcuni autori hanno definito hurry sickness, il malessere da frenesia.

Arrabbiarsi perché c’è traffico, fare sempre contemporaneamente più cose insieme, passare da una scadenza all’altra senza mai fermarsi, o prendere costanti abitudini tese a risparmiare tempo (addirittura andando a dormire con i vestiti del giorno prima per non doversi cambiare la mattina) sono alcuni comportamenti che si possono mettere in atto quando si vive questa frenesia.

Se la nostra percezione del tempo è che non ce n’è mai abbastanza, di sicuro sarà così. Il problema è che il tempo non cambia, ogni giorno ci saranno sempre e solo 24 ore. E questo atteggiamento può essere propedeutico per una più generale distorsione temporale, per la quale non si riesce a sopportare l’attesa. Anche quando è sana.

Il tempo di sviluppo di una pianta

Ma l’attesa non solo è necessaria, è anche indispensabile.

psicoterapeuta bravo monterotondo
Devi diventare capace di sapere attendere il tempo giusto.

Prendi un seme e mettilo in un vaso. Potrai pensare e fare quello che vuoi, ma avrà bisogno del suo tempo per diventare una pianta sana e robusta. E aggiungere più acqua non lo farà crescere prima. Anzi, è più probabile che lo anneghi.
«Potrei usare il fertilizzante.»
Certo, e comunque dovrai aspettare. E, in più, ciò non toglie che questo possa causare altri problemi.

Un atleta, in teoria, lo sa bene: se vuoi raggiungere una certa prestazione ti devi allenare. Non puoi iniziare oggi e gareggiare per le Olimpiadi domani. E un buon imprenditore anche dovrebbe saperlo: non puoi avere oggi un’idea, domani stare sul mercato, e venerdì aver venduto milioni di prodotti. Hai bisogno di tempo e, soprattutto, di prove ed errori.

Da dove arriva questa fretta?

Devi avere pazienza. E tenere bene a mente una cosa: si va sempre avanti per prove ed errori.

Prima, però, rifletti su un altro aspetto: da dove arriva tutta questa fretta? Perché hai così bisogno di vedere un risultato subito? Perché pensi che, se non comprendi subito qual è “la tua via” o “la strada giusta”, senti che stai perdendo tempo?

Al di là delle variabili soggettive, che certamente caratterizzano ciascuno di noi, ho avuto modo di constatare che questo dubbio angoscioso riflette un pensiero sociale diffuso. Quando mi occupavo di business design (per alcuni anni, parallelamente all’attività di psicologo clinico, ho aiutato le imprese nelle loro attività), ho formato diversi giovani imprenditori*, nonché studenti di master professionali e manager di aziende. E c’era sempre questo pensiero ad aleggiare nell’aula: “Non c’è tempo”.

In generale, poi, basta leggere un po’ di articoli, anche di attualità, per vedere come questo sia un pensiero (negativo) diffuso. Come dicevo sopra, siamo nell’epoca del tutto-e-subito. Ma è un tutto-e-subito illusorio. La maggior parte dei casi di successo “esplosivi” sono tutt’altro che esplosivi: l’esplosione è solo ciò che vediamo noi ora, ma la quasi totalità delle volte dietro c’è stato un processo di diversi anni che ha portato ad essa.

Un po’ come le stelle che vediamo nel cielo: vediamo la luce di qualcosa che è avvenuto molto tempo prima.
Qualcosa che, come detto, ha avuto bisogno di prove ed errori. E, soprattutto, di tempo.

Dai tempo al tempo

Adesso che ci rifletti, sai che se ti trovi a dover pensare di voler tutto-e-subito è solo perché vivi in una realtà che illusoriamente ti dà questa idea. Ci vuole tempo per ottenere un risultato, a volte anche solo per decidere quale sarà la strada giusta.

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Anche la ricerca è un processo importante che necessita di tempo.

Proprio oggi parlavo con una collega. Mi raccontava che fin dalle elementari sapeva che avrebbe voluto fare la psicologa. Io invece, le ho detto, lo scoprii pochi mesi prima della fine del quinto superiore, a un passo dalla decisione, anche se, quando lo scoprii (leggendo Psicopatologia della vita quotidiana di Sigmund Freud) capii immediatamente che quello era il mio mondo, che tutta la vita mi aveva portato a quello, che nella vita non avrei potuto fare nient’altro che lo psicologo.

Due situazioni estremamente diverse: avere per anni una nitida certezza, e raggiungerla invece d’improvviso, quasi in un istante. Eppure entrambi abbiamo condiviso lo stesso processo: abbiamo avuto bisogno del tempo.

Perché lei ha dovuto aspettare anni per poter cominciare a fare quello che sapeva di voler fare: aveva una meta in testa e le era chiaro quando ci sarebbe arrivata (più o meno, perché poi non sai la vita cosa ti propone), ma non poteva fare altro che aspettare di arrivarci e lavorare nel frattempo per raggiungerla.

Io invece non avevo alcuna idea di quale sarebbe stata questa meta – addirittura, prima di saperlo, ero indeciso tra Filosofia, Lettere e Fisioterapia! – e ho dovuto aspettare il momento che, quasi all’improvviso, ma comunque dopo anni, mi ha chiarito in modo cristallino qual era.

