Come vincere la paura di farsela addosso con la Terapia Breve

Come Vincere La Paura Di Farsela Addosso Con La Terapia Breve Superare la paura di farsela addosso.

Ad alcuni sembra strano, ma la paura di farsela addosso è molto più comune di quel che si creda.

Io stesso ho visto diverse persone con questa fobia, che si trasforma a volte in una vera e propria ossessione invalidante. La persona finisce per essere facilmente schiavizzata dal problema, costretta a limitare la propria vita e le proprie attività sociali, tutto in funzione del disturbo.

Si tratta, in realtà, di un problema il più delle volte risolvibile in poche sedute di Terapia Breve. E oggi cerchiamo di vedere come.

L’ansia da bagno

Viene chiamata in molti modi, ma solitamente la dinamica principale è questa: si ha l’ansia di farsela addosso.

Può manifestarsi in varie forme, tra cui:

  • un’ossessione focalizzata sul farsela addosso, cioè una paura stringente di perdere il controllo del proprio corpo e di farsela improvvisamente addosso
  • un’ansia da bagno, cioè una forte ansia nell’usare (quasi) qualunque bagno che non sia quello di casa propria
  • una fobia sociale legata alle proprie funzioni fisiologiche, cioè un forte imbarazzo nel dover usare il bagno mentre si è in compagnia di altre persone, ad esempio per paura del loro giudizio

Ci sono anche altre situazioni ovviamente, ma queste sono tra le più comuni. In ogni caso, tutte portano a dei limiti consistenti.

Paura di farsela addosso: limiti

Vivere con questa paura naturalmente pone limiti abbastanza evidenti, primo tra tutti il fatto di evitare tutta una serie di situazioni in cui si possa correre il rischio di farsela addosso.

Purtroppo questi limiti possono anche concorrere al mantenere viva e accesa la stessa ansia. Ti faccio un po’ di esempi, in cui per ogni limite ti mostro come mantenga in vita il problema stesso:

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    Monitorare costantemente il proprio corpo non fa bene.

    Monitoraggio costante del proprio corpo: questo è in realtà il principe dei limiti. È paradossale, perché in realtà per molti è quello che limita di meno (anche se per molti altri è un limite enorme, dato che arrivano a un punto in cui tutto il giorno, tutti i giorni, pensano al loro corpo – in particolare alla loro pancia o al loro intestino). Eppure questo costante monitoraggio, questo ascolto delle proprie funzioni alla ricerca di sintomi e segni che possano far presagire una perdita di controllo del proprio corpo, porta a mal interpretare qualunque segno fisiologico, agitandoti ancora di più. E c’è di peggio. Puoi facilmente arrivare a un punto in cui raggiungi uno stato di tensione tale che diventa davvero facile realizzare la profezia: sei talmente teso e contratto che, davvero, finisci per stimolare l’evacuazione o la minzione, a volte anche “violente” (ad esempio con scariche di diarrea).

  • Evitamento delle situazioni sociali: in pratica eviti il più possibile di fare uscite che ti sottopongano al rischio di dover andare al bagno. Questa situazione può andare dall’evitare di andare a cene, pranzi, feste e, in generale, eventi in cui si mangia e si beve (perché potrebbe poi prendere l’attacco di mal di pancia), all’evitare qualunque tipo di interazione sociale prolungata, sempre per paura di dover andare al bagno mentre si è con gli altri (o comunque mentre si è lontani dal bagno di casa propria o da quei luoghi considerati “sicuri”).Naturalmente, anche qui, più eviti più ti confermi che c’è qualcosa da evitare (come spiegavo anche nel mio articolo Evitare di evitare). In altre parole, più eviti, più farai sì che la tua ansia di andare al bagno si mantenga o, peggio, si accresca sempre di più.
  • Controllo del cibo e delle bevande: vengono evitati o monitorati tutti quei cibi e tutte quelle bevande che si ritiene possano stimolare l’intestino o la vescica, come ad esempio il caffè, il tè, le bibite in generale, i latticini, i legumi ecc. Purtroppo questo porta ad almeno tre problemi. Il primo è che, naturalmente, ogni volta che ti dovesse capitare di mangiare il cibo incriminato, o qualcosa che sospetti possa contenere la sostanza “nociva” (ad esempio un dolce al caffè, o qualcosa che contiene arachidi, ecc.), potrebbe scattare il monitoraggio disfunzionale del tuo corpo.
    Il secondo è che, pian piano, la lista dei cibi e delle bevande può crescere sempre di più: potrebbe sempre venirti il dubbio che ciò che stai mangiando/bevendo possa essere “nocivo” per la tua condizione, limitando sempre più cibi e bevande permesse.
    E il terzo è il possibile imbarazzo in cui ti puoi venire a trovare tutte le volte che ti offrono di mangiare fuori, di fare uno spuntino, di prendersi un caffè ecc.
  • Mappa dei bagni: se non si hanno problemi a usare i bagni altrui, quando si esce si fa una mappa di tutte le “zone sicure”: bar, ristoranti, bagni pubblici, parenti nelle vicinanze ecc. Da un lato questa soluzione funziona, perché fa sentire la persona al sicuro: addirittura può far sì che, fintanto che si trovi nell’area di sicurezza, il problema non sia più tale per lei (tanto, se dovesse avere bisogno di un bagno, saprebbe dove andare).
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    Una mappa dei bagni ti conferma che hai un limite.

    Dall’altro, però, in realtà è ovviamente un limite (fuori dalle zone sicure non ci si può muovere). E, inoltre, sapere di stare in una zona sicura non fa altro che convalidare l’idea di avere un problema.

  • Rimedi farmaceutici: ad esempio viaggiare sempre con in borsa dei farmaci antidiarroici o simili (tipo l’Imodium, per capirci). Devi pensare, però, che per quanto ti dia sicurezza, una parte della tua mente sa che ti stai aggrappando a una stampella. E questo, secondo te, ti farà sentire come uno che ha vinto il problema, o come uno che ci convive, sempre con l’idea di poterne essere vittima da un momento all’altro?

Ci sono anche altre limitazioni, come prendere sempre e solo la propria automobile per spostarsi, o rinunciare a vestiti o accessori che comprimano la pancia, ma evito di fare una lista esageratamente lunga. Anche perché ora dovremmo chiederci anche che cosa puoi fare per superare la fobia di farsela addosso.

Terapia Breve: rimedi per la paura di farsela addosso

Come visto, l’ansia di andare in bagno può assumere diverse sfaccettature. Dare delle soluzioni uniche per tutti è un po’ difficile, dunque. Di sicuro, però, c’è un suggerimento che può essere tratto dalle Terapie Brevi e che cerca di interrompere il principe dei comportamenti disfunzionali: il monitoraggio continuo.

L’ossessione di farsela addosso può infatti essere contrastata utilizzando una tecnica paradossale. In pratica, ci si mette ogni giorno, per 30 minuti, in una stanza tranquilli, senza essere disturbati. Per mezz’ora, ci si immagina le peggiori cose che possono capitare rispetto alla propria paura di farsela addosso. In altre parole, in quei trenta minuti devi canalizzare tutte le tue immagini e anche le sensazioni di ansia.

Il risultato, dopo alcuni giorni di pratica, è che convogliare l’ansia all’interno di quei trenta minuti fa sì questa si riduca nel resto della giornata. Cercare volontariamente di provocarsi un sintomo, e osservare che esso, in questo modo, non si manifesta, fa sì che anche nel resto della giornata diminuisca.

Conclusioni

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Lo psicologo può aiutare a risolvere il problema.

Naturalmente, come sempre, si tratta di tecniche che possono essere molto efficaci nell’auto-aiuto, ma per alcune persone è necessario il supporto del terapeuta. A volte alcuni mi scrivono dicendo che, grazie a quanto letto su queste pagine, sono riusciti a risolvere il loro problema; altri iniziano e hanno poi bisogno di un supporto; e altri si rendono conto che la loro peculiare situazione necessità un’attenzione particolare.

Qualunque sia il tuo caso, puoi provare ad applicare la strategia sopra descritta, e vedere se in pochi giorni troverai beneficio dalla stessa, o se potrebbe esserti più utile rivolgerti a uno psicologo.

Se il problema, come dice la parola stessa, è la paura di farsela addosso, viene da sé che lo psicologo è la figura professionale più adatta per aiutarti a superarla. Anche in poche sedute puoi capire come contrastare i meccanismi che la innescano e che la tengono viva, per liberarti una volta del tutte di questo limitante problema.

Se vuoi, puoi usufruire anche della Terapia Online, che è efficace come la terapia in studio. Contattami per avere maggiori informazioni.

 Dr Flavio Cannistrà
Psicologo, Psicoterapeuta
Terapia Breve
Terapia a Seduta Singola

Ipnosi

 

 

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Riferimenti bibliografici

Nardone, G. (1998). Psicosoluzioni. Milano: RCS.