La vita funziona esattamente così.

Avanzando sbagliando

E ciò che c’è più di sbagliato, quando si dimentica questo, è il fatto di pensare: “Non sto facendo bene”, o “Sto perdendo tempo”, o “Non devo sbagliare”. Questo sì che è sbagliato! Perché l’errore è un sistema di apprendimento formidabile e necessario.

Senza errori non potresti imparare e, di conseguenza, non potresti andare avanti, crescere, evolverti, ma anche solamente sapere cosa funziona e cosa no, avere idea di cosa va bene per te e cosa, invece, puoi o vuoi tralasciare. Se non ti esponi alla possibilità di sbagliare non ti esponi alla possibilità di capire.

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Bisogna imparare a partire con quel che si ha, e costruire successivamente.

Se per paura di sbagliare rimandi, non inizi, aspetti “il momento giusto” o di “avere tutto sotto controllo” o, ancora, di “disporre delle cose necessarie per poter partire bene” o “per poter fare le cose al meglio, in modo perfetto”, allora avrai sempre un problema enorme: non partirai.

E ce n’è uno anche più grande: quando partirai, potrebbe essere troppo tardi. E, dopo esser partito, lo farai con una quantità di materiale, risorse, tempo, soldi investiti così grande, che se ti troverai di fronte a un problema, un ostacolo o un cambio di rotta imminente, frenare sarà difficile e costoso.

Ciò che devi fare, invece, è partire con leggerezza, con quel poco di cui disponi – anche, e soprattutto, a livello di conoscenze. Sarà molto più facile e meno faticoso e dispendioso cambiare rotta e fare aggiustamenti. E se proprio le cose andranno per il verso sbagliato, amen, avrai perso poco – ma avrai imparato molto!

Se aspetti di partire con una Ferrari, potresti non avere mai la somma per permettertela, e quando ci riuscirai, potresti non aver acquisito l’esperienza necessaria e rischieresti molto di più di fare un incidente che ti costerà caro! Ma se parti con un maggiolino, forse all’inizio non correrai come speravi, ma ti sarà più facile destreggiarti nella guida e raggiungere la tua meta senza incidenti o, nel caso avvengano (perché la vita è fatta anche di buche in mezzo alla strada), rimediare sarà molto più facile.

Devi, insomma, metterti in una prospettiva nuova, e cioè quella per cui non esistono errori: esistono solo apprendimenti.

L’arte della pazienza

A volte hai la certezza di quale sia la meta. A volte, semplicemente, lo stai ancora scoprendo. Che la tua situazione sia una o l’altra, devi avere pazienza. I servizi istantanei, le notizie veloci, i mercati supersonici, sono il risultato di processi che hanno bisogno del loro tempo.

Ci sono, certo, cose che nascono e muoiono nell’arco di strettissimi giri di pista, come quelle farfalle che vivono un giorno solo. Ma questa non è una legge universale – anzi, probabilmente è un’eccezione, così come la maggior parte delle specie viventi non ha quel ridotto ciclo di vita.

Ciò che ti deve essere chiaro, è che per certi processi, semplicemente, ci vuole tempo. E tu devi tornare a essere in grado di coltivare l’arte della pazienza. Vivere il presente, l’ora, quello di cui disponi, non pensandolo come uno statico far nulla, ma come un dinamico essere attivi, in ogni movimento, allo stesso modo in cui, quando dormi, il tuo cervello continua a lavorare, il tuo cuore a battere e pompare sangue, e il tuo corpo a riposarsi e a prepararsi per il giorno successivo.

Vivi nel presente

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Apprezza il passato.
Sogna il futuro.
Vivi il presente.

Allenati a vivere nel presente. Metti in prospettiva ciò che hai in mano e ciò che hai di fronte a te. E vivi con pazienza anche l’incertezza, perché è l’anticamera della conoscenza. Non puoi sapere qualcosa finché non la sai, non puoi conoscere qualcosa finché non la conosci, e non puoi completare qualcosa finché non la completi. Lapalissiano, vero? Ma è esattamente ciò che ci perdiamo ogni giorno: il saper attendere.

Vivere nel presente può essere difficile, in un mondo che corre e sembra essere sempre con un piede nel futuro, ma non è impossibile. Allenati a guardare obiettivamente ciò che hai fatto e anche a vivere con la certezza di sapere che l’incertezza, quando affiancata da comportamenti e atteggiamenti attivi (riflettere e cercare), non è sinonimo di immobilità, piuttosto è un momento di elaborazione.

Vivere nel presente ti permetterà di tornare qui, con i piedi sulla terra che calpesti ogni giorno, per far sì che, dopo esser stato con mente e occhi al di là delle nuvole, per guardare e pensare possibili scenari, tu possa continuare o cominciare il tuo viaggio.

Dott. Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola
Ipnosi

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*Tutti i casi descritti in questo blog sono frutto di invenzione, basati sulla mia esperienza clinica e non riferiti a persone realmente esistenti.